Quella del complotto è l’ossessione del centrodestra di governo. Palazzo Chigi l’ha più volte evocata. Possibile che l’evocazione di oscuri poteri dediti a tramare contro il governo sia anche un modo per rinsaldarne la base elettorale e coltivare la teorizzata, anche se poco praticata, estraneità del mondo meloniano al potere costituito. L’opinione di Andrea Cangini
Ci risiamo: il complotto!
Se, come ha rivelato un sondaggio Swg di un anno fa, il 32% degli italiani è convinto che l’attentato alle Torri Gemelle dell’11 settembre 2001 sia stato ordito dagli stessi americani, ci sarà senz’altro una quota significativa di elettori del centrodestra pronta a credere che la vicenda Sangiuliano sia il frutto di oscuri disegni messi a punto da una qualche “mente raffinatissima”. Sembra essere infatti questa la tesi, più difensiva che altro, accreditata da parte della maggioranza di governo e da alcuni giornali che ne sostengono l’azione.
“Palazzo Chigi vede una regia occulta”, titola infatti il Corriere della Sera a pagina 2. Nell’articolo di retroscena, firmato dalla brava Monica Guerzoni, si legge: “Di una cosa si vanno sempre più convincendo tra Palazzo Chigi e via della Scrofa e cioè che l’influencer di Pompei non può aver agito da sola. Il sospetto è che ci sia «una regia occulta» dietro le astutissime mosse di Boccia, definita «lucida» e «diabolica»”. La tesi rimbalza su diversi quotidiani. Se ne fa carico anche il direttore del Giornale Alessandro Sallusti, il quale, pur consigliando a Gennaro Sangiuliano di rassegnare le dimissioni, parla di “polpetta avvelenata” e si dice convinto che “non regge la tesi dell’amante respinta e abbandonata che da sola si vendica costruendo dossier”.
Quella del complotto è l’ossessione del centrodestra di governo. Palazzo Chigi l’ha più volte evocata in riferimento al potere finanziario e a quello tecnocratico di Bruxelles. Mentre tutti ricorderanno che a metà agosto, proprio sul Giornale e proprio a firma Alessandro Sallusti, fu denunciato un presunto complotto della magistratura ai danni della sorella di Giorgia Meloni, Arianna. Possibile ci fosse del vero, probabile che l’evocazione di oscuri poteri dediti a tramare contro il governo sia anche un modo per rinsaldarne la base elettorale e coltivare la teorizzata, anche se poco praticata, estraneità del mondo meloniano al potere costituito.
Osservò Umberto Eco che “la psicologia del complotto nasce dal fatto che le spiegazioni più evidenti di molti fatti preoccupanti non ci soddisfano, e spesso non ci soddisfano perché ci fa male accettarle”. Meglio, allora, evocare realtà parallele, anche perché, proseguiva Eco, “l’interpretazione sospettosa ci assolve dalle nostre responsabilità” e, come ha recentemente osservato il politologo Angelo Panebianco, ci evita la fatica di cimentarci “con la complessità della Storia”. Con la complessità della Storia, ma anche con la sua banalità.
La spiegazione dei fatti, nella vicenda Sangiuliano, appare in effetti banale. Racconta dell’ingenuità di un ministro e della spregiudicatezza di una ragazza che, riportano le cronache odierne, aveva già provato ad entrare nelle grazie di altri parlamentari e uomini di governo. Dal che si evince l’eterna attualità della nota massima di Ronald Reagan: “Tre cose un uomo politico deve evitare per campare tranquillo: le donne, le donne e poi ancora le donne”.