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Siamo vicini a una guerra quasi mondiale. Le parole di Francesco in Belgio

Bergoglio sa che il Belgio da lui si attende parole importanti sullo scandalo degli abusi sui minori, per questo ha deciso di incontrare subito la famiglia reale, le autorità nazionali, i vescovi e i rappresentanti della società civile. Ma la visita in questo Paese avviene in un momento delicatissimo per la Chiesa e per il mondo, compresa l’Europa, e Francesco parte da qui. La riflessione di Riccardo Cristiano

Papa Francesco arriva in Belgio, dove la Chiesa è nella tormenta e i fedeli la abbandonano per via della gravità dello scandalo degli abusi sui minori, e incontra subito la famiglia reale, le autorità nazionali, i vescovi e i rappresentanti della società civile. Bergoglio sa che il Belgio da lui si attende parole importanti sul tema che sta tormentando la Chiesa. Ma la visita avviene in un momento delicatissimo per la Chiesa e per il mondo, compresa l’Europa, e Francesco parte da qui.

L’elogio iniziale del Belgio non è tentativo di “captatio benevolentiae” ma il sincero elogio di questo ponte naturale in Europa, tra le diversità che lo compongono, tra area germanica e area francofona, e questo implica l’elogio di tutti i ponti che rendano concreto il dialogo, unica alternativa a chi vuole dare alle armi il diritto di creare il diritto. Il papa si ferma, riprende con aria grave a parlare a braccio e aggiunge che in questo momento storico questo è decisivo, perché siamo a ridosso di una guerra quasi mondiale. Più tardi ricorderà che oggi l’investimento più redditizio è quello nelle armi. Ecco il punto saliente del suo discorso al riguardo: “Quando – sulla base delle più varie e insostenibili scuse – si comincia a non rispettare più confini e trattati e si lascia alle armi il diritto di creare il diritto, sovvertendo quello vigente, si scoperchia il vaso di Pandora e tutti i venti incominciano a soffiare violenti, squassando la casa e minacciando di distruggerla. In questo momento storico credo che il Belgio ha un ruolo molto importante. Siamo vicini a una guerra quasi mondiale”.

È l’ora di parlare di ciò che l’attualità gli impone, affrontare lo scandalo che coinvolge la Chiesa in Belgio, come in molti altri posti, di fare chiarezza sulla tragedia dell’abuso a danno dei minori. E non evita il tema, anzi lo pone al centro del suo intervento, soffermandosi sulla necessità di respingere ogni relativizzazione, basata, come molti dicono, sul fatto che gli abusi accadono in tanti contesti, a cominciare dalle famiglie.

Questo per Francesco non giustifica nulla della vergogna e dell’umiliazione che l’abuso da parte di ordinati, sacerdoti e altro, determina. Anche un singolo caso sarebbe uno scandalo. Dunque la Chiesa deve chiedere scusa, deve chiedere perdono ed impegnarsi concretamente a far sì che questo non accada mai più.

Francesco ha detto chiaramente che la Chiesa deve fare chiarezza, e la rimozione dallo stato clericale del vescovo Roger Vangheluwe è un segnale. Queste alcune delle sue parole testuali: “La vergogna che noi oggi tutti noi dobbiamo prendere in mano, chiedere perdono e risolvere il problema. La vergogna degli abusi, degli abusi minorili. Noi pensiamo al tempo dei santi innocenti, diciamo che tragedia, cosa ha fatto Erode? Ma oggi nella stessa Chiesa c’è questo crimine e la Chiesa deve vergognarsi e chiedere perdono e cercare di risolvere questa situazione”. In giornata, non confermato dal Vaticano, ma annunciato dalla Chiesa locale e da fonti diplomatiche, il Papa incontrerà una quindicina di vittime di abusi tra le quali anche lo scrittore Jean-Marc Turin, che ha raccontato in un libro gli abusi subiti quando era bambino.

Ma non è il solo scandalo che tormenta Bergoglio. Torna infatti, e lungamente, sulla questione delle adozioni forzate, che si verificarono in Belgio tra gli anni Cinquanta e Settanta, anche con la complicità, tra gli altri, della Chiesa. La cosa grave che emerge dalle sue chiarissime considerazioni è che chi operava così era pure convinto di fare il bene della madre senza marito e del bambino. In alcuni casi, ha aggiunto, alla madre è stato negato anche il diritto di scelta. Questo, ha aggiunto, accade anche oggi, in alcuni Paesi. Ecco il passaggio decisivo al riguardo: “Spesso la famiglia e altri attori sociali, compresa la Chiesa, hanno pensato che, per togliere lo stigma negativo che purtroppo a quei tempi colpiva la madre non sposata, fosse preferibile, per il bene di entrambi, madre e bambino, che quest’ultimo venisse adottato”.

 

 


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