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Da Pyongyang a Kursk. Putin conferma l’arrivo dei nordcoreani in Russia

Il presidente russo ha confermato il dispiegamento di truppe nordcoreane in Russia (già arrivate nell’area di Kursk), inquadrandolo in un accordo strategico con Pyongyang di pochi mesi fa

“Non abbiamo mai dubitato che la leadership nordcoreana prenda sul serio i nostri accordi”. Con queste parole, pronunciate durante una conferenza stampa tenutasi giovedì 24 ottobre, il presidente russo Vladimir Putin forniva la conferma ultima e definitiva del dispiegamento di truppe della Corea del Nord in territorio russo, dopo che già il Segretario alla Difesa Usa Lloyd Austin, l’intelligence ucraina, e anche quella sudcoreana avevano tutti confermato, anche se in momenti diversi, l’arrivo di forze militari di Pyongyang. Le parole pronunciate dal leader del Cremlino facevano riferimento all’articolo 4 dell’accordo di partenariato strategico tra Mosca e Pyongyang, firmato a giugno ma ratificato dai legislatori russi soltanto ieri.

Tra le clausole incluse nel trattato, ve ne è una dalla formulazione relativamente ambigua che prevede l’assistenza reciproca nel caso in cui uno dei due Paesi fosse vittima di un attacco. “Per quanto riguarda le nostre relazioni con la Repubblica Popolare Democratica di Corea credo che, come sapete, oggi sia stato appena ratificato il nostro accordo di partenariato strategico. Che comprende l’articolo 4. Cosa e come faremo nel quadro di questo articolo è affar nostro”, ha aggiunto Putin.

Dopo aver fornito agli arsenali russi svuotati dalla guerra proiettili, munizioni d’artiglieria e altro tipo di materiale bellico, il coinvolgimento di Pyongyang nel conflitto ucraino raggiunge dunque un nuovo livello. In base alle informazioni disponibili, sembra che i soldati nordcoreani (che sarebbero stati camuffati da appartenenti a minoranze etniche asiatiche come i Buryat e gli Yakut durante lo spostamento verso occidente) saranno impiegati per contrastare le forze ucraine, che lo scorso agosto hanno condotto un’incursione di successo nella regione di Kursk, nel tentativo di ostacolare gli sforzi russi di avanzare nell’Ucraina orientale. Un simile dispiegamento risulterebbe, effettivamente, in linea con il vago articolo 4 già menzionato in precedenza.

Il servizio di intelligence militare ucraino ha dichiarato giovedì: “Le prime unità di militari della Repubblica Popolare di Corea, addestrate nei campi di addestramento della Russia orientale, sono già arrivate nella zona di combattimento della guerra russo-ucraina”. In particolare, il 23 ottobre 2024 è stata registrata la loro presenza nella regione di Kursk.

Gli esperti occidentali si sono dimostrati scettici sulla decisione di Putin di invocare il trattato. Il Financial Times riporta il commento lapidario di James Nixey, direttore del programma Russia di Chatham House, che l’ha definita una “spacconata autogiustificante”. “L’evidenza storica dimostra che la Russia è esperta in sofismi legali nei suoi tentativi di giustificare le proprie azioni”, ha affermato Nixey.


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