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Il Cavour in India marca la forza della partnership Roma-New Delhi

La tappa indiana del Cavour, nel quadro della missione nell’Indo Pacifico, è un passaggio fondamentale, che rafforza la partnership strategica tra Roma e New Delhi, consolidando il ruolo italiano nell’Indo Mediterraneo. Sicurezza (marittima, ma non solo), industria della difesa, cultura, e attività umanitarie sono i pilastri della cooperazione, descritta dall’ambasciatore Bartoli

“Sono entusiasta di avere qui il Cavour e l’Alpino […] due navi che sono una vetrina della nostra eccellenza industriale”, dice Antonio Bartoli, da pochi mesi ambasciatore italiano a New Delhi, commentando l’arrivo a Goa del carrier strike group italiano che sta completando la sua prima, storica missione nell’Indo-Pacifico.

La visita indiana non poteva mancare. Roma e New Delhi stanno vivendo uno dei momenti più prosperi della relazione bilaterale, con l’elevazione a strategic partnership dei rapporti durante la visita (un anno fa) della presidente del Consiglio Giorgia Meloni. È stato un segnale evidente della crescente importanza dell’India per l’Italia, sia in termini geopolitici che economici — e probabilmente viceversa.

Questa cooperazione si inserisce in un contesto ampio, quello dell’Indo Mediterraneo, una regione di naturale proiezione geostrategica dei due Paesi, cruciale per il commercio globale, soprattutto per quanto riguarda il traffico marittimo e la connettività digitale. I cavi sottomarini Blue-Raman, che collegheranno Genova a Mumbai, rappresentano per esempio uno dei simboli più concreti con cui i destini indo-italiani si agganciano.

“La visita è la prova dell’impegno dell’Italia ad approfondire la cooperazione con i Paesi partner, garantendo la sicurezza degli spazi internazionali e la libertà di navigazione e rafforzando la nostra capacità di operare in contesti multilaterali”, aggiunge Bartoli.

L’Italia, infatti, ha incrementato significativamente la sua presenza navale nell’Oceano Indiano occidentale, partecipando a operazioni congiunte come la EuNavFor Atalanta, e collaborando con il Information Fusion Centre indiano. La recente visita del Francesco Morosini a Mumbai e ora delle navi Cavour e Alpino, insieme all’organizzazione di esercitazioni bilaterali (già iniziate da tempo, come PassEx), è un chiaro segno della volontà di rafforzare le capacità di difesa e di interoperabilità con l’India.

“La difesa è il settore prioritario dell’agenda di cooperazione bilaterale tra Italia e India. La presenza delle due navi testimonia l’importanza che l’Italia attribuisce alla regione indo-pacifica”, spiega Bartoli. E proprio su questo fronte, un accordo di cooperazione sulla difesa, firmato nell’ottobre del 2023, getta le basi per una collaborazione ancora più profonda. Le aziende italiane, come Leonardo e Fincantieri, giocano inoltre un ruolo cruciale in questo partenariato, con progetti che spaziano dalla ricerca industriale alla sicurezza marittima, fino all’integrazione nell’ambiziosa iniziativa “Make in India”, che spinge sullo sviluppo della capacità industriale locale — e parte proprio dal tema dell’industria militare, sulle cui eccessive dipendenze dall’estero (leggasi: Russia) New Delhi sta assumendo consapevolezze.

Non a caso, durante la visita a Goa, a bordo del Cavour si è tenuto l’Italy-India Defence Industry Forum, un evento che ha visto la partecipazione delle principali aziende italiane della difesa. Il forum ha sottolineato l’importanza della cooperazione tra Italia e India nel settore, in un momento in cui entrambe le nazioni si trovano a fronteggiare sfide complesse, molte della quelli in evoluzione nel bacino indo-mediterraneo — facendo della geopolitica marittima un elemento comune e della Marina un driver centrale nella cooperazione.

Vas Shenoy, Chief Representative for Italy della Indian Chamber of Commerce, e tra i relatori del forum, ha descritto il clima respirato a Goa con Formiche.net: “L’Indo Mediterraneo è di fondamentale importanza per l’India e l’Italia, soprattutto date le attuali sfide geopolitiche. La missione del Cavour e Alpino nell’Indo Pacifico dimostra ulteriormente l’impegno dell’Italia per un Foip e l’importanza che la presidente Meloni attribuisce all’India”.

