Il ministro della Difesa, Guido Crosetto, ha convocato d’urgenza l’ambasciatore israeliano a Roma, dopo gli attacchi che hanno coinvolto i Caschi blu della missione Unifil, come confermato dal portavoce della missione Onu
Israele ha preso di mira e colpito tre basi della missione Unifil schierata nel sud del Libano. A confermarlo è stato all’Ansa il portavoce della missione Onu, Andrea Tenenti. Secondo quanto riferito a essere state colpite sono due basi italiane a il quartier generale della missione. Stando a quanto riportato da fonti dell’Intelligence militare libanese, le Forze di difesa israeliane avrebbero aperto il fuoco sui bunker dei Caschi blu, danneggiando i sistemi di comunicazione tra le basi e il comando Unifil a Naqura. L’incidente ha portato il ministro della Difesa, Guido Crosetto, a convocare d’urgenza l’ambasciatore di Israele in Italia “per gli eventi occorsi alle basi Unifil dove opera il personale italiano”.
Come riferito dal ministro: “Già dalle prime ore di questa mattina ho contattato il ministro della Difesa Israeliano, Yoav Gallant, per protestare con lui e ricordargli in modo fermo che quanto sta avvenendo nei pressi delle basi italiane di Unifil nel Sud del Libano e, in generale, verso il contingente Unifil a partire dagli spari contro il quartier generale di Unifil è, per me e per il governo italiano, inaccettabile. Anche se ho ricevuto garanzie sulla massima attenzione alla sicurezza del personale militare ho ribadito che deve essere scongiurato ogni possibile errore che possa mettere a rischio i soldati, italiani e di Unifil. Nell’ambito delle mie prerogative, oggi pomeriggio, ho convocato anche l’ambasciatore di Israele in Italia con cui ho fermamente protestato chiedendogli di rappresentare formalmente al ministro della Difesa ed al capo delle Forze armate israeliane che quanto sta accadendo nel Sud del Libano, verso il contingente, il quartier generale e, in particolare, verso le basi italiane di UNIFIL non è assolutamente ammissibile, oltre che in netto contrasto al Diritto Internazionale e in aperta violazione della Risoluzione 1701”.
Crosetto è entrato anche nel merito degli incidenti avvenuti presso le basi Unifil 1-31 e 1-32A: “Nessun militare italiano è stato coinvolto. Ieri, in serata, militari regolari dell’Idf avevano neutralizzato alcuni componenti del sistema di video sorveglianza presso la base 1-31, il sistema di illuminazione e un ripetitore radio presso la base 1-32A con il tiro di armi portatili. Stamattina, poi, alcuni colpi di armi portatili hanno colpito l’interno della base 1-31, su cui è seguito il sorvolo di un drone. La situazione è attualmente sotto controllo, il personale è in sicurezza. Tuttavia, questi incidenti sono intollerabili, devono essere accuratamente e decisamente evitati. Per tali motivi ho protestato con il mio omologo israeliano e con l’ambasciatore di Israele in Italia. Stamane ho trasmesso una comunicazione formale alle Nazioni Unite per ribadire l’inaccettabilità di quanto sta accadendo nel Sud del Libano e per assicurare la piena e costruttiva collaborazione dell’Italia a tutte le iniziative militari volte a favorire una de-escalation della situazione e il ripristino del diritto internazionale. La sicurezza dei militari italiani schierati in Libano rimane una priorità assoluta per me e per tutto il governo italiano, affinchè i paecekeeper italiani continuino la loro opera di mediazione e di sostegno alla pace e alla stabilità del Libano e dell’intera regione”.
Anche il presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, segue da vicino la situazione, e ha avuto un colloquio telefonico con il comandante del Settore ovest di Unifil, generale Stefano Messina, dal quale ha ricevuto un aggiornamento sulla missione e sulla situazione del nostro contingente in Libano. Il governo ha protestato con le autorità israeliane e ha ribadito con fermezza che quanto sta accadendo nei pressi della base del contingente Unifil non è ammissibile. Oltre che con Crosetto, Meloni è in contatto con il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, e ha espresso la forte vicinanza, sua personale e del governo, ai militari italiani. Meloni ha anche ricordato che gli italiani continuano a prestare un’opera preziosa per la stabilizzazione dell’area, in aderenza al mandato delle Nazioni Unite. Il governo “nel confermare il ruolo fondamentale di Unifil nel sud del Libano, continua a lavorare per la cessazione delle ostilità e alla de-escalation della regione.
Presso il quartier generale, invece, almeno due Caschi blu indonesiani sarebbero rimasti feriti: la torretta di osservazione dove si trovavano, infatti, sarebbe stata centrata dal fuoco di un carro armato israeliano. Presso i due avamposti italiani, invece, sarebbero state distrutte le telecamere di sorveglianza, colpite da armi portatili. Dei circa diecimila caschi blu schierati in Libano, L’Italia è il primo Paese contributore di truppe, con circa 1200 militari presenti. Attualmente strutturati sulla base della brigata Sassari, sono presenti nel sud del Libano, parte dello sforzo Onu per assicurare la stabilità del volatile confine con Israele.
L’escalation arriva dopo poche settimane dall’incidente che avrebbe visto un colpo israeliano sfiorare di appena cinquecento metri la base Onu di Mansouri, un altro avamposto protetto dai militari italiani. A ottobre dell’anno scorso un missile, deviato, aveva colpito senza nessuna conseguenza il quartier generale della missione Unifil a Naqoura, undici chilometri più a sud rispetto alla base italiana dove si trovano i militari dell’operazione Leonte XXXIV.
In quell’occasione il ministro Crosetto aveva parlato della possibilità di un “coinvolgimento accidentale” causato da “l’incremento del livello e dell’intensità degli scontri”. Tuttavia, aveva anche chiarito che “Unifil non è l’obiettivo diretto degli attacchi” e “in questo momento la presenza dei nostri militari è un elemento di garanzia che speriamo possa indurre le parti a una de-escalation, creando le condizioni per riaprire il dialogo e avviare la mediazione”. In seguito all’incidente, il ministro degli Esteri, Antonio Tajani, aveva riferito di aver parlato con l’omologo israeliano, Israel Katz, per assicurarsi sull’incolumità del contingente italiano stazionato lungo il confine.