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I rischi di un’Ue sempre più xenofoba. Cosa c’è nel report di Ecfr-Ecf

Il rischio è quello di una deriva “xenofoba, etnica e angusta” della visione europea. E, per evitarla, chi crede nell’Ue dovrebbe “ricostruire forme di partecipazione per le diverse parti della sua popolazione, resistere alla concezione ‘etnica’ dell’europeità dimostrandone la concezione ‘civica’ con fatti tangibili”. Sono questi alcuni degli elementi contenuti nel report di Ecfr ed Ecf realizzato da Pawel Zerka

Il rischio è quello di una deriva “xenofoba, etnica e angusta” della visione europea. E, per evitarla, chi crede nell’Ue dovrebbe “ricostruire forme di partecipazione per le diverse parti della sua popolazione, resistere alla concezione ‘etnica’ dell’europeità dimostrandone la concezione ‘civica’ con fatti tangibili”.

È questo uno dei punti più rilevanti dell’ultimo report European sentiment compass, realizzato da Ecfr ed Ecf che rivela il modo in cui molti leader e cittadini europei intendono il concetto di “europeità” che, secondo il report, sta prendendo una direzione pericolosa.

Lo studio

Si tratta della terza edizione di uno studio annuale sul sentimento europeo condotto dai due istituti. Basato su ricerche condotte nei 27 Stati membri dell’Ue, il report analizza la misura in cui i cittadini e i governi europei mostrano un senso di appartenenza a uno spazio comune, condividono e sottoscrivono un futuro e valori comuni, a partire dalla metà del 2024. Vengono inoltre evidenziati tre “punti deboli” che, se non affrontati, potrebbero minacciare il futuro del progetto europeo.

I riflessi del 7 ottobre

A seguito dell’aggressione di Hamas ai danni di Israele, il 7 ottobre scorso, l’agenzia per i diritti fondamentali dell’Ue ha rilevato un notevole aumento dell’odio e della violenza sia antisemita che anti-musulmana. Poiché molti leader e governi europei si sono schierati dalla parte di Israele, si è sviluppata una spaccatura tra i cittadini, con un gran numero di musulmani contrari alla politica europea. In questo contesto, hanno un peso rilevante gli esiti elettorali che hanno privilegiato il fronte conservatore e sovranista in diversi Stati europei. Dal Belgio all’Ungheria, passando per Austria e Paesi Bassi. Oltre che in Francia e in Italia.

Scarso entusiasmo

“Le celebrazioni relativamente smorzate del 20° anniversario dell’adesione all’Ue per otto Paesi dell’Europa centrale e orientale, unite alla bassa affluenza alle urne per le elezioni del Parlamento europeo – si legge nel report dell’European Council on Foreign Relations e dell’European Cultural Foundation – riflettono uno scarso entusiasmo per l’Ue. Lo studio suggerisce che alcuni cittadini sono delusi dai benefici dell’adesione all’Unione europea, mentre la normalizzazione dell’euroscetticismo nella regione indica un cambiamento negli atteggiamenti verso l’Europa. Osservando le tensioni in alcune zone dell’Europa occidentale (ad esempio, in risposta alla guerra a Gaza), molti potrebbero sentirsi giustificati nel rifiutare il multiculturalismo”.

Il sentiment dei giovani

I giovani, sebbene generalmente più pro-europei e tolleranti rispetto alle generazioni più anziane, hanno mostrato scarso interesse per le elezioni europee. Molti hanno addirittura votato partiti di estrema destra o anti-establishment. In particolare questa tendenza si è registrata in Paesi come la Polonia, in cui un partito di estrema destra ha ottenuto il voto della maggioranza dei giovani, Germania e Francia, dove un gran numero di giovani ha sostenuto AfD e Rassemblement National.

Come invertire la tendenza

A fronte di una “deriva verso una concezione “etnica” piuttosto che “civica” dell’europeità”, per risolvere questi punti deboli, Pawel Zerka, policy fellow Ecfr, invita “tutti coloro che si considerano pro-europei” a costruire ed espandere canali di partecipazione tra diversi gruppi di cittadini in Europa, a rifiutare la concezione “etnica” dell’europeità concretizzando nello stesso tempo la concezione “civica”.

Segnali di speranza

Nonostante i punti deboli e alla minaccia di una deriva xenofoba, lo European Sentiment Compass del 2024 ha anche rilevato la persistenza di un forte sentimento europeo nella maggior parte dei 27 Stati membri, riflettendo i risultati degli studi Ecfr-Ecf del 2022 e 2023.

L’agenda Draghi

“Nelle ultime settimane – scandisce Zerka commentando lo studio – Mario Draghi ha dominato la conversazione a Bruxelles richiamando l’attenzione sulla necessità di rilanciare l’economia europea, che sta perdendo il suo vantaggio competitivo. Ma se l’economia è il motore dell’Ue, allora il sentimento europeo dovrebbe essere riconosciuto come il suo carburante. E ciò che sta accadendo ultimamente al sentimento europeo richiede molta attenzione. Altrimenti, rischiamo di rimanere senza carburante, o di andare avanti con carburante sporco”.


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