Skip to main content

Verso il 2030. L’Esa mostra la rivoluzione sostenibile dello spazio

La sostenibilità a lungo termine di Esa sembra chiara: non solo eliminare i detriti, ma puntare verso un’economia circolare nello spazio. “Dopo aver raggiunto l’obiettivo zero detriti, la nostra ambizione è creare un sistema spaziale in cui nulla venga sprecato, in cui possiamo riutilizzare risorse e infrastrutture già in orbita”, invitando la comunità spaziale a unirsi a questo sforzo

Durante la seconda giornata dell’Industry Space Days, evento di rilevanza cruciale per la comunità spaziale europea e internazionale tenutosi a Noordwijk, Olanda, il tema della sostenibilità è emerso come un pilastro portante delle discussioni. Promosso dall’Agenzia spaziale europea (Esa), l’evento ha visto la partecipazione di esponenti dell’industria, start-up, università e governi, con l’intento di promuovere collaborazioni e discutere le sfide (anche ambientali) che interessano il settore spaziale.

La sostenibilità si conferma così il tema dominante del 2024, al centro delle discussioni non solo di questa due-giorni, ma anche del prossimo International astronautical congress (Iac), in programma a Milano dal 14 al 18 ottobre. Con il motto “Responsible space for sustainability“, l’Iac sottolinea l’importanza cruciale di questo argomento nelle future strategie del settore spaziale.

Ad aprire la discussione sul tema è stato l’intervento di Andrea Vena, chief climate sustainability officer dell’Esa, che ha illustrato il ruolo della sostenibilità all’interno dell’agenzia, con particolare attenzione all’Esa green agenda. “La sostenibilità non è solo una responsabilità, ma un’opportunità per guidare l’innovazione nel settore spaziale,” ha dichiarato Vena, evidenziando come la regolamentazione emergente a livello europeo, con l’Eu space law, imponga un forte impegno alle aziende del settore: “Non basta più un messaggio commerciale, servono soluzioni sostenibili”.

Vena ha inoltre sottolineato il valore delle partnership tra Esa e i suoi fornitori per ridurre l’impatto ambientale lungo tutto il ciclo di vita dei progetti spaziali. “Vogliamo che la sostenibilità sia un driver di innovazione, non solo un argomento di vendita,” ha affermato, invitando le aziende a partecipare attivamente a questo cambiamento culturale e tecnico.

Un altro aspetto importante è stato affrontato da Graham Turnock, consulente speciale per la direzione strategia e affari esterni dell’Esa, che ha spiegato come le iniziative di accelerator dell’Esa siano progettate per affrontare sfide globali come la transizione ecologica, la risposta alle crisi e la sicurezza spaziale. “Lo spazio ha un potenziale enorme non solo per monitorare i cambiamenti climatici, ma anche per aiutare l’umanità a navigare in un mondo sempre più imprevedibile,” ha detto Turnock, facendo riferimento alle catastrofi naturali, come incendi e alluvioni, che ogni anno generano perdite economiche enormi.

Turnock ha inoltre parlato della Zero debris charter, un’iniziativa ambiziosa che mira a raggiungere l’obiettivo di zero detriti spaziali entro il 2030: “Se lo spazio vuole rispondere alle sfide della Terra, deve prima mettere in ordine la propria casa,” ha ribadito, sottolineando la necessità di garantire operazioni spaziali sostenibili.

A chiudere il dibattito è stato Tiago Soares, ingegnere capo del programma clean space dell’Esa, che ha approfondito il concetto di sostenibilità nello spazio, riprendendo ill programma Zero debris, che rappresenta una delle iniziative più ambiziose dell’Esa per la gestione dei detriti spaziali. Soares ha evidenziato come il crescente numero di attori commerciali e la rapida espansione del numero di satelliti in orbita stiano aggravando il problema dei detriti. “Negli ultimi anni, abbiamo lanciato tanti satelliti quanto nei decenni precedenti, e questo ritmo continuerà,” ha spiegato Soares, sottolineando che le normative attuali non sono più sufficienti per affrontare la situazione.

Il programma Zero debris, nato dalla necessità di una maggiore responsabilità nello spazio, ha l’obiettivo di garantire che entro il 2030 non vengano lasciati detriti non gestiti nelle orbite operative. “L’iniziativa cerca di interrompere il circolo vizioso che ha visto la tecnologia e la regolamentazione rincorrersi senza mai risolvere il problema in modo definitivo,” ha aggiunto Soares. Il suo intervento ha chiarito che Esa non intende aspettare passivamente, ma vuole dare l’esempio: “Abbiamo deciso di prendere l’iniziativa e di lavorare non solo per migliorare le nostre operazioni, ma per creare un movimento globale”.

Il successo della Zero Debris Charter è già evidente: più di centosettanta organizzazioni hanno espresso interesse a firmare il documento, e circa ottantotto hanno già sottoscritto l’impegno. L’invito di Soares è stato chiaro: “Invito tutti a riflettere sul ruolo che possono svolgere per rendere il futuro dello spazio sostenibile.”

Soares ha anche accennato a un altro importante passo avanti: lo sviluppo del Zero debris technical booklet, un documento tecnico che delinea le soluzioni necessarie per raggiungere gli obiettivi della carta. Questo “manuale tecnico”, attualmente in fase di completamento, servirà da guida per le aziende del settore, indicando le tecnologie da sviluppare e le sfide tecniche da superare per rendere le operazioni spaziali più sostenibili.


×

Iscriviti alla newsletter