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Kim e Putin si uniscono in Ucraina contro le democrazie

La crescente alleanza tra Russia e Corea del Nord vede Mosca ricevere armi e supporto militare per l’invasione dell’Ucraina. L’asse revisionista agisce con pragmatismo, sfidando l’ordine internazionale e inviando un messaggio forte sulla loro disponibilità a supportarsi concretamente

Le relazioni tra Mosca e Pyongyang si stanno intensificando in modo preoccupante, con implicazioni che si estendono dal campo di battaglia ucraino fino alla stabilità della penisola coreana e oltre. Secondo il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, la Corea del Nord è diventata un attore di fatto nella guerra in Ucraina, fornendo non solo armi ma anche truppe a sostegno della Russia. Rapporti dall’intelligence sudcoreana indicano che almeno 1.500 soldati nordcoreani sono stati trasferiti a Vladivostok tra l’8 e il 13 ottobre 2024. Sebbene Mosca neghi queste accuse, esperti di sicurezza non escludono la possibilità che Pyongyang stia inviando ingegneri militari e personale per supervisionare l’uso delle sue armi in Ucraina.

L’alleanza tra Russia e Corea del Nord è stata formalizzata con la firma di un trattato di partenariato strategico globale nel giugno 2024, che impegna i due Paesi a fornirsi reciproca assistenza militare in caso di attacco. Sebbene il contenuto completo del trattato non sia stato reso pubblico, questa partnership ha già avuto conseguenze tangibili, con il coinvolgimento diretto di personale nordcoreano nell’addestramento di soldati russi e nel supporto tecnico ai sistemi missilistici come il KN-23.

Tuttavia, questa relazione ha anche delle criticità. Storicamente, le partnership tra Mosca e Pyongyang non sono state stabili o affidabili. Mentre la Corea del Nord beneficia del sostegno russo per il suo ambizioso programma nucleare e spaziale, rimane da verificare se questa cooperazione si evolverà in una vera e propria alleanza strategica a lungo termine o se sarà limitata a interessi tattici di breve durata. Inoltre, la Cina, che esercita una forte influenza sulla Corea del Nord, potrebbe non gradire l’eccessiva vicinanza di Pyongyang a Mosca, complicando ulteriormente gli equilibri regionali  .

Questa nuova dinamica geopolitica potrebbe avere ripercussioni globali. Mentre la Russia cerca di rompere l’isolamento internazionale imposto dalle sanzioni occidentali, Pyongyang vede un’opportunità per consolidare la sua posizione e ottenere benefici economici e militari. Tuttavia, l’invio di soldati nordcoreani in Ucraina comporta rischi interni per il regime di Kim Jong-un, soprattutto se dovesse crescere l’opposizione da parte delle élite di Pyongyang, che temono le ricadute negative su una popolazione già impoverita .

In questo contesto multipolare in evoluzione, la cooperazione tra Mosca e Pyongyang non solo altera gli equilibri della penisola coreana, ma influisce anche sulle dinamiche globali, rafforzando la sfida all’ordine internazionale liberale e interconnettendo sempre di più le sorti di Europa e Indo Pacifico.

Quanto sta accadendo sul fronte della cooperazione tra Russia e Corea del Nord conferma un’importante verità geopolitica: l’asse dei revisionisti globali – che include Russia, Corea del Nord, e in modo meno definito anche Iran e Cina – non ha remore ad aiutarsi reciprocamente, anche in modo concreto e sul campo di battaglia. Questo invia un messaggio forte e chiaro all’Occidente: mentre i revisionisti collaborano senza troppe riserve, il blocco occidentale, che include nazioni come gli Stati Uniti e l’Europa, continua a limitare il proprio coinvolgimento diretto in Ucraina a causa di vincoli etici, morali, politici e ideologici.

Tale reticenza a intervenire pesantemente nella difesa dell’Ucraina mette in luce una contraddizione intrinseca dell’Occidente: mentre si proclama paladino della democrazia e dei valori liberali, esita a farsi coinvolgere in maniera più decisa. Questo scontro tra un pragmatismo aggressivo da parte delle potenze revisioniste e la cautela morale dell’Occidente evidenzia che la difesa dell’Ucraina sta diventando sempre di più la difesa del modello democratico stesso. Il rischio è che, in un mondo in cui l’azione concreta prende il sopravvento, la riluttanza dell’Occidente a impegnarsi possa mettere a rischio i suoi stessi principi fondanti.



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