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In Emilia-romagna il campo largo funziona, ma sarà a targhe alterne. Parla Pombeni

Un campo largo a geometria variabile. È questa la prospettiva per i partiti del centrosinistra alla prova delle elezioni regionali. I dissidi tra Conte e Grillo peseranno, mentre l’incontro tra il leader pentastellato e il candidato governatore de Pascale in Emilia-Romagna sancisce un percorso obbligato. A destra c’è fiducia, ma la prova della manovra sarà un bagno di realismo. Colloquio con il politologo di UniBo, Paolo Pombeni

Abituiamoci all’idea che il campo largo – o campo progressista, come piace chiamarlo alla segretaria del Pd, Elly Schlein – sarà sempre “a targhe alterne”. E d’altra parte le prime avvisaglie di un comportamento ondivago del leader pentastellato, Giuseppe Conte, le abbiamo già avute. Partiamo dall’ultimo, significativo, fatto politico: l’incontro tra lui e il candidato governatore dell’Emilia-Romagna per il centrosinistra, Michele de Pascale. Un po’ “era un passaggio obbligato”, un po’ “è la certificazione del fatto che in quella Regione, Conte non vuole perdere posizioni”. Lo dice a Formiche.net Paolo Pombeni, politologo dell’Università di Bologna e direttore della storica rivista il Mulino che parla esplicitamente di “modello Emilia-Romagna”.

Professore, Conte plana in territorio emiliano-romagnolo probabilmente perché è consapevole di come da quelle parte collaborare col Pd sia per lo meno necessario. 

Di più. In Emilia-Romagna probabilmente il centrosinistra vincerebbe anche senza l’apporto del Movimento 5 Stelle, magari pagando un prezzo altissimo in termini di astensione alle urne il che – è bene ribadirlo – non è mai un bel segnale. È chiaro, però, che per il centrosinistra la partita è più semplice in quei lidi rispetto ad altri territori.

Che tipo di scenario prevede per il campo largo nelle altre regioni?

Il campo largo sarà a targhe alterne. O a geometria variabile, a seconda degli umori e dell’opportunità politica. Conte non è nuovo a queste alchimie. Ma d’altra parte, storicamente, le coalizioni di centrosinistra sono piuttosto eterogenee.

A un certo punto, però, Pd e Movimento 5 Stelle dovranno trovare una sintesi. 

Va detto che questa scadenza elettorale arriva nel momento peggiore, perché Conte sta avviando il processo di “rifondazione” del Movimento. E questo in particolare in Liguria, dove resiste uno zoccolo duro di grillismo rampante, si farà sentire. Ma tutto sommato, rendendosi conto della situazione, si arriverà al punto in cui si renderà conto che stare con il Pd per tentare di creare un’alternativa di governo è indispensabile.

A proposito di governo. Questa mattina è stato pubblicato un sondaggio che certifica un’ulteriore crescita della coalizione di centrodestra in termini di gradimento per l’opinione pubblica. Come va letto questo dato?

Sicuramente il governo è ancora solido, benché anche la vicenda dell’elezione del giudice alla Corte Costituzionale certifichi che tutto sommato la premier Meloni non riesce sempre nell’intento di orientare le decisioni secondo la rotta che lei vorrebbe. È chiaro però che non essendoci una reale alternativa dall’altra parte – o meglio – essendoci un’opposizione che si regge esclusivamente sulle contrapposizioni ideologiche, l’esecutivo ha sicuramente più campo libero.

All’orizzonte si profila la grande prova della Manovra. Dove porteranno i “sacrifici” invocati dal ministro Giorgetti?

Per gran parte si tratta di una Manovra obbligata. Quando si entrerà nel vivo della discussione mi aspetto qualche uscita pirotecnica dei leader che dovranno recitare la loro parte in commedia dimostrando al proprio elettorato di riferimento di farsi carico di alcune battaglie. In realtà, si arriverà a un bagno di realismo. Non si possono scassare i conti dello Stato e, soprattutto, se vogliamo evitare di continuare a pagare a prezzi smisurati il nostro debito pubblico, bisogna restituire credibilità e fiducia ai mercati.



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