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Show militare e nucleare di Kim (davanti al Montecuccoli)

Mentre Kim mostra i missili e le centrifughe nucleari, Nave Montecuccoli partecipa alle missioni della Cell che per conto dell’Onu controlla l’embargo energetico contro Pyongyang. Così la Corea del Nord sta tornando tra i dossier globali

Dalle 7:10 alle 7:14 di giovedì pomeriggio, la Corea del Nord ha sparato “alcuni” missili balistici a corto raggio verso il “Mar Orientale”, come la nomenclatura nazionalistica accentratrice di Pyongyang chiama quello che è comunemente noto con “Mar del Giappone”. È la decima volta in nove mesi dall’inizio del 2024 che il satrapo Kim Jong-un dà ordine di testare vettori militari di vario genere – anche se da più di due mesi non venivano effettuati lanci.

Ma ieri c’è stata una prima volta assoluta: ieri, la Corea del Nord ha mostrato per la prima volta immagini di un suo impianto di arricchimento dell’uranio, uno dei siti segreti utilizzati per produrre materiali nucleari. Durante una visita all’Istituto per le Armi Nucleari e a una base di produzione di materiali di grado militare, Kim – le cui immagini con alle spalle il sito nucleare sono state diffuse dalla propaganda del regime – ha chiesto un aumento della produzione di uranio altamente arricchito tramite l’uso di nuove centrifughe. L’obiettivo dichiarato è quello di espandere in modo esponenziale l’arsenale nucleare – che  la Corea del Nord considera come una necessità strategica esistenziale, perché tema che la mai avvenuta rappacificazione con il Sud possa prima o poi concretizzarsi in una guerra con gli Stati Uniti, assistendo Seul, obliterano il Paese.

Questa rivelazione atomica è significativa, perché mostra più o meno inequivocabilmente (una fonte spiega che le immagini sono state subito osservate per capire se fossero AI-generated, ma sono vere) nuove informazioni sulla capacità della Corea del Nord di produrre materiale fissile, essenziale per la costruzione di armi nucleari. Ora le nuove centrifughe, che potrebbero essere basate su fibre di carbonio, permetteranno alla Corea del Nord di aumentare la produzione di uranio arricchito di cinque o dieci volte rispetto ai modelli precedenti. Ossia, potrebbero consentire a Pyongyang di produrre un numero molto maggiore di bombe nucleari in tempi più brevi.

Kim ha esortato i lavoratori a produrre più materiali per armi nucleari tattiche, dicendo che l’arsenale nucleare del Paese è vitale per affrontare le minacce degli Stati Uniti e dei suoi alleati. Le armi sono necessarie per “l’autodifesa e la capacità di un attacco preventivo”, ha detto, perché le “minacce nucleari anti-RPDC” da parte delle “forze vassalle guidate dagli imperialisti statunitensi” hanno attraversato la linea rossa.

Il rafforzamento delle capacità nucleari del Paese è uno dei tre grandi flahspoint dell’Indo Pacifico, una sfida per la Comunità internazionale che per anni l’amministrazione Biden ha messo in stand-by, ma che Kim ha riportato all’attenzione globale. Lo show muscolare in combinato disposto missili-uranio potrebbe avere alcune ragioni temporali: primo, le esercitazioni tra Stati Uniti e Corea del Sud di questi giorni, che sono sempre oggetto di reazioni scoppiettanti da parte del Nord; poi c’è la volontà di attirare l’attenzione nel contesto di Usa2024, possibilmente alterando il clima del dibattito.

Più in generale, Pyongyang vuole dimostrarsi parte del dossier indo-pacifico, mentre Washington e Pechino viaggiano su un delicato filo di comunicazione e confronto costante e contemporaneo, e altri attori come Tokyo, Seul, Canberra, ma anche Hanoi, Giacarta, Bangkok si organizzano per strutturare i propri interessi strategici, anche nel contesto di tensioni e competizione tra potenze, globali e regionali; infine, da non escludere in questo quadro che Kim abbia voluto mandare un messaggio alle forze amiche di Russia e Cina, che in questi giorni sono impegnate in “Ocean 2024”, esercitazione congiunte tra il Mar del Giappone e il Mar di Okhotsk.

A tal proposito, c’è da ricordare quanto dichiarato dal satrapo sei giorni fa, quando definiva la Corea del Nord è “un paese marittimo delimitato a est e a ovest dal mare”, mentre parlava in occasione dell’inizio dei lavori per una nuova base navale: per questo motivo spiegava di aver “sempre attribuito importanza all’industria cantieristica e allo sviluppo della sua forza navale”. Ossia: in cielo o in mare, con forze convenzionali o nucleari, Kim chiede attenzione e vuole tornare a mostrare le capacità militari raggiunte.

È all’interno di questo complicato scenario in continua dinamizzazione che il pattugliatore polivalente da altura Raimondo Montecuccoli della Marina partecipa, dal 29 agosto, alla missione della Enforcement Coordination Cell (ECC), “che coinvolge attività di monitoraggio, sorveglianza e condivisione di informazioni volte a contrastare le attività marittime illecite relative al contrabbando di idrocarburi, in conformità con le risoluzioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite (UNSCR) 2375 e 2397”, come dichiara la Difesa. Ossia la nave sta operando nelle acque al largo del Giappone per controllare l’applicazione dell’embargo sanzionatorio onusiano contro la Corea del Nord.

È la prima volta che l’Italia partecipa alle attività della Cell, composta da una coalizione multinazionale che include Australia, Canada, Francia, Germania, Giappone, Nuova Zelanda, Regno Unito, Stati Uniti, con la Germania come recente aggiunta.

In particolare, l’UNSCR 2375 e 2397, adottati rispettivamente a settembre e dicembre 2017 in risposta al sesto test nucleare condotto dal governo di Pyongyang, impongono un divieto completo sulla fornitura, vendita o trasferimento di gas naturale liquido e condensati alla Corea del Nord. La risoluzione 2397 ha ulteriormente inasprito queste misure imponendo ulteriori restrizioni alla fornitura di prodotti petroliferi raffinati.

Queste sanzioni sono state emanate per costringere la Corea del Nord ad abbandonare il suo programma nucleare. A distanza di sette anni, non solo non hanno funzionato perché Russia e Cina hanno continuato la linea di fornitura clandestinamente, pur facendo parte del Consiglio di Sicurezza come membri permanenti. Ma l’approvvigionamento energetico a Pyongyang è stato efficace al punto di averla trasformata in una ormai di fatto potenza nucleare di fatto.



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