“Foip” è la forma in acronimo di “Free and open Indo-Pacific”, mantra che ha assunto valore totale nell’approccio strategico alla regione dei Paesi occidentali e like-minded. Lo slogan Free and Open Indo-Pacific è stato introdotto per la prima volta dall’ex primo ministro giapponese Abe Shinzo durante il 6° Tokyo International Conference on African Development tenutosi a Nairobi, Kenya, nell’agosto 2016. Abe ha poi ulteriormente elaborato il concetto, che promuove la libertà di navigazione e la cooperazione inclusiva nella regione, durante vari eventi, inclusi quelli del Raisina Dialogue. Il suo obiettivo era unire le regioni dell’Oceano Indiano e Pacifico in un’unica visione strategica, contrastando l’influenza crescente della Cina e promuovendo un ordine internazionale basato sulle regole. A distanza di un decennio, la visione illuminata di Abe si sta concretizzando, e l’Italia cerca i propri spazi in essa.

Il commento di Shenoy stesso evidenzia come la missione del gruppo navale italiano nell’Indo Pacifico, e l’organizzazione di attività specifiche come il forum al porto di Goa, siano testimonianza concreta dell’impegno italiano verso una strategia di sicurezza nel contesto della Foip. Un approccio chiaramente condiviso anche da New Delhi, che rappresenta un pilastro nella politica estera italiana verso l’Indo Pacifico, che non può passare per l’ambiente geostrategico più prossimale alla Penisola, l’Indo Mediterraneo appunto.

Parallelamente, l’Italia ha ormai un ruolo di riferimento in altre iniziative strategiche. Un esempio è il corridoio Imec (India-Middle East-Europe Economic Corridor), un progetto geoeconomico che ha il potenziale di trasformare le relazioni commerciali nella regione, garantendo una maggiore prosperità e sicurezza per i paesi partecipanti. L’Italia ha in progetto investimenti infrastrutturali, che non solo collegano l’India all’Europa, ma che hanno anche importanti ramificazioni in Africa, coinvolgendo Paesi come Egitto, Etiopia e Kenya, giocati in ottica Piano Mattei, e integrabili con i grandi programmi come il Pgi del G7 o il Global Gateway europeo.

Oltre a queste importanti partnership economiche e di sicurezza, esistono profonde connessioni culturali tra i due Paesi. Come sottolineato da Bartoli, la lunga storia di relazioni tra Italia e India si riflette anche negli scambi tra persone, con importanti collaborazioni culturali, accademiche e turistico-commerciali che continuano a rafforzare questo feeling bilaterale. “Questi legami risalgono a un’antica storia di amicizia”, conclude l’ambasciatore, “e ogni nuova interazione offre ispirazione per un’ulteriore crescita e sviluppo in ambito culturale, educativo e commerciale”.

Nell’ambito di questa interazione socio-culturale, il Cavour ha assunto anche un importante ruolo umanitario. A bordo della nave, un team di medici italiani, in collaborazione con l’organizzazione Smile House Foundation, ha realizzato interventi maxillofacciali su bambini affetti da gravi malformazioni fisiche. Il progetto, noto come “Smile”, ha permesso a numerosi bambini di Goa di ricevere cure essenziali per migliorare la qualità della loro vita. Questa iniziativa racconta di come l’impegno dell’Italia sulla propria strategia “Go East” non si giochi solo sul fronte della sicurezza, ma assuma via via dimensione più ampia.

La missione del Cavour infatti non rappresenta solo un’operazione militare, ma un chiaro esempio di Naval Diplomacy, dove il sistema di difesa italiano diventa un simbolo del “sistema-Paese”. Questa proiezione di potenza marittima non solo rafforza la posizione italiana nella regione, ma ne implementa lo standing internazionale. La tappa a Goa nello specifico dimostra anche come Italia e India siano naturali moltiplicatori della reciproca influenza geostrategica nella regione indo-mediterranea. Le condizioni di insicurezza crescente in queste acque hanno infatti un impatto diretto tanto sulle quotidianità locali quanto sulla stabilità della geoeconomia globale.



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