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Renzi non c’entra, la sfida nel campo largo è su chi farà il premier. L’opinione di Guandalini

È partita la quadriglia verso l’ex premier fiorentino. I militanti puri e duri del Pd non lo vorrebbero nel campo largo. Conte ne fa una questione di principio e intanto pensa alla sua terza candidatura a Presidente del Consiglio. La Schlein lavora per unire. Contro i malpancisti che sono caduti nella rete dei 5 Stelle. Perché non fare una prova di Governo in Parlamento sul tema della guerra in Ucraina? L’opinione di Maurizio Guandalini

L’assillo che pare affliggere la minoranza dei militanti e degli elettori Pd sul ritorno di Renzi alla casa del padre è antropologia culturale. Interpretata dai soliti noti, ex Pci che vedono il Pci dove il Pci non c’è più. Lo sgarbo al Partito è offesa grave. Quello che dice e fa il Partito non si discute. Ma per vincere, oggi, c’è da raccogliere di tutto e di più (stando al primo sondaggio dopo le vacanze di Quorum/Youtrend il centrosinistra con Calenda e Renzi sorpassa il centrodestra). Senza fare gli schizzinosi. E nemmeno i custodi della fedeltà alla bandiera. Renzi alla festa dell’Unità di Pesaro ha detto cose per cui, paradossalmente, andrebbe difeso.

Avercene degli alleati così. Ha ricordato di non trovarsi nella condizione del figliol prodigo (ci mancherebbe, del Pd è stato segretario dell’orgoglio raggiungendo il massimo storico di consenso, è salito da premier a Palazzo Chigi, ha cresciuto una classe dirigente), ha detto di fidarsi della Schlein e che il posto futuro di Elly è fare la premier. Che vogliono di più quelli del Pd che lo processano per lesa maestà? Lo sanno che nemmeno molti dirigenti del Pd hanno così tanta generosità verso la Schlein?

Ho letto e sentito reazioni di alcuni Pd addetti alle cucine dalla Festa dell’Unità di Reggio Emilia che hanno addirittura intimato il classico ok corral, o noi o lui. Dove pensano di andare con atteggiamenti del genere che traspirano un odio accecante verso l’ex premier? Che se ne vada in Arabia, ha detto qualcuno. Alla segretaria Pd Renzi ha dato carta bianca. Senza tavoli preventivi. Calenda sostiene che Renzi in verità è alla ricerca di un modo per essere rieletto al Parlamento. Vedremo se l’ex ministro intruppato in carriera politica da Renzi avrà il coraggio di riconoscere a Schlein la leadership del campo largo.

La ricordo la faccenda della premiership perché il vero quizzone che gira intorno al campo largo è quello di sempre (la battuta in Ecce Bombo di Nanni Moretti è esemplificativa: E adesso che abbiamo fatto la squadra, chi porta la palla?). Chi farà il premier nel caso di una vittoria del centrosinistra alle prossime elezioni politiche? Sono tanti protagonisti tronfi di vania gloria in fila nella corsia casting. Stia accorta la Schlein. Copi saggiamente dal centrodestra. Fa il premier il segretario del partito che prende più voti nella coalizione. Sottoscritto e firmato da tutta la coalizione.

Gli avanti e indietro di Conte si spiegano così anche rispetto alle imminenti elezioni regionali con le condizioni poste contro Italia Viva ovunque, a partire dalla Liguria. Il programma è pinzillacchere. Conte, due volte premier ha la chiara intenzione di essere lui il candidato a Palazzo Chigi del campo largo. Non è nuova l’ipotesi. Se ne parla. Conte ha dei veri fan lavoratori per lui proprio nel Pd. Questo per capire come sta girando la faccenda. Attenti a quelli del Pd di non cadere nella trappola di Conte, dei 5 Stelle. Che ha fatto una dichiarazione che è il suo programma: “resuscitare Matteo è un harakiri”. Si è fatto portabandiera dei malpancisti nel Pd. Tutto per dividere: è storia. I 5 Stelle crescono, i primi tempi, succhiando consensi al Pd, che lo divisero già allora. E poi qualche voto ritornò indietro.

Conte in termini di affidabilità è pari a Renzi. Eppoi Conte dovrebbe comunque ringraziare l’ex sindaco di Firenze. Gli concesse il benestare per fare la seconda volta il premier. E, in un qualche modo, educò i 5 Stelle a una ispirazione culturale di sinistra. Anche se rimangono dei giamburrasca ante litteram. Basta scorrere il campionario di alcune elezioni amministrative per toccare con mano i flussi: quando il candidato è 5 Stelle i Pd comunque lo votano compatti. Quando il candidato è Pd i voti dei 5 Stelle non sono pervenuti. Altresì è ignoranza politica dimenticare che i 5 Stelle sono a corto di voti. Lasciamo stare i sondaggi sulle politiche, stando alle ultime europee, regionali e comunali il caveau dei voti validi è molto risicato. E se dovesse entrare un’eventuale scissione il destino versione lumicino è assicurato.

Poi certo nel centrosinistra vi sono solchi programmatici evidenti. Si pensi se in questi giorni fosse al Governo il campo largo. Come tratterebbe la vicenda della guerra in Ucraina? Costituzionalmente parlando dopo l’invasione della Russia di Zelensky si può ancora sostenere che l’Italia non è in guerra con la Russia? E le armi? Che si fa? Ne inviamo altre come vorrebbe il segretario generale della Nato Stontelberg che continua parlare in nome dell’alleanza militare atlantica unita?

Quindi vuol dire che il rappresentante dell’Italia è d’accordo a pieno titolo a inviare altri carri armati e lanciamissili? Il centrodestra al Governo risolve la questione senza discuterne, va avanti la Meloni a testa bassa, i vari Ministri, dal vice premier Salvini a Crosetto a Tajani abbozzano le tiritera di sempre, Non manderemo altre armi a Zelensky, non siamo in guerra con la Russia, l’intervento dell’Ucraina allontana la pace. E quindi? Che si fa per questa guerra. Sarebbe bene che ne discutesse a viso aperto nel campo largo (Schlein telefoni a D’Alema che pare abbia qualche idea in proposito dopo che è stato consultato addirittura dalla Cina). Sarebbe la sua prima prova di un futuro governo. Così per cominciare a farci su l’occhio.

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