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Meloni promossa su politica estera ed economica. Ma sulle riforme… Il bilancio di Castellani

In due anni di governo, prevalgono gli elementi positivi rispetto a quelli negativi anche se occorrerebbe più coraggio sul versante delle riforme economico-sociali e più chiarezza nell’affrontare il tema della spesa pensionistica. Bene il posizionamento in politica estera, così come la prospettiva economica orientata alla salvaguardia dei conti pubblici. Le riforme istituzionali vanno a rilento anche per le divisioni della coalizione. Il commento del politologo della Luiss, Lorenzo Castellani

Gli elementi positivi, in questi due anni di governo, superano quelli negativi. Fra i punti a favore, senz’altro il posizionamento internazionale dell’Italia all’interno dell’Alleanza Atlantica e con un ottimo legame con la Casa Bianca e la diplomazia americana. Tutto sommato anche con le altre cancellerie dei principali paesi occidentali.

Di positivo c’è senz’altro il Piano Mattei, anche se la sua attuazione è ancora incerta. Si tratta comunque di un segnale di attenzione verso l’interesse nazionale nel Mediterraneo, che è il nostro unico spazio reale d’azione possibile. Anche il rapporto con l’Unione Europea va letto in chiave positiva, non essendosi mai deteriorato nonostante due parti su tre della maggioranza italiana fossero formalmente all’opposizione in Europa.

Nonostante questo, Giorgia Meloni ha costruito un ottimo rapporto con Ursula von der Leyen.

Positivo anche l’approccio alla politica economica, adottato da questo governo. Lo spread è ai minimi e le agenzie di rating – per quel che vale – esprimono un giudizio positivo. L’esecutivo ha condotto alcune politiche di contenimento della spesa, togliendo il reddito di cittadinanza, frenando il Superbonus, ha tenuto il debito sotto controllo e nel rispetto delle regole europee.

Parallelamente, ha destinato quelle poche risorse disponibili, a favore dei lavoratori, del ceto medio e delle imprese.

Sul piano delle criticità, non vedo un grande slancio riformista sul piano socio-economico nel senso che il governo dovrebbe affrontare con maggiore decisione la questione legata alla spesa pensionistica.

In alcuni settori potrebbe ridurre la spesa pubblica, favorire le liberalizzazioni – e penso in particolare ai servizi pubblici locali e ai trasporti – che aiuterebbero anche il dinamismo del paese e la riduzione della spesa dello Stato.

Le uniche riforme intraprese, dall’esito incerto, sono quelle istituzionali. Tanto sulla giustizia, quanto su premierato e autonomia differenziata non c’è grande accordo nella coalizione.

Questa differenza di sensibilità rendono l’avanzamento delle riforme più lento. Non solo. C’è il concreto rischio che queste riforme possano essere “cancellate” o dalla Corte Costituzionale o dai referendum.

Anche qualora l’autonomia superasse il referendum abrogativo, resta il grande punto interrogativo del finanziamento di questa misura che non è a saldo invariato, ma che invece prevede di incassare meno dalle regioni del Nord e spendere di più dalle regioni del Sud.

Tornando agli aspetti positivi, c’è senz’altro il dossier migrazione e anche questo è riconducibile a un buon rapporto con l’Unione Europea. Il progetto albanese è stato sostenuto dalla Commissione europea e dai governi di altri Paesi membri dell’Unione. Non necessariamente Paesi guidati da governi di centrodestra, ma anche dal centro e dalla sinistra. Ora, vedremo come si risolverà la questione con i magistrati. Ma poteva essere un buon successo sul piano diplomatico da parte di Giorgia Meloni.

Da ultimo, mi permetto di sottolineare che forse questo governo avrebbe bisogno di più coraggio sul piano delle riforme economico-sociali per guardare più avanti e avere più lungimiranza. Però, nel complesso, i punti a favore superano quelli negativi a maggior ragione considerando i presupposti con cui questo governo era partito.

I partiti che ora stanno al governo inizialmente erano considerati di simpatie fasciste, euro scettici, pericolosi per l’ordine internazionale. Tutti questi dubbi sono stati smentiti e, anzi, Meloni gode di tanta credibilità internazionale.


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