Chiudere l’anno con un Pil dell’1% è tutt’altro che un’utopia, in Europa c’è chi sta messo molto peggio, Germania in primis. Tutta l’industria deve contribuire alla manovra, non solo le banche. Ed entro dicembre una nuova quota di Mps andrà sul mercato
Una crescita dell’1% è ancora possibile per l’Italia. E non sarebbe nemmeno un pessimo risultato, se si pensa per un solo istante alle condizioni disastrose della Germania. Al Tesoro, in questi giorni, si lavora alla manovra, che entro il 20 settembre va ultimata per essere presentata in Parlamento e alla Commissione europea. I soldi sono pochi, i capisaldi rimangono il riassetto delle aliquote Irpef e il rifinanziamento del taglio al cuneo. Il resto, saranno solo interventi di chirurgia contabile, un taglia e cuci mirato.
Ma nonostante la gittata modesta della finanziaria, improntata, vale la pena ricordarlo, alla prudenza massima, il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, si è detto ottimista sul mantenimento dei target di crescita fissati dal governo nell’ultimo Documento di economia e finanza. “Continuiamo a ritenere che l’obiettivo della crescita dell’1% sia realistico”, ha chiarito il responsabile del Tesoro in un’intervista a Bloomberg. “Se non sarà 1%, sarà molto, molto prossimo a quel risultato. Tutta la vecchia Europa non cresce secondo le aspettative, ma in questo quadro noi facciamo meglio di altri”.
Secondo Giorgetti, “oggi l’andamento conferma queste aspettative: è chiaro che c’è una situazione complessiva a livello internazionale, con la crisi in Medio Oriente che inevitabilmente condizionerà l’economia mondiale e italiana e c’è l’andamento non particolarmente felice di una economia come quella tedesca che impatta sulle forniture italiane. La manifattura e l’industria non va bene, ma oggi è più che compensata dall’andamento dei servizi”.
Il discorso si è poi spostato sulle risorse da mettere a copertura della manovra. E qui il ministro ha voluto sgombrare il campo dai dubbi che vogliono un nuovo prelievo sugli extraprofitti delle banche, generati anche grazie al rialzo dei tassi. Non solo gli istituti, anche altri settori dell’economia dovranno, eventualmente, dare il loro sostegno. Per Giorgetti, dunque, anche il settore della Difesa rientra tra quelli che, avendo beneficiato delle condizioni di mercato, saranno chiamati a dare il proprio contributo alla prossima manovra.
“Esiste l’articolo 53 della Costituzione, dove tutti sono chiamati a contribuire per le loro possibilità alle necessità delle nazioni e andare a tassare i profitti a chi li ha fatti, è uno sforzo che tutto il sistema paese deve fare. Ci rivolgiamo a tutti, prevalentemente taglieremo spese ma un concorso per quanto riguarda le entrare ci sarà. Non ci sarà più la narrativa come in passato sugli extra profitti bancari dal momento che in quel momento le banche facevano più profitti. Paradossalmente, oggi l’industria di chi produce armi, con tutte queste guerre. Uno può dire che va particolarmente bene, è una situazione di mercato favorevole, produce utili superiori. Sono convinto che alla fine troveremo una situazione equilibrata”.
Ma non è finita qui. Nei piani del governo, sempre in ottica risorse, c’è l’ulteriore diluizione nel Monte dei Paschi, collateralmente alla discesa nel capitale di Poste, dopo l’ottimo collocamento di una quota in mano pubblica di Mps, lo scorso novembre. “Entro fine anno prevediamo di collocare un’altra quota di Mps. Sul fronte delle privatizzazioni abbiamo già in cantiere alcune operazioni, sarà un autunno-inverno denso, ci sarà la tranche di Poste, poi ci sarà un’altra tranche di Mps. “La prospettiva è sempre quella di creare un prodotto industriale nel medio periodo, è quello che ci chiede il sistema. Mps ha beneficiato di condizioni particolari, la situazione dei tassi ha permesso di uscire da questa situazione brillantemente, quindi la collocazione di successo che abbiamo eseguito testimonia che l’operazione è riuscita. Adesso, per mettere la ciliegina sulla torta, Mps può e deve diventare un player nel sistema bancario italiano”.