Lo scorso 18 agosto è entrata in vigore la Nature Restoration Law, il regolamento Ue sul “ripristino della natura”, elemento chiave della Strategia europea sulla biodiversità. Ecco cosa stabilisce
In attesa che prenda avvio a Cali, in Colombia, il prossimo 22 settembre, la Conferenza delle Parti della Convenzione sulla Biodiversità (Cop16) dove, governi, scienziati, Ong e aziende private si incontreranno per discutere e mettere in campo le strategie per “proteggere e gestire in modo sostenibile la biodiversità”, lo scorso 18 agosto è entrata in vigore la Nature Restoration Law, il regolamento Ue sul “ripristino della natura”, elemento chiave della Strategia europea sulla biodiversità che stabilisce “obiettivi vincolanti per ripristinare gli ecosistemi degradati”, in particolare quelli con “il potenziale maggiore di catturare e immagazzinare carbonio”.
La natura in Europa è in preoccupante declino, scrive in una nota la Commissione, con oltre l’80% degli habitat in cattive condizioni. Occorre, quindi, ripristinare fiumi, foreste, zone umide, praterie, ecosistemi marini e le specie che ospitano. “Gli ecosistemi sulla terra e nei mari sono il fondamento delle economie e delle società. Più della metà della produzione mondiale dipende dalla natura. Quando distruggiamo la biodiversità distruggiamo il nostro sistema di supporto vitale”.
Tanto per dare qualche dato. Più della metà di tutti gli uccelli, mammiferi, rettili, anfibi e pesci sono scomparsi nel giro di soli 50 anni. Le foreste tropicali, che ospitano circa il 50% di tutta la vita sulla terraferma, vengono distrutte ad un ritmo senza precedenti: ogni anno vengono persi 13 milioni di ettari, un’area grande come la Grecia. Oltre il 75% della superficie terrestre del pianeta è già degradata e oltre il 90% potrebbe degradarsi entro il 2050. Le specie marine stanno scomparendo a una velocità doppia rispetto a quelle della terraferma: attualmente negli oceani ci sono più di 400 zone morte causate principalmente dal deflusso di fertilizzanti nelle nostre acque. Si stima che ogni anno entrino negli oceani fino a 12 milioni di tonnellate di rifiuti di plastica.
Particolarmente drammatico il declino degli insetti: il 40% delle specie potrebbe estinguersi nei prossimi decenni: E gli insetti costituiscono il cibo principale per gli animali più grandi come uccelli e pesci e la loro perdita avrà un impatto pesante sull’intera catena alimentare. Il declino globale della biodiversità comporta rischi fondamentali per il benessere dell’umanità: minaccia la nostra sicurezza alimentare e idrica, indebolisce le nostre economie, aggrava la crisi climatica, minaccia la resilienza ai disastri maturali. Questi effetti colpiranno soprattutto i più poveri: una persona su cinque dipende dalle specie selvatiche per il reddito e il cibo.
Fino a 300 milioni di persone affrontano già maggiori rischi di inondazioni e uragani a causa della perdita di habitat costieri. Proteggere le zone umide costiere potrebbe far risparmiare circa 50 miliardi l’anno riducendo le perdite dovute ai danni causati dalle inondazioni. La sola rete di aree protette Natura 2000 dell’Unione Europea sostiene direttamente migliaia di posti di lavoro nelle attività di conservazione e del turismo.
Nel dicembre 2022, durante la conferenza globale sulla biodiversità (Cop15), 185 Paesi hanno concordato un piano d’azione, cosiddetto di Kunming-Montreal, dalle città in cui si svolse la conferenza, con obiettivi e traguardi chiari e misurabili da realizzarsi entro il 2030 e il 2050: ripristinare, conservare e gestire il 30% degli ecosistemi degradati, sulla terra e in mare, entro il 2030; fermare l’estinzione e ridurre di dieci volte il rischio e il tasso di estinzione di tutte le specie entro il 2050; ridurre il rischio derivante dall’uso dei pesticidi di almeno il 50% entro il 2030; entro lo stesso anno ridurre il tasso di introduzione di specie aliene invasive di almeno il 50% e garantire l’uso e il commercio sicuri, legali e sostenibili delle specie selvatiche; gestire in modo sostenibile le aree destinate all’agricoltura, all’acquacoltura e alla pesca.
Alla Cop16 che inizierà tra qualche giorno in Colombia verranno presentati i piano d’azioni nazionali e le strategie di finanziamento e valutato l’impatto cumulativo delle azioni per il raggiungimento degli obiettivi e dei traguardi globali al 2030 e al 2050. Il programma prevede sessioni plenarie di alto livello e riunioni di gruppi di lavoro aperte anche ai cittadini, alle comunità locali e alle popolazioni indigene. Le sessioni plenarie vedranno interventi dei rappresentati dei governi dei Paesi cha anno aderito all’accordo di Kunming-Montreal; i gruppi di lavoro approfondiranno argomenti specifici come il finanziamento e la gestione delle minacce alla biodiversità.
Per l’attuazione del regolamento europeo “Ripristino Natura” appena entrato in vigore, “il Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica dovrà predisporre entro i prossimi due anni il primo Piano nazionale di ripristino, che conterrà le azioni da intraprendere sino a giugno 2032”. Così il Ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin, intervenendo al question time alla Camera il 19 giugno. “Le azioni del piano dovranno conciliare la sostenibilità economica, ambientale e sociale degli interventi, e la definizione di appositi finanziamenti, anche di carattere europeo, sarà fondamentale per evitare l’accrescimento degli oneri per i vari settori coinvolti”.
Fondamentale è la “definizione partecipata delle azioni del Piano con tutti i soggetti e le categorie interessate, per tarare al meglio le modalità di raggiungimento dei target”. Il Ministro ha sottolineato che verrà eseguito un “approccio multidisciplinare per individuare le misure di ripristino” tenendo in considerazione “le iniziative che sono già in atto a livello regionale nell’ambito della rete Natura 2000”. Si dovrà dare continuità alla missione PNRR-MER (Marine Ecosystem Restoration) che già prevede 37 interventi per il “ripristino e la protezione dei fondali e degli habitat marini, il rafforzamento del sistema nazionale di osservazione degli ecosistemi marini e costieri e la mappatura dei fondali e degli habitat marini e costieri di interesse conservazionistico”.
Su questi specifici interventi Formiche.net ha sentito Fabrizio Penna, Capo dipartimento per l’attuazione del Pnrr del Ministero dell’Ambiente e della Sicurezza Energetica. “La ri-naturazione è un tema molto importante nell’ambito della Missione 2 del Pnrr italiano. Siamo impegnati su più fronti con tre misure fondamentali che sono la riforestazione urbana con la piantumazione di circa 4 milioni di alberi nelle aree metropolitane; con il progetto Mer a tutela della biodiversità marina con ISPRA come soggetto attuatore e con gli interventi alla ri-naturazione di ampi tratti del fiume Po. Grande attenzione dei soggetti attuatori dal punto di vista operativo e rispetto di tutte le scadenze previste dai cronoprogrammi”.