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Hamas e il vuoto di potere dopo la morte di Sinwar

Non c’è scampo per i capi dei terroristi islamici che hanno compiuto i massacri del 7 ottobre dello scorso anno in Israele. Braccati ed eliminati ad uno a uno come l’ultimo capo di Hamas, Sinwar fatto saltare in aria nel bunker di Gaza dove si nascondeva. L’analisi di Gianfranco D’Anna

Ancora uno strike di capi terroristi al tragico bowling della guerra senza quartiere scatenata da Israele contro Hamas ed Hezbollah. Una dopo l’altra saltano in particolare le teste dei capi di Hamas. L’ultimo leader Yahya Sinwar è stato eliminato nel corso di un blitz dell’intelligence israeliana a Gaza.

Dopo la cautela, la certezza della conferma da parte dell’Idf, l’Israeli defence force, che oltre all’arco dentario ha verificato il dna del corpo di uno dei tre esponente di spicco del gruppo terroristico islamico colpiti a morte in raid coordinato fra aeronautica e commandos delle unità speciali.

A tre mesi dall’eliminazione dell’altro leader di Hamas, Ismail Haniyeh, fatto saltare in aria il 31 luglio da un’ordigno collocato nel suo appartamento blindato a Teheran, i servizi segreti e le forze armate dello stato ebraico hanno individuato il nascondiglio di Sinwar in un bunker all’interno di un edificio di Gaza, che è stato circondato e distrutto.

Talmente crudele anche con i suoi uomini e la popolazione palestinese da essere definito il “macellaio di Khan Yunis”, Sinwar era il capo dei capi dell’ala intransigente e più sanguinaria di Hamas, responsabile diretto degli orribili massacri compiuti del 7 ottobre dello scorso anno contro donne, bambini e gli abitanti dei vari centri israeliani a ridosso della striscia di Gaza.

Hanyeh e Sinwar erano i leader del Politburo di Hamas, il consiglio di 15 membri, con sede in Qatar. Hanyeh era il teorico della jihad terroristica, mentre Sinwar guidava sicari, attentatori e combattenti di Hamas.

Colpo su colpo, dall’estate scorsa Israele ha decapitato oltre Hamas pure il gruppo terroristico degli Hezbollah libanesi anche loro finanziati, armati e coordinati dall’Iran, nei cui confronti Gerusalemme sta per lanciare un’attacco su vasta scala contro basi militari e infrastrutture strategiche in risposta al lancio di oltre 180 missili da parte di Teheran contro Israele come rappresaglia per l’eliminazione a Beirut di Hassan Nasrallah, il 64enne leader delle milizie libanesi, braccio operativo grondante di sangue assieme ad Hamas, del regime islamico dell’Iran.

Mentre l’esercito israeliano continua ad avanzare in Libano per smantellare le basi e i depositi di armi degli Hezbollah, l’eliminazione di Sinwar potrebbe determinare un vuoto di potere fra i fondamentalisti islamici di Gaza, anche se la dottrina della guerra su guerra del premier israeliano Benjamin Netanyahu sta innescando l’ennesima eruzione, una delle più violente e incontrollabili, del vulcano del conflitto del medio oriente, il vulcano di tutte le guerre.


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