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Forze anfibie cinesi davanti Taiwan. Prove d’annessione di Xi

Le esercitazioni anfibie di questi giorni e le dozzine di manovre militari dell’ultimo mese sono una dimostrazione dell’intenzione di Pechino di invadere e annettere Taiwan. Test armati e diplomatici, pressioni psicologiche e preparazione anche socio-culturale all’attacco?

“L’intenzione della Cina di attaccare e annettere Taiwan non è dovuta a ciò che una persona o un partito politico a Taiwan dice o fa”, spiega in un’intervista il presidente taiwanese Lai Ching-tie. “Non è per amore dell’integrità territoriale che la Cina vuole annettere Taiwan. Se è per amore dell’integrità territoriale, perché non riprende le terre occupate dalla Russia che sono state firmate nel Trattato di Aigun? La Russia è ora al suo punto più debole, giusto? […] Possono chiedere alla Russia [di riavere indietro le terre] ma non lo fanno. Quindi è ovvio che non vogliono invadere Taiwan per ragioni territoriali”.

Se il capo di Stato taiwanese parla in tale modo è perché a Taipei la consapevolezza sull’invasione è concreta, crescente, frutto di una continua campagna di pressione psicologica e fattuale. I cittadini taiwanesi convivono da sempre con tale pressione, ma negli ultimi anni la Cina di Xi Jinping ha aumentato le dimostrazioni formali, gli show di forza militare, le campagne di disinformazione e le operazioni psicologiche socio-culturali. L’obiettivo è creare isolamento formale attorno a Taipei, in modo da far diventare maggioritario il sentimento di chi vede per il Paese auto-governato un destino comune con quello della Repubblica popolare: è “comune” significa annesso, sottomesso.

Gli appelli come quello firmato dal ministro degli Esteri Lin Chia-lung, che Formiche.net ha raccolto nei giorni scorsi, servono a questo: evitare l’isolamento, rivolgendosi innanzitutto alle Nazioni Unite, a cui Taiwan richiede da sempre forme di integrazione all’interno del sistema internazionale, scavalcando le manovre d’esclusione cinesi. All’opposto, sono invece forme di rassicurazione quelle che arrivano dell’American Institute in Taiwan, Raymond Greene, il de facto ambasciatore statunitense a Taipei, che nella sua prima conferenza stampa da quanto ha assunto l’incarico ha ventilato l’ipotesi che Taiwan sia ancora più integrato nel sistema di partnership statunitensi nell’Indo Pacifico.

Nel frattempo, la Cina — anche per ridimostrare di essere in grado di rendere fisico, tangibile quell’isolamento — muove gli assetti militari davanti all’Isola. Si tratta di manovre programmate, che però non sfugge che si svolgono in un momento in cui Taiwan sta attirando attenzione attorno a sé, come succede spesso prima delle grandi riunioni dell’Onu – che tra il 22 e 23 settembre raccoglierà tutti i membri per la Unga, acronimo internazionale dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. In queste ore il ministero della Difesa Nazionale di Taiwan fa sapere di aver osservato un’impennata delle attività militari dell’Esercito Popolare di Liberazione (PLA) cinese nei pressi della baia di Dacheng e dell’isola di Dongshan nel Fujian. Attività iniziata il 3 settembre.

Il ministero ha segnalato avvistamenti di vari aerei, elicotteri e droni del Pla che operavano nello spazio aereo attorno a queste aree. Secondo Taipei, questi movimenti fanno parte di esercitazioni cinesi multi-reparti che simulano qualcosa di simile all’invasione dell’isola. Secondo le informazioni disponibili, le manovre prevedono l’uso di navi anfibie e di navi cargo roll-on/roll-off per il trasporto di forze di terra. Le immagini satellitari del 4 settembre supportano le affermazioni taiwanesi, rivelando un’elevata concentrazione di forze navali nella baia di Dacheng. Le stesse mostrano che diversi traghetti del Bohai Ferry Group (gli assetti ibridi, dual use, usati da Pechino come supporto delle forze armate) sono apparsi al largo delle spiagge vicino della baia.

L’esperto di osint internazionale Damien Symon ha raccolto (nell’infografica sopra) anche questo mese le attività militari cinesi attorno a Taiwan. I numeri sono chiari, l’intensità delle linee rosse che tracciano i movimento degli assetti aerei e navali dimostra come la Cina quotidianamente mostri le armi a Taipei. Dimostra ossia quello che Lai sostiene: l’intenzione di annettere, invadere l’isola è ormai chiara nella mente dei pianificatori cinesi. Certi movimenti servono a testare le truppe tanto quanto la reazione della Comunità internazionale. Allo stesso tempo, servono per abituare sia i cinesi che i taiwanesi a quello che potrebbe succedere.

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