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Soldati italiani a Gaza per uscire dalla crisi. L’impegno di Tajani

Il punto di partenza è da ritrovarsi nella posizione italiana favorevole allo stato di Palestina, ma al contempo è necessario offrire una prospettiva concreta al popolo palestinese. Per cui il punto di caduta dello sforzo italiano si ritrova in una duplice azione, che non mortifichi Israele in questo momento, ma che porti all’obiettivo comune di due popoli e due Stati

È ora di chiedere al premier israeliano di lavorare per un cessate il fuoco, non si può più aspettare. Sceglie il messaggio diretto al capo di Israele il numero uno della Farnesina, per precisare ancora una volta la posizione italiana sulla crisi a Gaza con, da un lato le pressioni per il corridoio umanitario (anche in chiave geopolitica, oltre che solidale) e, dall’altro, la consapevolezza che non va mai persa di vista la distinzione tra chi ha aggredito e chi ha subito l’aggressione.

Qui Farnesina

“La comunità internazionale, quando si parla del conflitto in Medio Oriente, non dovrebbe mai scordare neppure per un istante – ha spiegato Antonio Tajani oggi dalle colonne del Foglio – chi è l’aggredito e chi è l’aggressore, ed è incredibile che ci sia qualcuno che consideri il terrorismo di Hamas come il simbolo di una resistenza legittima contro il presunto invasore. Ma una volta stabilite le coordinate, bisogna anche chiedersi che destino possa avere la campagna di Israele a Gaza. Lo dico da amico di Israele, ci sono troppi palestinesi uccisi”.

Come è noto, la posizione di Netanyahu è che si rende necessario controllare il Corridoio Filadelfia, come ribadito ieri dal premier israeliano in una conferenza stampa a Gerusalemme. La sua tesi è che il 7 ottobre “abbiamo assistito al più terribile massacro di ebrei dai tempi dell’Olocausto: hanno decapitato la nostra gente, violentato le nostre donne e poi le hanno uccise, hanno bruciato vivi i bambini, hanno portato 250 persone nei tunnel”.

Qui Chigi

Nella conversazione intercorsa due settimane fa tra il presidente del consiglio Giorgia Meloni e il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu è emersa, ancora una volta, la posizione italiana dedita all’auspicio che si possa trovare un accordo per un cessate il fuoco sostenibile a Gaza e il rilascio degli ostaggi, in linea con la Risoluzione 2735 del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite Al contempo Palazzo Chigi ha nuovamente ribadito il convinto sostegno alla mediazione guidata da Stati Uniti, Egitto e Qatar. Certamente resta integro il diritto all’autodifesa di Israele, ma al contempo il Presidente del Consiglio ha veicolato al suo interlocutore quanto sia rilevante, a questo punto della guerra, una de-escalation a livello regionale, che inglobi al proprio interno anche il confine israelo-libanese dove è presente la forza di interposizione delle Nazioni Unite (con l’Italia a recitare un ruolo primario).

La proposta

Soldati italiani a Gaza con l’Onu per costruire lo Stato palestinese: questa la proposta che il ministro Tajani avanzerà, nella cornice del G7, a margine della prossima Assemblea generale delle Nazioni Unite e che ha anticipato telefonicamente anche all’omologo iraniano Ali Bagheri Kani. L’obiettivo è proseguire nelle buone relazioni italiane con la Repubblica islamica, “al punto che noi con la nostra ambasciata rappresentiamo anche il Canada e gli americani si fidano molto della nostra capacità di dialogo”, aveva detto. Il nodo è il come ralizzare questo progetto.

Secondo Tajani il punto di partenza è da ritrovarsi nella posizione italiana favorevole allo stato di Palestina, ma al contempo ritiene che sia necessario offrire una prospettiva concreta al popolo palestinese. “Come facciamo a riconoscere uno stato finché c’è Hamas che controlla una larga parte della Palestina e sostiene di voler distruggere Israele? Altri lo hanno riconosciuto, e cosa è cambiato?”. Per cui il punto di caduta dello sforzo italiano si ritrova in una duplice azione, che non mortifichi Israele in questo momento, ma che porti all’obiettivo comune di due popoli e due Stati.


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