Roma e Chisinau parlano la stessa lingua anche dal punto di vista delle alleanze strutturali: non sfuggirà che dopo l’invasione russa dell’Ucraina la Moldavia è diventata un soggetto che nell’Europa orientale è di fatto quello più prossimo ad una potenziale invasione o, quantomeno, ad un coinvolgimento rispetto al conflitto in corso, senza dimenticare la regione separatista della Transnistria
L’impegno dell’Italia verso la Moldavia va oltre l’evento in sé rappresentato dalla Conferenza Ministeriale della Moldova Partnership Platform, e abbraccia sia l’adesione moldava all’Ue (anche grazie all’impegno italiano con la co-presidenza del Gruppo di Lavoro dedicata all’energia e all’ambiente), sia la proiezione italiana su scala globale. Questa la direttrice di marcia imboccata dal vice ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Edmondo Cirielli, che ha svolto una missione a Chisinau proprio per rafforzare il percorso verso questi due obiettivi e aggiungere densità alla profondità strategica che vede l’Italia particolarmente impegnata anche alla luce della Presidenza del G7.
Perché la Moldavia?
In primis spicca il rafforzamento della cooperazione bilaterale tra i due Paesi con l’annuncio di un pacchetto di aiuti da 40 milioni di euro per progetti triennali nei settori energetico, sanitario ed agricolo. L’energia è senza dubbio il principale ambito di attenzione, accanto a quello della sicurezza, passaggio che è stato toccato da Cirielli a proposito della collaborazione tra Carabinieri italiani e moldavi con il ministro dell’interno, Adrian Efros, e a proposito dell’Accordo in materia di sicurezza sociale tra Italia e Moldova con il ministro del Lavoro, Alexei Buzu.
Roma e Chisinau parlano la stessa lingua anche dal punto di vista delle alleanze strutturali: non sfuggirà che dopo l’invasione russa dell’Ucraina la Moldavia è diventata un soggetto che nell’Europa orientale è di fatto quello più prossimo ad una potenziale invasione o, quantomeno, ad un coinvolgimento rispetto al conflitto in corso, senza dimenticare la regione separatista della Transnistria.
Attenzioni globali
Nel maggio scorso in Moldavia è giunta la più grande delegazione di investitori cinesi mai arrivata prima, per partecipare al Forum di cooperazione agli investimenti nei settori delle infrastrutture, dei trasporti, dell’agricoltura, del turismo. Il forum che è stato promosso dall’Ambasciata della Repubblica Popolare Cinese a Chisinau, in collaborazione con la Camera di Commercio e dell’Industria della Repubblica di Moldova e testimonia la grande attenzione internazionale che c’è sul piccolo paese, che ha avviato i negoziati per un accordo di libero scambio con la Cina nel 2017 e due anni prima la Soe China Shipping Container Lines aveva lanciato servizi di trasporto di container nel porto di Giurgiulesti.
Tutti elementi che contribuiscono a disegnare un’area dove la presenza di big players esterni è certificata da interessi che spaziano dal commercio alla geopolitica. Per cui lo sforzo italiano in loco è non solo ben accetto, ma anche indispensabile per proseguire in una strategia di ampio respiro che allarghi gli interessi nazionali di Roma.
La proiezione
A cavallo tra due guerre la cui gestione è sempre più complessa e all’ombra di precisi interessi di soggetti esterni, l’area ricompresa fra la fascia balcanica e l’estremità più orientale dell’Ue è di fatto una sorta di argine geopolitico europeo che va rafforzato ulteriormente, sia con iniziative concrete (come la relazione italiana con la Moldavia) che con strumenti ad hoc come il legame creato dalle camere di commercio e la rete di sicurezza in chiave immigrazione.