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Allarme artico. L’influenza cinese preoccupa il Congresso Usa

L’attività della Cina nell’Artico ha sollevato crescenti preoccupazioni al Congresso degli Stati Uniti. A preoccupare sono soprattutto gli aspetti riguardanti la difesa missilistica, il rilevamento di sottomarini e la localizzazione satellitare

Al congresso degli Stati Uniti le preoccupazioni per le attività cinesi nella regione artica sembrano essere in forte aumento, al punto da spingere alcuni membri del ramo legislativo a richiedere un maggiore impegno da parte del Dipartimento di Stato e di quello della Difesa nel contrastare questa minaccia crescente. In una lettera inviata mercoledì al Segretario di Stato Antony Blinken e al Segretario alla Difesa Lloyd Austin, il Comitato ristretto della Camera sul Partito comunista cinese ha esplicitamente affermato che la Repubblica Popolare Cinese “ha intensificato gli sforzi per cercare di accedere all’Artico e di esercitarvi un’influenza, espandendo anche le attività di ricerca civile-militare nella regione” in modi che potrebbero mettere in discussione la sicurezza degli Stati Uniti e dei loro alleati.

“L’Artico è fondamentale per gli interessi di sicurezza nazionale degli Stati Uniti e per la difesa della nostra patria, e dobbiamo lavorare con i nostri alleati per preservare gli impegni assunti con i trattati di difesa”, si legge nel documento della commissione, presieduta dai deputati John Moolenaar, rappresentante repubblicano del Michigan, e Raja Krishnamoorthi, rappresentante democratico dell’Illinois. In particolare, la commissione ha chiesto a Blinken e Austin di valutare il rischio per la sicurezza nazionale rappresentato dalla ricerca cinese alle Svalbard e in Islanda, e specialmente “in termini di difesa missilistica, rilevamento di sottomarini e capacità di localizzazione satellitare”, sulla base di alcuni studi specifici condotti da esperti della comunità strategica statunitense.

L’Artico rappresenta la rotta aerea più breve tra gli Stati Uniti e l’Eurasia. Questa posizione lo rende un territorio fondamentale per i sistemi di allerta precoce e per la difesa missilistica. E attività di ricerca come ad esempio quelle condotte dal China Research Institute of Radiowave Propagation (Crirp) presso la stazione Yellow River a Svalbard includono osservazioni ionosferiche, i cui dati possono migliorare le capacità dei sistemi radar over-the-horizon, utilizzati per rilevare l’arrivo di missili a lungo raggio e di velivoli.

Ma anche di naviglio di superficie o sottomarino. E il China-Iceland Arctic Observatory (Ciao) costruito dalla Repubblica Popolare in Islanda per monitorare le condizioni aurorali e ionosferiche, potrebbe essere utilizzato per potenziare l’efficacia dei radar Oth atti a rilevare sottomarini e navi a lunga distanza. La stazione Ciao copre in particolare l’area del cosiddetto Giuk Gap, un’importante rotta per traffico navale Nato, sin dai tempi della guerra fredda considerato cruciale per la sicurezza marittima e per la deterrenza strategica nella regione.

Infine la Cina sta anche utilizzando dati raccolti nell’Artico per sviluppare le sue capacità di tracciamento di satelliti e detriti spaziali. Il Crirp, in collaborazione con la People’s Liberation Army, ha condotto studi utilizzando i dati radar raccolti alle Svalbard per tracciare oggetti a bassa orbita, replicando in parte le funzioni dei sistemi radar statunitensi come lo Space Fence, ed esplorando come le onde radio si propagano attraverso la ionosfera artica, migliorando non solo i sistemi di comunicazione e navigazione satellitare, ma anche le capacità di rilevamento di obiettivi a lungo raggio.

Ma l’attività della Repubblica Popolare nel settore artico ha una portata che si estende ben oltre quella regionale. “Studiando la sicurezza delle infrastrutture spaziali nell’Artico, in una prima fase sono emersi sospetti su come numerose installazioni cinesi, seppur di natura apparentemente scientifica, potessero consentire forme di spionaggio, soprattutto nel settore della Signal Intelligence”, commenta per Formiche.net Nicolò Boschetti, ricercatore in sicurezza dei sistemi spaziali presso la Cornell University e autore di diverse pubblicazioni sul tema che hanno contribuito ad evidenziare il problema, “Una volta studiate le loro strumentazioni, è emersa l’ipotesi che esse in qualche modo ottimizzino l’attività di altre installazioni radar posizionate a migliaia di chilometri di distanza, e puntate verso Taiwan. Negli ultimi anni Pechino ha investito ingenti risorse per ammodernare e ampliare i propri sistemi radar puntati verso Taiwan, e più in generale verso il teatro del pacifico. Ed è possibile che le strutture realizzate per lo studio della ionosfera nell’artico europeo siano in realtà strumenti per ampliare le loro capabilities e aumentare il raggio e precisione dei loro sistemi grazie ad una migliore modellazione delle condizioni della ionosfera, fondamentale per il funzionamento dei radar Oth”.



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