Skip to main content

L’Ucraina vuole gli Eurofighter per ottenere la supremazia aerea

Non si fermano le richieste ucraine a partner e alleati. Dopo aver ricevuto i primi lotti di F-16 a inizio estate, Kyiv è in trattative per ottenere nuovi caccia con cui contrastare la supremazia aerea russa. Oltre ai Gripen svedesi, da tempo al centro del dibattito circa ulteriori forniture di armamenti all’Ucraina, ora sembra che Kyiv sia interessata anche agli Eurofighter. Tuttavia la loro effettiva fornitura è tutt’altro che scontata

La guerra d’Ucraina si avvia a entrare nel suo 31esimo mese di scontri, e se da un lato l’offensiva a sorpresa di Kursk è riuscita a far guadagnare terreno a Kyiv nel territorio della Federazione Russa, l’offensiva di Mosca nel Donbass non accenna ad alleggerire la pressione. Nel frattempo, lo scontro nei cieli dell’Ucraina rimane a favore della Russia, la quale può impiegare più mezzi — tra aerei, missili, droni ed elicotteri — per colpire le posizioni ucraine e fornire supporto aereo ravvicinato ai propri reparti di terra. I soli sistemi di difesa aerea occidentali, dislocati a protezione di infrastrutture energetiche e aree urbane, non bastano a fornire una copertura sufficiente a proteggere l’intera linea del fronte. Questo tema, già lungamente dibattuto, ha portato a un aumento degli sforzi da parte degli Alleati occidentali per fornire mezzi aerei a Kyiv con cui contestare la supremazia aerea di Mosca. Se inizialmente si è dato fondo ai magazzini degli Stati dell’Est Europa, stipati di velivoli di epoca sovietica operabili immediatamente da parte di piloti ucraini, le più recenti forniture di caccia F-16 Fighting Falcon hanno nettamente innalzato il livello di qualità degli aerei operati da Kyiv. Tuttavia, come dimostrato dall’invio dei carri armati occidentali, non è tanto il singolo mezzo risolutivo a costituire un vantaggio per l’Ucraina, quanto più la disponibilità quantitativa di piattaforme con cui rimpiazzare le perdite.

La qualità non basta, Kyiv ha bisogno di numeri 

La Russia mantiene un vantaggio numerico netto in tutti i domini, da quello terrestre a quello aereo, e l’Ucraina fatica molto più di Mosca a rinfoltire i ranghi. Per questo motivo l’annuncio, risalente a giungo, del presidente francese Emmanuel Macron di voler donare un numero imprecisato di caccia Mirage 2000-5, prodotti da Dassault, benché ben accolto, non può bastare. Già da tempo Kyiv sta guardando all’ottimo caccia svedese JAS 39 Gripen di Saab come ulteriore aggiunta al proprio parco mezzi. Ora però, parrebbe che l’Ucraina sia interessata anche a un altro caccia di quarta generazione, l’Eurofighter Typhoon. Il ministro della Difesa ucraino, Rustem Umyerov, ha affermato, durante un programma televisivo, che Kyiv sarebbe in trattative con i partner per ottenere anche i caccia europei come parte dei prossimi pacchetti di aiuti. “Ora abbiamo già ricevuto dai nostri partner un impegno per gli F-16 e per i Mirage”, ha detto Umyerov, “le consultazioni sono in corso (per) il Gripen, le consultazioni sono in corso (per) l’Eurofighter. Si tratta di un’ottima lista di piattaforme e stiamo discutendo su quando inizieranno”. Benché non sia ancora chiaro se la fornitura dei caccia otterrà un avallo ufficiale da parte degli Stati europei, gli sforzi di Kyiv nella direzione di aumentare le forniture avanzate si spiega alla luce degli scarsi successi sul fronte del Donbass. Senza abbastanza unità per montare ulteriori offensive, e rischiando di dover continuare ad arretrare, l’Ucraina ha bisogno di maggiore copertura aerea per colpire la logistica russa e depotenziare la sua spinta verso Ovest.

Si fa presto a dire Eurofighter

Così com’è stato per tutte le forniture di armi avanzate all’Ucraina, la trattativa è solo il primo passo. Vengono poi l’accordo, il via libera dei singoli parlamenti nazionali, la predisposizione al trasporto, l’addestramento dei piloti e l’effettiva consegna dei velivoli prima che un nuovo assetto sia effettivamente operante. Se da un lato i prossimi mesi, quelli dell’autunno e dell’inverno, comporteranno probabilmente un rallentamento delle operazioni su ambo i lati della linea di contatto, non è detto che Kyiv potrà impiegare i nuovi mezzi già nella primavera-estate del 2025. Non solo l’addestramento per i piloti, anche se ridotto all’osso, richiederebbe comunque del tempo, ma l’effettiva fornitura di Eurofighter è tutt’altro che certa. Benché molti Stati europei stiano, lentamente, ristrutturando le loro forze aeree intorno all’F35, di quinta generazione, la spina dorsale delle maggiori aeronautiche europee (tra cui quella italiana) rimane costituita dal Typhoon. Con un netto aumento delle attività di air policing sul Fianco Est della Nato, un’industria della Difesa che arranca sul lato produttivo e sempre maggiori rischi di escalation in Medio Oriente, molti potrebbero dimostrarsi titubanti a fornire questi sistemi a Kyiv. Bisogna anche considerare la discussione interna alla Nato, che fa delle sue capacità aeree il primo strumento di deterrenza convenzionale. Se finora molte delle forniture militari all’Ucraina — come artiglieria, sistemi anti-aerei e carri armati — sono state possibili proprio alla luce dello scudo aereo della Nato, capace da sé di costituire un deterrente sufficiente contro la Russia, un suo eccessivo indebolimento potrebbe intaccare la readiness complessiva del sistema di difesa atlantico. Allo stesso tempo, è difficile che questo vuoto venga compensato dagli assetti statunitensi, i quali sono tenuti saggiamente da parte per essere disponibili su altri scenari.



×

Iscriviti alla newsletter