Un sottomarino nucleare di ultima generazione della Marina cinese è affondato in primavera mentre era ormeggiato vicino a Wuhan. L’incidente, nascosto da Pechino, rappresenta un grave colpo per i piani di modernizzazione militare del Paese
La Marina della People’s Liberation Army avrebbe subito un brutto contraccolpo nel suo percorso di potenziamento delle proprie capacità navali. Nella primavera di quest’anno, infatti, uno dei più recenti sottomarini d’attacco a propulsione nucleare in forza alla Pla, appartenente alla classe “Zhou”, sarebbe affondato mentre era ormeggiato in un cantiere navale vicino a Wuhan. A riferirlo sono stati funzionari della Difesa statunitense, che hanno specificato come la Marina di Pechino abbia tentato di nascondere l’incidente, per via del suo profondo impatto simbolico: questo incidente rappresenterebbe una battuta d’arresto significativa per uno dei programmi di armamenti considerati prioritari dalla dirigenza del Paese.
Il battello in questione, noto per la sua caratteristica coda a forma di X progettata per migliorare la manovrabilità sott’acqua (la cui introduzione nei sottomarini nucleari è avvenuta con tempistiche più dilatate a causa della complessità della stessa tecnologia), stava completando i preparativi finali prima di essere dispiegato in mare al momento dell’incidente.
Gli analisti statunitensi hanno cominciato a sospettare che fosse successo qualcosa quando le immagini satellitari fornite da aziende come Maxar Technologies e Planet Labs hanno rivelato un’attività insolita di gru nel cantiere navale di Wuchang. L’ex ufficiale sommergibilista della Marina statunitense e esperto del Center for a New American Security Thomas Shugart, che monitora costantemente queto tipo di immagini (era stato proprio lui a individuare la scorsa estate quello che sembrava essere un nuovo tipo di sottomarino cinese attualmente in costruzione) ha notato che ci fosse qualcosa di strano.
“Non ho mai visto un gruppo di gru così grande raggruppate in un unico punto”, ha detto Shugart alla Cnn,“Se si va indietro e si guardano immagini più vecchie, si può vedere una solo gru, ma non un gruppo intero”. Shugart ha anche aggiunto che “di solito questi sottomarini, dopo essere stati varati, restano in cantiere per diversi mesi per l’allestimento. E questo non c’era più”. Nonostante l’operazione di recupero che ha utilizzato grandi gru galleggianti, si prevede che ci vorranno mesi prima che il sottomarino possa tornare operativo a causa dei danni estesi ai suoi sistemi.
Il governo cinese non ha riconosciuto l’evento, e un portavoce dell’ambasciata cinese a Washington ha dichiarato che non vi sono informazioni da fornire al riguardo. Restano ancora interrogativi sull’eventuale presenza di combustibile nucleare a bordo del sottomarino al momento dell’affondamento, sebbene i funzionari statunitensi suggeriscano che è improbabile che i reattori fossero operativi a un livello di potenza elevato. Inoltre, non è stato rilevato alcun monitoraggio ambientale per eventuali radiazioni, e non è chiaro se vi siano state vittime tra l’equipaggio.
L’incidente ha implicazioni più ampie per l’industria della difesa cinese, a lungo piagata da problemi di corruzione. Gli analisti ritengono che questo fallimento possa rallentare i piani della Cina di espandere la sua flotta di sottomarini nucleari, una componente chiave dei suoi sforzi di modernizzazione militare volti a contrastare l’influenza degli Stati Uniti nella regione Indo-Pacifico e a raggiungere la superiorità marittima all’interno della cosiddetta first island chain, che si estende dal Giappone all’Indonesia settentrionale, passando per Taiwan e per le Filippine. Soltanto pochi giorni fa, Pechino aveva testato un nuovo missile balistico intercontinentale nell’oceano Pacifico, lanciando un segnale forte agli altri attori coinvolti nel teatro. Ma la scoperta dell’affondamento del sottomarino riduce inevitabilmente l’impatto della notizia del successo del test.