Nel 2025, la Russia aumenterà la spesa per la difesa del 25%, raggiungendo livelli record, segnalando una crescente priorità verso il conflitto in Ucraina e il confronto con l’Occidente. Mentre la spesa sociale subisce tagli significativi
Nel 2025 la Russia prevede di aumentare la spesa per la difesa, stanziando la cifra record di tredici triliardi e mezzo di rubli (pari circa 145 miliardi di dollari), superiore di quasi il 25% rispetto ai 10,8 miliardi di rubli stanziati per quest’anno. Il significato politico-strategico dietro a questa scelta è chiaro: la dirigenza russa è sempre più determinata a proseguire l’invasione dell’Ucraina, e a intensificare i toni del confronto con l’Occidente. Secondo i documenti di bilancio pubblicati dal ministero delle Finanze di Mosca, le risorse saranno destinate al processo di procurement delle forze armate, al pagamento degli stipendi e al sostegno del settore della difesa, anche se i dettagli di tali fondi rimangono in gran parte riservati.
Il bilancio del 2025 riflette un fenomeno che alcuni esperti chiamano “keynesismo militare”, dove la produzione di armamenti per il fronte ucraino ha alimentato un boom dei consumi interni. Ciò ha portato anche ad avvertimenti su possibili aumenti dell’inflazione e carenze di manodopera. Questo processo è stato sostenuto da una crescita economica del 3,6% lo scorso anno, nonostante le sanzioni occidentali che molti ritenevano avrebbero paralizzato l’economia russa. Le previsioni per il 2024 indicano che il prodotto interno lordo si manterrà su livelli simili.
Anton Siluanov, ministro delle Finanze, ha dichiarato che nel suo complesso il bilancio è principalmente orientato al “sostegno sociale”, in linea con una serie di pagamenti una tantum e misure a favore della popolazione annunciate da Putin prima delle elezioni presidenziali di marzo 2024. Tuttavia, la spesa sociale scenderà dai 7,7 miliardi di rubli di quest’anno ai 6,5 miliardi del prossimo, mentre la spesa per la difesa supererà quella sociale per il terzo anno consecutivo. Questo squilibrio evidenzia la crescente priorità assegnata alla difesa rispetto al benessere dei cittadini russi.
“L’anno scorso i burocrati hanno dovuto fingere che la cosiddetta ‘operazione speciale’ si sarebbe conclusa rapidamente, ma è chiaro che non è più così. Ora la finzione è finita. I guanti sono stati tolti. Non sentono più il bisogno di fingere che ci possa essere un ritorno alla normalità in tempi brevi” è il commento sulla questione rilasciato al Financial Times da Elina Ribakova, senior fellow del Peterson Institute for International Economics.
Per quanto riguarda le entrate energetiche, Siluanov ha riferito che la Russia sta progressivamente riducendo la sua dipendenza dal petrolio e dal gas, prevedendo che i proventi scenderanno dagli 11,3 miliardi di rubli di quest’anno a 9,8 miliardi entro il 2027. Nonostante il tetto al prezzo del petrolio fissato a sessanta dollari al barile dai Paesi del G7, la Russia ha spesso trovato il modo di vendere il petrolio a prezzi superiori (ad esempio ricorrendo alla cosiddetta flotta fantasma), continuando a generare entrate sufficienti a sostenere la propria economia di guerra.
Il ministero delle Finanze ha inoltre stanziato 3,5 miliardi di rubli all’anno per la sicurezza interna, portando la spesa complessiva per difesa e sicurezza a circa il 40% del bilancio russo. Sebbene si preveda un leggero calo della spesa per la difesa nel 2026 e nel 2027, i livelli di finanziamento rimangono significativamente elevati rispetto agli anni precedenti all’invasione dell’Ucraina.