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Northrop batte Raytheon sulla difesa dai missili ipersonici

I missili ipersonici rappresentano una delle minacce più concrete del momento, vista la loro velocità e l’assenza di contromisure abbastanza rapide per intercettarli. La Difesa Usa cerca di accelerare i tempi e pensa a come proteggere i propri assetti da queste minacce, in particolare pensando alle proprie navi nel Pacifico

Le armi ipersoniche costituiscono una grave minaccia perché mettono in crisi i due capisaldi della difesa aerea: velocità di rilevamento e capacità di intercettazione. Un vettore che viaggia a diverse volte la velocità del suono lascia meno tempo per allertare i sistemi difensivi e la finestra di opportunità per l’intercetto si riduce alla fase di volo radente, vale a dire quando il missile plana prima di entrare nella parte terminale del proprio percorso. Per questo motivo il Pentagono è alla ricerca di un fornitore di intercettori Gpi (Glide phase interceptor) per neutralizzare i missili ipersonici, e la scelta è ricaduta su Northrop Grumman. L’Agenzia per la difesa missilistica (Mda) del Dipartimento della Difesa Usa ha selezionato l’azienda di West Falls Church per l’appalto, lasciando fuori la seconda in lizza, Raytheon. La decisione di procedere con un solo appaltatore risulta insolita nel panorama del procurement della Difesa Usa, ma le tempistiche ridotte stanno condizionando anche altri programmi di acquisizione. Il generale Heath Collins, capo della Mda, ha affermato che il Dipartimento della Difesa “ha dovuto prendere decisioni davvero difficili in materia di priorità e di risorse. … Noi non abbiamo fatto eccezione, quindi abbiamo dovuto rivedere il nostro equilibrio e prendere decisioni basate sulle capacità che abbiamo”.

I prossimi passi del Gpi e i timori degli Usa

“La decisione di oggi rappresenta un punto di svolta per la difesa durante la fase di volo radente”, ha affermato Collins. Il programma per lo sviluppo di un intercettore di missili ipersonici, portato avanti in collaborazione col Giappone, entra ora nella fase successiva, in cui l’Mda “dovrà valutare il rischio di quel design, le azioni correttive… o le attività di mitigazione che vogliamo intraprendere. E poi rifaremo il programma sulla base di questo, con una stima dei costi aggiornata e indipendente”.

Dal suo canto, Northrop ha dichiarato che continuerà a lavorare sul progetto, già in fase di sviluppo, pensato per i lanciatori Vls (Vertical launch system) dei cacciatorpedinieri Aegis, impiegando strumenti di ingegneria digitale per simulare le performance del sistema nei confronti dei vettori ipersonici. In ogni caso, pare che l’entrata in servizio del nuovo sistema non avverrà prima del 2035.

Tuttavia, data la rapida proliferazione di armamenti capaci di viaggiare oltre la velocità del suono, il Congresso degli Stati Uniti, che già nella Legge d’autorizzazione per la difesa nazionale 2024 aveva dato mandato all’Mda di raggiungere la piena capacità operativa entro il 2032, preme per accelerare i tempi. Benché gli Usa affermino di possedere alcuni strumenti per intercettare i vettori ipersonici nella fase terminale di volo, la sfida, per l’Agenzia, sarà quella di individuare rapidamente un’alternativa al Gpi per gli intercetti durante il volo radente. Benché la differenza possa sembrare minima, sul piano operativo si traduce in più tempo e occasioni per difendere i propri assetti.

Il pensiero del Congresso va ovviamente allo scenario dell’Indo-Pacifico, in cui la Cina detiene una superiorità navale numerica. In un momento in cui la cantieristica statunitense fatica anche solo a rispettare gli impegni già presi, la prospettiva di perdere navi preziose che non potrebbero essere rimpiazzate in caso di conflitto rappresenta un cruccio più che marginale per Washington. Fino a quando non verrà sviluppato e messo in produzione un ventaglio di sistemi di difesa dall’ipersonico, le Forze armate Usa non potranno considerarsi veramente pronte a “qualsiasi scenario”.


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