La prossima settimana, in occasione del summit dei Brics a Kazan, sulle rive del Volga, il Cremlino proporrà la creazione di una rete di banche per effettuare pagamenti e transazioni in valuta diversa dal biglietto verde. Tentando così di intaccare la sovranità valutaria americana. Un gioco, a dire il vero, già fallito una volta
Scalzare il dollaro dal trono delle valute globali. La Cina ne ha fatto la sua bandiera, la Russia si è offerta di fare la sua parte, creando i presupposti per una saldatura monetaria tra rublo e yuan. Per ragioni diverse da quelle cinesi, ben inteso: un Paese in guerra è sempre a rischio svalutazione e per salvaguardare il valore della moneta nazionale può essere utile affiancarla a una più forte, lo yuan. Il gioco, almeno per il momento, non è riuscito. Ma ecco che, nel corso del prossimo vertice dei Brics (dal 22 al 24 ottobre a Kazan, sulle rive del Volga), il blocco di economie alternativo e antagonista all’Occidente, Mosca tenterà un nuovo affondo.
Secondo quanto riportato da Reuters, infatti, il Cremlino ha intenzione di portare all’ordine del giorno la creazione di una piattaforma alternativa per i pagamenti internazionali che sia immune alle sanzioni occidentali. Le intenzioni della Federazione sono abbastanza chiare: il summit della prossima settimana nella città di Kazan, è già stato presentato da Mosca come prova del fallimento degli sforzi occidentali per isolare la Russia. E Mosca esige che altri Paesi collaborino con essa per revisionare il sistema finanziario globale e porre fine al predominio del dollaro statunitense.
Al centro di tutto ciò c’è la proposta di un nuovo sistema di pagamento basato su una rete di istituti commerciali, collegati tra loro, tramite le banche centrali dei Paesi Brics. Il sistema utilizzerebbe la tecnologia blockchain per archiviare e trasferire token digitali supportati da valute nazionali. Ciò, a sua volta, consentirebbe quindi di scambiare tali valute in modo semplice e sicuro, bypassando la necessità di transazioni in dollari. La Russia, poi, lo vede come un modo per risolvere i crescenti problemi nella regolazione dei pagamenti commerciali, anche con paesi amici come la Cina, dove le banche locali temono di poter essere colpite da sanzioni secondarie da parte degli Stati Uniti.
Tutto questo mentre il presidente Vladimir Putin è intenzionato a rafforzare gli stessi Brics, che si sono allargati fino a comprendere Egitto, Etiopia, Iran ed Emirati Arabi Uniti, oltre a Brasile, Russia, India, Cina e Sudafrica, come un potente contrappeso all’Occidente nella politica e nel commercio globali. E mentre, in terra russa, il ministero delle Finanze e la Bank of Russia hanno deciso di immettere sul mercato e nella pancia delle banche domestiche fino a 8,4 miliardi di rubli da convertire in yuan (controvalore di 5,3 miliardi).
Solo poche settimane fa, estate 2024, il mercato valutario russo ha dovuto affrontare una carenza di liquidità in yuan, poiché la domanda di moneta cinese ha superato l’offerta e le banche non sono riuscite a coprire le loro posizioni valutarie aperte. Questa carenza di liquidità ha raggiunto il picco a settembre, con il tasso sulle operazioni di riacquisto in yuan a un giorno che è salito a oltre il 212% in alcuni giorni di negoziazione. Di sicuro, sia per la Russia, sia per il Dragone non sarà possibile sganciarsi dal dollaro.