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Mosca sceglie di armare Teheran. Cosa significa per la regione (e per l’Occidente)

Su-35 e S-400 russi in Iran? La notizia esce mentre Israele si prepara all’attracco contro Teheran e alza il livello internazionale dello scontro. C’è una dimensione tattica e un contesto strategico da analizzare

Secondo informazioni riportate dal giornale israeliano Maariv, per ora non verificabili indipendentemente, la Russia prevede di consegnare all’Iran una serie di armamenti avanzati, tra cui jet da combattimento Sukhoi Su-35 e batterie per i sistemi di difesa aerea S-400. Queste consegne sono parte di un accordo siglato tra Mosca e Tehran che potrebbe alterare significativamente i disequilibri militari nella regione. Le fonti israeliane hanno descritto queste forniture come un “cambiamento tettonico”, sottolineando l’importanza strategica di tali armamenti per la capacità difensiva iraniana.

La dimensione tattica

Per comprendere quanto starebbe accadendo se le informazioni fossero confermate, è utile una scheda sommaria dei due sistemi d’arma in questione. Il Sukhoi Su-35 è uno dei più avanzati caccia multiruolo prodotti dalla Russia: equipaggiato con sofisticate tecnologie aria-aria e aria-terra, offre all’Iran un aumento sostanziale della capacità di potenza aerea, un settore in cui la Repubblica Islamica era rimasta indietro per decenni a causa delle sanzioni internazionali e della dipendenza da velivoli di epoca pre-rivoluzionaria. Le batterie S-400, invece, rappresentano uno dei sistemi di difesa aerea più efficaci al mondo, con la capacità di intercettare missili e aerei a lungo raggio (è ancora oggetto di dibattito se la combinazione dei loro radar a onde lunghe possa in qualche modo individuare gli F-35, aerei stealth di ultima generazione, fiore all’occhiello dell’industria militare americana esportabile, di cui è dotata anche Israele).

È evidente che l’installazione di questi sistemi d’arma potrebbe complicare notevolmente qualsiasi tentativo di Israele (e degli alleati: leggasi gli Stati Uniti) di lanciare attacchi contro obiettivi strategici iraniani. Che la notizia esca adesso potrebbe avere anche un significato: facciamo presto! Israele ha in mente un’azione di rappresaglia dopo l’attacco subito dall’Iran il primo di ottobre (connesso a una serie di eliminazioni di alto livello compiute da Israele tra la leadership dell’Asse della Resistenza iraniano, che ha compreso anche l’uccisione del capo politico di Hamas, Ismail Haniyeh, che si trovava a Teheran). Tra i pianificatori, i politici e parte della popolazione israeliana è diffusa l’idea del “se non ora, quando” per colpire la Repubblica Islamica – nemica esistenziale dello Stato ebraico. E di farlo in modo epocale. Quanto scrive il Maariv conferma la necessità di procedere velocemente, prima che le capacità di difesa aerea iraniane siano rafforzate dalla Russia.

Quanto accade assume quindi una rilevanza di genere tattico, più della dimensione strategica. Secondo alcuni documenti trapelati dall’intelligence statunitense, probabilmente anche in questo caso non per coincidenza, Israele sta appunto accelerando i suoi preparativi militari per un possibile attacco contro l’Iran. Dal 15 al 16 ottobre 2024, l’Aeronautica Militare Israeliana (IAF) avrebbe condotto esercitazioni su larga scala che simulano attacchi su obiettivi iraniani, utilizzando missili balistici a lungo raggio (ALBM) e operazioni segrete con UAV. Queste esercitazioni hanno coinvolto il movimento di almeno 16 missili Golden Horizon e 40 missili ISO2 Rocks, con operazioni che si sono svolte nelle basi aeree di Hatzor, Ramat David e Ramon.

Un rapporto leaked della National Geospatial Intelligence Agency valuterebbe inoltre diversi indicatori di attività militare israeliana mirata all’Iran, suggerendo che Israele sta aumentando le operazioni difensive, in particolare con UAV e missili balistici. Le forze speciali israeliane sono state osservate in preparativi operativi di medio livello, segno di una potenziale prontezza per attacchi mirati. Tuttavia, non sono stati rilevati movimenti significativi delle forze navali o attività nucleari straordinarie.

Il contesto strategico

La sfera tattica si amplia al contesto strategico, dove Mosca merita un focus a sé nell’analisi della notizia. La fornitura di tali sistemi militari all’Iran rappresenterebbe una scelta strategica che romperebbe definitivamente l’equilibrio delle relazioni con Israele. Mosca, rafforzando le capacità difensive e offensive di Teheran, accetterebbe di sacrificare un partner importante come lo Stato ebraico, con cui ha mantenuto legami delicati, specialmente in Siria. Ma è la pragmatica del momento. Teheran potrebbe avere mostrato a Mosca il conto per il sostegno iraniano in Ucraina – dove i droni e i missili made in Iran sono fondamentali per portare avanti l’invasione su larga scala ordinata da Vladimir Putin nel febbraio 2022. La Repubblica Islamica è in una fase di guerra semi-diretta contro Israele, che sta martoriando il sistema di deterrenza costruito negli anni dai Pasdaran – le milizie sciite regionali che compongono l’Asse della Resistenza. L’acquisizione di ulteriori capacità militari potrebbe in parte contribuire alla ricostruzione di un equilibrio – quando le linee rosse che hanno per decenni permesso di evitare una guerra diretta Iran-Israele sono ormai saltate.

E dunque: “How far will Russia go to support Iran?”, si chiede Vanessa Ghanem in una recente analisi per Al Arabiya, ricordando il recente incontro tra Putin e l’omologo iraniano, Masoud Pezeshkian, ad Ashgabat, che ha segnato una tappa importante nel rafforzamento delle relazioni tra Russia e Iran. Entrambi i leader, soggetti a pesanti sanzioni occidentali, hanno discusso della loro crescente cooperazione bilaterale, evidenziando la convergenza di vedute su questioni internazionali e la loro opposizione comune alle politiche statunitensi. Putin ha inserito la Russia nel ruolo di capofila di una “lotta esistenziale” contro l’Occidente, concentrandosi su alleanze con paesi del “Global East” e “South”, tra cui l’Iran. Questo asse strategico riflette l’intensificarsi della cooperazione militare tra i due Paesi, soprattutto dopo l’invasione dell’Ucraina, con Teheran che ha fornito droni e missili alla Russia.

Tuttavia, l’impegno della Russia nel sostenere l’Iran presenta limiti chiari. Sebbene Mosca tragga vantaggio dall’ostilità tra Iran e Israele, anche perché potrebbe distoglie l’attenzione occidentale dal conflitto in Ucraina, una guerra su larga scala non è nell’interesse russo. Un’escalation che coinvolga direttamente Israele e gli Stati Uniti potrebbe minacciare gli obiettivi geopolitici della Russia in Medio Oriente, in particolare la sua posizione in Siria. Questo spiega perché Putin mantiene un approccio equilibrato formalmente — ossia sul piano diplomatico internazionale. Continua a fornire supporto militare e tecnologico a Teheran, ma evita — e con ogni probabilità lo farà in futuro — l’innesco di un conflitto che indebolirebbe significativamente l’Iran, con il rischio di compromettere anche le relazioni economiche con i Paesi del Golfo come l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Uniti.


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