Skip to main content

Cosa c’è dietro l’arrivo delle rompighiaccio cinesi nell’Artico

Per la prima volta Pechino ha inviato le sue navi rompighiaccio nel circolo polare artico, secondo l’analisi dei dati open-source. Nell’ultima di una serie di mosse volte a rafforzare la sua presenza nel settore

Dallo scorso luglio la Cina avrebbe inviato per la prima volta i suoi tre rompighiaccio nel Mar Glaciale Artico. Lo riporta Newsweek, che ha citato dati open-source di tracciamento delle navi basati sul sistema di identificazione automatica. Una delle navi, la “Xue Long 2”, è partita il 5 luglio da Qingdao, passando attraverso lo stretto di Bering per entrare nell’Oceano Artico tra il 13 e il 17 luglio prima di arrivare porto artico russo di Murmansk, per poi salpare nuovamente per il Mare di Barents. Un altro vascello, il “Ji Di” (varato a giugno, e considerato come il capostipite della nuova generazione di rompighiaccio cinesi), è a sua volta salpato da Qingdao il 6 agosto e sta attualmente navigando nelle acque artiche vicino al confine tra la penisola russa di Chukchi e la costa nord-occidentale dell’Alaska. La terza nave, la “Zhong Shan Da Xue Ji Di”, è invece partita da Guangzhou, nella provincia cinese meridionale del Guangdong, il 27 luglio, e sta navigando anch’essa nel Mare di Chukchi.

Rilasciando un commento all’Usni News, il ricercatore associato per l’analisi della Cina presso il Center for Strategic and International Studies Aidan Powers-Riggs ha affermato che con l’invio dei suoi vascelli rompighiaccio nell’Artico, Pechino sta inviando “un chiaro segnale” del fatto che sta seriamente perseguendo le sue ambizioni di grande potenza a livello commerciale, scientifico, diplomatico e militare nelle regioni polari, specificando che sono in corso “importanti cambiamenti nel panorama fisico e geopolitico della regione” che la Cina cerca di capitalizzare. Pechino, prosegue Power-Riggs, ha gradualmente “costruito una presenza fisica attraverso attività commerciali e scientifiche” che sono “fondamentali per mantenere un’influenza e difendere i propri interessi in quella regione”, tra cui l’esplorazione e lo sviluppo di minerali ed energia.

A partire dal 2018 la Cina si è descritta come uno “Stato quasi artico”, e intende svolgere un ruolo crescente nell’estremo nord, che ha guadagnato attenzione per la sua importanza strategica non solo come punto di rottura tra gli Stati Uniti e la Russia ma anche come collegamento marittimo tra la regione Asia-Pacifico e l’Europa, a causa dello scioglimento dei ghiacci artici dovuto ai cambiamenti climatici.

E nella conduzione della sua politica artica, Pechino coopera a stretto contatto con Mosca. La scorsa estate, i due Paesi hanno condotto delle esercitazioni congiunte nei pressi dell’Alaska, pur sempre rimanendo in acque internazionali. L’anno precedente, Washington aveva schierato dei cacciatorpedinieri vicino all’Alaska dopo che la marina cinese e quella russa avevano condotto pattugliamenti congiunti vicino alle Isole Aleutine.

Secondo Powers, Russia e Cina stanno lavorando per “ridurre gli ostacoli politici e burocratici a un coordinamento più stretto” sui ruoli e le possibilità dell’Artico, citando l’incontro del premier cinese Li Qiang con il primo ministro russo Mikhail Mishustin il mese scorso, avvenuto a Mosca il mese scorso, durante il quale è stato firmato un comunicato congiunto in cui concordano di sviluppare le rotte di navigazione nell’Artico e la tecnologia e la costruzione di navi polari.

Liselotte Odgaard, senior fellow presso l’Hudson Institute, ha dichiarato che la Cina sta dimostrando di essere “uno stretto partner strategico” della Russia nell’Artico, che potrebbe “aggiungere muscoli” alla relazione. “La Cina ha sviluppato le attrezzature per operare in modo indipendente nell’Artico e ha interessi regionali propri che intende perseguire”, ha dichiarato Odgaard. L’interesse di entrambe le potenze verso la rotta artica è facilmente comprensibile, dato il ruolo strategico che essa ha sul piano dell’interdipendenza internazionale.


×

Iscriviti alla newsletter