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A Meloni e Schlein serve più coraggio in politica estera. La versione di Mayer

La presidente del Consiglio si trova bersagliata da campagne di disinformazione orchestrate dal Cremlino. Nel frattempo, il recente accordo tra dem e 5S solleva dubbi sulla solidità del sostegno a Kyiv. È più che mai urgente che le principali forze politiche italiane trovino un terreno comune per fronteggiare Mosca

La leadership di Giorgia Meloni al governo e quella di Elly Schlein all’opposizione presentano un’identica debolezza: la politica estera. La spina nel fianco della prima, presidente del Consiglio e leader di Fratelli d’Italia, è notoriamente la Lega di Matteo Salvini. La seconda, leader del Partito democratico, invece, è in difficoltà a causa delle posizioni filorusse di Giuseppe Conte, alla guida del Movimento 5 Stelle, e delle manovre della sinistra all’interno del suo partito.

In questi giorni, il Partito democratico ha commesso un errore grave che rischia di compromettere seriamente la sua reputazione internazionale. L’accordo con il Movimento 5 Stelle per la candidatura di Andrea Orlando alla presidenza della Liguria coincide con l’evidente affievolimento della solidarietà politica e militare all’Ucraina, espresso in particolare dal capo dei senatori dem, Francesco Boccia.

Si tratta di un atto grave; basti pensare che soltanto ieri le bombe russe hanno ucciso più di 50 persone. Come diceva Giulio Andreotti, “A pensare male degli altri si fa peccato, ma spesso si indovina”. La percezione dominante è che, oltre alla coincidenza temporale, ci sia stato un vero e proprio scambio politico tra Conte e Schlein. Per ora, l’unica voce di protesta nel partito è quella di Giorgio Gori, ex sindaco di Bergamo e oggi europarlamentare.

Per quanto riguarda Meloni, il Cremlino ha capito presto le sue difficoltà sull’Ucraina. Come ha osservato su Formiche.net la direttrice Valeria Covato già a novembre, Mosca ha promosso una pericolosa campagna di disinformazione contro la presidente del Consiglio. Non è un caso che Mosca, proprio in questi giorni, abbia rilanciato sui social media un altro attacco molto grave contro Meloni, cercando di metterla in cattiva luce con l’Arabia Saudita. Non bisogna, infine, dimenticare che neppure la Cina è riuscita a ottenere la tregua olimpica per l’Ucraina dal Cremlino, come auspicato durante la visita del presidente Xi Jinping a Parigi.

Di fronte alla crescente arroganza del leader russo Vladimir Putin, il maggior partito di governo e il maggior partito di opposizione dovrebbero trovare un punto di convergenza, sia in termini diplomatici sia in materia di aiuti militari, allo scopo di isolare le posizioni filoputiniane che in Italia emergono in diverse aree.

Il punto centrale è che, nonostante i ritardi nelle consegne da parte italiana segnalati da Guido Crosetto, ministro della Difesa, l’aiuto umanitario più importante sono i sistemi di difesa aerea, gli unici veramente in grado di proteggere la popolazione civile dell’Ucraina dai missili, dai droni e dalle bombe telecomandate che i russi lanciano quotidianamente. Non ci sono dubbi che le batterie della difesa aerea siano mezzi assolutamente difensivi, ma per salvare davvero la vita a tante persone, esse non possono avere troppi vincoli di utilizzo e/o tenere conto dei confini territoriali. I mezzi antimissile devono poter colpire il prima possibile i micidiali ordigni di morte lanciati da Mosca. Nella difesa aerea, parlare di “confini” è un’assurdità tecnica: non si può aspettare l’ultimo minuto quando i missili volano sopra la testa delle persone e sopra i tetti delle case.

Mettere troppi vincoli operativi ai sistemi di difesa aerea significa vanificarne il funzionamento e, di conseguenza, impedire di salvare la vita al “martoriato popolo ucraino”, per citare una recente espressione di papa Francesco.

Un leader politico con grande esperienza in materia, come Lorenzo Guerini, già ministro della Difesa e oggi presidente del Copasir, potrebbe compiere un’azione di moral suasion nei confronti di Schlein e Meloni, nella speranza che trovino un punto di convergenza in nome di un imperativo umanitario (la difesa aerea per l’Ucraina) su cui la leader della maggioranza e la leader dell’opposizione potrebbero concordare.


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