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Meta colpisce i media statali russi. Arriva il ban per Russia Today (e non solo)

Meta opta per il bando dalle sue piattaforme di una serie di media statali russi, accusati di condurre operazioni di influenza nascoste. La decisione arriva dopo sanzioni del governo Usa contro le stesse reti per interferenze nelle elezioni. Immediata la condanna del Cremlino

Anche Facebook prende posizione contro Russia Today. Lunedì 16 settembre è stato diffuso da Meta (la società madre del social network) l’annuncio del bando di Russia Today, Rossiya Segodnya e altre reti di media statali russi dalle sue piattaforme, sostenendo che tali media hanno usato tattiche ingannevoli per condurre operazioni di influenza segrete su Internet. “Dopo un’attenta valutazione, abbiamo ampliato la nostra azione di contrasto nei confronti dei media statali russi. Rossiya Segodnya, Rt e altre entità correlate sono ora bandite dalle nostre app a livello globale per attività di interferenza con l’estero”, ha dichiarato la società in un comunicato scritto. L’annuncio arriva a pochi giorni di distanza dalla decisione del Dipartimento di Stato di Washington di imporre sanzioni contro le stesse reti mediatiche russe, accusate di essere legati ai servizi segreti di Mosca e di condurre operazione di informational warfare, e da quello del Dipartimento della Giustizia di accusare formalmente due dipendenti di Rt per aver versato quasi dieci milioni di dollari a una società statunitense, identificata dalla CNN come Tenet Media, per creare e amplificare contenuti allineati agli interessi russi. Secondo i funzionari statunitensi, la campagna di influenza segreta era rivolta al pubblico americano in vista delle elezioni presidenziali del 2024. In risposta all’annuncio del Dipartimento della Giustizia, Russia Today ha fornito con dichiarazioni di scherno che non affrontavano i dettagli delle accuse, ed ha a sua volta accusato gli Stati Uniti di cercare di impedire all’emittente di operare come organizzazione giornalistica.

Nel materiale informativo condiviso con Reuters, Meta ha dichiarato di aver visto in passato i media russi controllati dallo Stato tentare di eludere l’individuazione delle loro attività online e si aspetta che continuino a tentare di mettere in atto pratiche ingannevoli anche in futuro. I dirigenti di Meta, Microsoft e Alphabet (società che possiede Google) dovrebbero testimoniare mercoledì davanti alla Commissione Intelligence del Senato sul lavoro delle loro piattaforme per combattere le minacce straniere alle elezioni statunitensi.

Il divieto segna una brusca escalation di misure da parte del più grande social media del mondo contro i media statali russi, che fino ad ora aveva optato soltanto per misure dall’impatto più limitato, come il blocco degli annunci pubblicitari e la riduzione della portata dei loro post. L’applicazione delle misure divieto avverrà nei prossimi giorni. Oltre a Facebook, le restrizioni si applicheranno anche a Instagram, WhatsApp e Threads, gli altri social proprietà di Meta. Prima dell’annuncio del divieto avvenuto lunedì, Russia Today aveva 7,2 milioni di follower su Facebook e un milione di follower su Instagram.

La reazione da parte del Cremlino è stata quasi immediata, con il portavoce Dmitry Peskov che ha dichiarato ai giornalisti che: “Meta si sta screditando con queste azioni. Tali azioni selettive contro i media russi sono inaccettabili[…]Questo complica le prospettive di normalizzazione delle nostre relazioni con Meta”. Relazioni che stanno attraversando una fase critica dal 2022, quando Meta ha modificato appositamente le proprie politiche riguardanti l’incitamento all’odio per consentire agli utenti di sfogare la propria rabbia per l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia. In quell’occasione Mosca ha definito Meta un’organizzazione “estremista”, bloccando l’accesso a Instagram e Facebook (ma non, almeno fino ad ora, di WhatsApp, che è ancora utilizzata ampiamente nel territorio della Federazione Russa). In seguito, la Russia ha anche criticato i (precedenti) tentativi di Meta di limitare la portata dei media russi, e ha multato più volte l’azienda per non aver rimosso in Russia contenuti considerati illegali.


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