Il cancelliere tedesco oggi a Istanbul punta ad evitare che la Turchia si allontani troppo dall’Europa, anche perché rispetto allo scorso anno si registra un cambio di postura da parte di Ankara, che si è mostrata maggiormente collaborativa sui richiedenti asilo. Il dossier migranti può essere usato dalla Turchia come “merce di scambio” per ammorbidire le rigidità teutoniche sui Typhoon
Non c’è soltanto la situazione in Medio Oriente e il dossier migranti al centro della visita del cancelliere Olaf Scholz a Istanbul: Recep Tayyip Erdogan ha messo sul tavolo la questione degli aerei da guerra Eurofighter che la Turchia vorrebbe acquistare (dopo gli F16 Usa). Un tema delicato, dal momento che si intreccia con le ambizioni smisurate di Ankara nella macro regione in cui opera e con la doppia contingenza delle guerre a Gaza e Kyiv, ambiti dove Erdogan vuole recitare un ruolo non secondario, senza dimenticare il convitato di pietra: il gas nel Mediterraneo orientale.
Offerte e richieste
Il cancelliere tedesco è alla fine del suo mandato, per cui difficilmente potrà fare promesse di lungo periodo a Erdogan dal momento che in Germania si dovrebbe votare il prossimo anno e tutti i sondaggi danno in vantaggio il popolare Friedrich Merz. Ciononostante, Scholz punta ad evitare che la Turchia si allontani troppo dall’Europa, anche perché rispetto allo scorso anno si registra un cambio di postura da parte di Ankara, che si è mostrata maggiormente collaborativa quando si e trattato di riprendere in carico i richiedenti asilo turchi respinti.
Il dossier migranti può essere usato dalla Turchia come “merce di scambio” per ammorbidire le rigidità teutoniche sui Typhoon, argomento complesso perché investe una molteplicità di soggetti e di situazioni.
Dal ministero della Difesa turco emerge la volontà di portare il dossier al tavolo dell’incontro, sia per mettere in campo i preparativi tecnici sia per programmare per tempo l’acquisizione pianificata dei caccia, dopo che un anno fa Ankara aveva annunciato di aver discusso della questione con i membri del consorzio Eurofighter (Italia, Germania, Gran Bretagna e Spagna, con le aziende Leonardo, Airbus, BAE Systems). Ma dopo quegli abboccamenti non vi erano stati progressi a causa del no tedesco.
Il potenziamento turco
Qualcosa potrebbe essere cambiato a seguito dell’inasprimento delle tensioni in Medio Oriente, soprattutto nella consapevolezza tedesca circa il ruolo di soggetto cuscinetto che la Turchia può avere. Già un mese fa, in occasione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite a New York, Erdogan aveva incontrato il cancelliere tedesco a cui aveva ribadito i termini della questione.
Quest’anno gli Stati Uniti hanno raggiunto un accordo con Erdogan per 40 jet F-16 e 79 kit di modernizzazione per gli F-16 già in uso all’aeronautica turca, ma solo dopo che la Turchia aveva detto sì alla richiesta della Svezia di fare ingresso nella Nato.
Le preoccupazioni dei soggetti mediterranei limitrofi alla Turchia, come Cipro e Grecia, non sono secondarie a questo punto: la Grecia, dal canto suo, dopo aver acquistato 24 caccia Rafale dalla Francia, riceverà anche gli F-35 da Washington perché stato centrale nelle dinamiche balcaniche e mediterranee. Atene tra l’altro è coinvolta strettamente a livello Nato nelle richieste dei Paesi Baltici di monitorare i propri cieli, proprio alla luce dei nuovi caccia.
I rischi
Atene è direttamente coinvolta nelle relazioni militari con i partner regionali: si sta svolgendo in questi giorni l’esercitazione congiunta Medusa, coinvolgendo forze aeree, navali, di difesa aerea e forze speciali di Egitto, Grecia, Cipro, Francia e Arabia Saudita. Italia, Bahrein, Ruanda, Bulgaria e Marocco partecipano alle esercitazioni in qualità di osservatori.
Sul dialogo tra Ankara e Atene si registrano delle novità, che potrebbero intrecciarsi con la questione in discussione oggi ad Istanbul. Il governo greco e quello turco provano a cercare un delicato equilibrio con l’obiettivo di trovare una soluzione alla delimitazione della piattaforma continentale zee (zona economica esclusiva). Infatti il prossimo 8 novembre, a due anni dall’inizio del processo di riavvicinamento delle relazioni greco-turche, i ministri degli Esteri dei due Paesi si incontreranno nuovamente per la delimitazione della piattaforma continentale.
Cipro, soggetto primario nell’intervento umanitario a Gaza e nel controllo logistico che Usa e Regno Unito effettuano sulla Striscia, è ancora sotto lo scacco delle provocazioni turche circa la parte occupata a nord, oltre che essere bersaglio delle attenzioni turche dal momento che possiede cospicui giacimenti di gas, il cui sfruttamento è stato al momento congelato dall’inizio della guerra a Gaza. Non si parla più, infatti, né del gasdotto EastMed né di alternative per lo sfruttamento del gas presente nelle acque del Mediterraneo orientale.