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Questione politica, non giudiziaria. Il processo a Salvini visto da Mayer

Nel lungo testo della requisitoria è difficile riscontrare atti che si possano ricondurre alla sola responsabilità del ministro dell’Interno perché essi traducono in pratica la linea politica della maggioranza Lega e M5S e dell’ esecutivo nel suo insieme. L’opinione di Marco Mayer

Nel suo editoriale di ieri intitolato “Il processo Salvini è politico” Claudio Velardi, direttore del Riformista ha ricordato la posizione assunta da Giuseppe Conte e da altri leader politici sulla vicenda giudiziaria di Salvini durante il governo giallo- rosso. Il processo a Salvini è politico grazie al voto in Parlamento della maggioranza giallorossa: l’intreccio inscindibile tra giustizia e politica.

Per Velardi è la riprova di quanto in Italia l'”intreccio tra politica e giustizia sia diventato non solo inscindibile, ma ormai inestricabile”. È difficile dargli torto, ma per ricostruire compiutamente la vicenda giudiziaria OpenArms è utile ricostruire i precedenti e la matrice squisitamente politica da cui essa trae origine.

Pochi giorni dopo essersi insediato al Viminale – era la prima settimana del luglio 2018 – il ministro dell’ Interno Matteo Salvini si arrabbiò moltissimo per l’ingresso in porto a Messina del pattugliatore militare irlandese “Samuel Beckett” che aveva intercettato e soccorso un gruppo di migranti in mare.

È importante chiarire che la funzione della nave non era quella di una imbarcazione di soccorso, ma – nell’ ambito della missione militare Eu Sofia – di contrastare il trafficanti di esseri umani e le organizzazioni terroristiche.

Non posso entrare in troppi dettagli, ma è importante ricordare due elementi:

– il pattugliatore era dotato di sofisticate tecnologie SIGINT e aveva a bordo un’importante cellula di intelligence di Europol.

– stava iniziando la collaborazione tra la missione militare Ue Sofia e quella della Nato (Sea Guardian).

In quei giorni convulsi l’allora ministra della Difesa Elisabetta Trenta, consapevole delle gravi implicazioni per la collocazione euro-atlantica dell’ Italia, tentò invano di convincere il presidente del Consiglio Giuseppe Conte a stoppare la posizione di Salvini, ma la sua rimase una voce isolata nella coalizione di governo giallo-verde.

Purtroppo le preoccupazioni di Elisabetta Trenta si sono dimostrate fondate. Salvini ha giustificato le sue erratiche iniziative quali il blocco di OpenArms con l’intento di sensibilizzare la Ue. In realtà esse hanno innescato un effetto boomerang. La missione militare navale Sofia è stata prima sospesa e poi cancellata e la posizione europea all’ interno della Nato si è indebolita.

A 6 anni di distanza penso che la politica di Giuseppe Conte e di Matteo Salvini abbia prodotto un danno molto serio alla sicurezza dell’ Italia e alle altre nazioni europee che si affacciano sul Mediterraneo. Oggi tutti parlano solo della requisitoria dei PM contro Salvini, ma è, invece, sulle responsabilità politiche del leader della Lega che servirebbe accendere i riflettori.

Diverso appare viceversa il discorso sul piano giudiziario. Nel lungo testo della requisitoria è difficile riscontrare atti che si possano ricondurre alla sola responsabilità del ministro dell’Interno perché essi traducono in pratica la linea politica della maggioranza Lega e M5S e dell’ esecutivo nel suo insieme. Una grande perplessità suscita inoltre la richiesta di 6 anni per Salvini. Il reato di sequestro di persona mal si addice ad una “forzatura borderline sul piano giuridico”, ma con finalità dichiaratamente politiche.

Rispetto al Viminale dell’ epoca Salvini mi sembrano semmai molto più gravi i comportamenti amministrativi di oggi che non solo sono condannati dal Papa, potrebbero potenzialmente configurarsi come omissioni di soccorso in mare.


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