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Brics Bridge, Putin cerca un ponte per superare le sanzioni

Alla riunione dei Brics, il presidente russo spinge per la fuga dalle monete europee. Tuttavia, come spiega Demarais (Ecfr), è difficile immaginare che gli strumenti finanziari dei Brics possano essere adottati su scala globale in tempi brevi

La creazione di un meccanismo finanziario alternativo è, come detto, il grande tema che accompagna questo vertice. Il progetto, chiamato “Brics Bridge”, riflette un interesse crescente a livello globale per le valute digitali come strumento per aggirare le sanzioni finanziarie occidentali.

Secondo Agathe Demarais, senior policy fellow del programma “Global Economy” dell’European Council on Foreign Relations, “la volontà dei paesi Brics di istituire un quadro di pagamento alternativo riflette l’interesse crescente per le valute digitali come strumento per aggirare le sanzioni finanziarie occidentali. Le valute digitali sono emesse dalle banche centrali e memorizzate nei portafogli elettronici degli utenti. Poiché non hanno legami con i meccanismi finanziari occidentali, queste valute digitali sembrano immuni agli strumenti economici statali occidentali, come le sanzioni”.

Il progetto Brics Bridge mira a collegare le banche centrali dei Paesi membri del gruppo per consentire lo scambio di valute digitali, facilitando così i flussi commerciali e riducendo l’uso del dollaro statunitense o di altre valute occidentali all’interno del blocco. Ciò rappresenterebbe un passo significativo nel tentativo di sganciarsi dal sistema finanziario dominato dall’Occidente, favorendo una maggiore integrazione economica tra le potenze emergenti.

In commenti ricevuti da Formiche.net, Demarais sottolinea che “nel lungo periodo, non c’è dubbio che meccanismi come il Brics Bridge potrebbero essere utili per la Cina, la Russia o altri Paesi nel nascondere transazioni sensibili alle autorità occidentali. Per esempio, relative a spedizioni di beni dual-use dalla Cina alla Russia”, che secondo il Carnegie ammontano a 300 milioni ogni mese. “Questi strumenti si affiancano agli sforzi già esistenti da parte dei nemici dell’Occidente per proteggersi dalle sanzioni attraverso la de-dollarizzazione”.

La Russia, ad esempio, utilizza ora valute non occidentali per circa l’80% dei suoi scambi commerciali transfrontalieri, rispetto al 20% di inizio 2022. Anche il sistema Swift, la rete globale che connette tutte le banche, è sempre meno utilizzato dai paesi Brics, con la Cina che ha già sviluppato un’alternativa chiamata Cips, che collega 1.600 banche a livello globale, comprese molte istituzioni finanziarie europee e americane. Tuttavia, come spiega Demarais, è difficile immaginare che gli strumenti finanziari dei Brics possano essere adottati su scala globale in tempi brevi. 

“Il dominio del dollaro statunitense nello scenario delle valute globali è consolidato, sia per le transazioni commerciali che per le riserve valutarie; oltre l’80% delle transazioni commerciali mondiali è fatturato in dollari Usa, che rappresentano anche quasi il 60% delle riserve delle banche centrali”, spiega l’esperta. Inoltre, i sistemi finanziari esistenti, come Swift, sono profondamente integrati nei quadri operativi della stragrande maggioranza delle banche globali.

Demarais osserva che “il gruppo Brics è composto da una miscela eclettica di paesi, con economie molto diverse e obiettivi geopolitici disparati. Questa situazione probabilmente peserà sulle ambiziose promesse del gruppo di approfondire l’integrazione finanziaria e monetaria”.

(Questa intervista è parte di “Indo Pacific Salad”, la newsletter curata da Emanuele Rossi che questa settimana si intitola “Brics or threats” e si occupa del vertice del gruppo ospitato da Vladimir Putin a Kazan. Per leggerla e iscriversi basta seguire il link)



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