Il problema delle migrazioni non può essere risolto a colpi di tweet e da prese di posizione ideologiche. Tanto a destra quanto a sinistra. Occorrerebbe, invece, aprire canali di immigrazione e selezione in Africa, organizzando un’ iniziativa per valorizzare l’“immigrazione sana” in ambito europeo coinvolgendo anche il Regno Unito. Va poi organizzata una caccia spietata alle mafie che organizzano questi traffici. L’Italia può farsi promotore di tali iniziative ma non da sola. Il commento di Sisci
Ci sono questioni generali e particolari che confondono le acque sullo scottante tema dell’immigrazione. Esso, per la sua complessità, non può essere ridotto a un duello fra destri e mancini e tweet a effetto.
L’immigrazione e le pressioni migratorie dal Sud del mondo verso l’Italia e l’Europa ci sono e resteranno per decenni. A meno che l’economia italiana ed europea non crolli e allora saranno gli italiani a volere tornare a emigrare.
In altre parole, l’emigrazione è testimonianza pratica che il Paese e il Continente fanno bene. Se nessuno ci vuole emigrare allora sì che bisognerebbe preoccuparsi.
Proprio perciò, bisogna precisare. Varie dichiarazioni dell’Onu o dell’Europa affermano il diritto a emigrare ma non significa il diritto a essere accolti comunque e dovunque. Ognuno ha e deve avere il diritto di scrivere e dire quello che vuole, ma non ha il diritto di essere letto o ascoltato da tutto il mondo o da chi vuole lui.
Io ho il diritto di scrivere questo articolo ma non il diritto di essere pubblicato da Formiche, Repubblica o Corriere della Sera.
Le mie tesi le posso raccontare a figli e nipoti ma non ho diritto di imporre loro di ascoltarmi. Se si mettono le cuffie o leggono Hemingway anziché questo articoletto daranno solo prova di saggezza.
Lo stesso per l’emigrazione. Il singolo, da qualunque paese ha il diritto di volere andarsene ma non può pretendere di essere accolto dove vuole lui, come vuole lui.
Che certa sinistra confonda i due piani del diritto dimostra che manca di qualunque senso reale o confonde per populismo una questione complessa. In entrambi casi una sinistra così non va lontano.
C’è poi un problema pratico che ogni paese deve affrontare. Le economie in rapido sviluppo hanno bisogno di forza lavoro e capacità intellettuali. Se lo sviluppo è rapido demografia e scuole domestiche non ce la faranno a sopperire al fabbisogno; quindi bisogna importare.
Il successo secolare degli Usa è basato su una politica di immigrazione equilibrata nel lungo termine. Lo stesso candidato “anti immigrazione” Donald Trump non è contro l’immigrazione tout court, è contro l’immigrazione non qualificata. Tre dei suoi maggiori sostenitori (Musk, Thiel e Murdoch) sono immigrati, ma qualificati.
Il problema quindi è concreto, non ideologico o di principio: occorre selezionare l’immigrazione e integrare efficacemente quelli che arrivano.
L’Italia oggi non fa praticamente né l’uno né l’altro e certa destra sbandiera lo sciocco vessillo, ugualmente irrealistico, di cacciare tutti gli immigrati. L’Italia si fermerebbe il giorno dopo e tutti vorremmo emigrare in Tunisia. Anche questa destra non va molto lontano.
Occorrerebbe aprire canali di immigrazione e selezione in Africa. Ma pure qui l’Italia non può farlo da sola perché non ha la gravitas (cosa che si accumula in decenni di lavoro non nell’arco di qualche migliaio di like) e perché tanti immigrati usano l’Italia solo come ponte passaggio per andare altrove.
Servirebbe organizzare una iniziativa “immigrazione sana” in ambito europeo coinvolgendo anche il Regno Unito che, dentro o fuori la UE, rimane una delle mete di immigrazione preferite.
Contemporaneamente bisognerebbe organizzare una caccia spietata alle mafie che organizzano questi traffici.
L’Italia può farsi promotore di tali iniziative ma pensare di risolvere tutto da sola è una pia illusione.
Tutto richiede tempo e consenso interno ed esterno. Nel frattempo, certo, bisogna spicciarsi per quello che si può, come si può. Anche qui non ci sono miracoli da fare, perché a promettere miracoli e non produrli si perde continuamente la faccia.
Le istituzioni e le leggi italiane sono quelle che sono, si possono modificare ma occorre sempre tempo e persistenza, non mordi e fuggi tra un titolo e l’altro. Chi vuole bruciare le tappe e non ha la pazienza dei dettagli, rimane spesso bruciato.
Nei paesi democratici le istituzioni sono più forti, perché volute tali, della volontà dei singoli.
Del resto, governo o opposizione hanno ottenuto le loro rispettive posizioni di potere relativo grazie a queste leggi e queste istituzioni. Non si può mangiare un dolce e lamentarsi che c’è lo zucchero. Se non ti piace questo stato, destra o sinistra, prova a fare la rivoluzione e tanti auguri di successo.
Il problema non è dire: andiamo su Marte, il problema vero è creare tutta l’ingegneria e tecnologia per andare su Marte.
Musk, apostolo dei viaggi marziani, è preso sul serio perché ha fatto i razzi che tornano e le macchine elettriche. Un altro che dica le stesse cose, senza la sua storia, non sarebbe ascoltato (come io da figli e nipoti).
Con queste premesse poi si guardi all’iniziativa con l’Albania o altro. La vicenda albanese può essere stata giusta o meno, ma mancava di gravitas e pianificazione.
L’opposizione dei giudici, giusta o sbagliata, c’era prima e qualcuno semplicemente non l’ha presa in considerazione, come lo zucchero nel dolce.
Quella di essere al governo e lamentarsi come si fosse all’opposizione può essere una strategia di comunicazione efficace.
Del resto, Matteo Renzi nevrotizzava l’Italia con un annuncio al giorno, e Giuseppe Conte la psicotizzava con ritardi ad nutum nel mezzo di una pandemia.
Il vecchio “chiagne e fotte” è nel dna italiano e forse più comprensibile di altro. Forse porterà fortuna al governo e all’opposizione. Ma forse anche il primo che, a destra o sinistra, metta in campo una proposta ragionevole sull’emigrazione farà cappotto nel paese.