Nuove testimonianze descrivono gli abusi commessi dalle forze di Mosca nei territori ucraini occupati a danno della popolazione civile. E mentre l’avanzata procede (anche se molto lenta), il contingente di Pyongyang prosegue la mobilitazione
Nel conflitto in Ucraina, le conseguenze della guerra non si sentono solamente lungo la linea del fronte e nelle aree circostanti. Anche nei territori ucraini sotto il controllo di Mosca il peso dell’occupazione si fa sentire. Soprattutto nella cruenta forma della repressione. Non è certo una novità che il Cremlino miri ad estinguere l’identità ucraina attraverso tattiche come la propaganda, l’imprigionamento, la rieducazione, la tortura, e ancora l’imposizione obbligatoria della cittadinanza russa e l’invio forzato dei bambini a vivere in Russia.
Il lavoro di un team di reporter, rilanciato dal New York Times, ha provato a far luce su questa realtà, attraverso numerose interviste con ex detenuti, organizzazioni per i diritti umani e funzionari ucraini dell’Ufficio del Procuratore Generale, dei servizi segreti e dei difensori civici, rivelano un sistema di repressione altamente istituzionalizzato, burocratico e spesso brutale, gestito da Mosca per pacificare una porzione di territorio che si estende per poco più di centomila chilometri quadrati, equivalente a circa un quinto dell’intero territorio ucraino, in cui risiedono più di quattro milioni di persone. “Un sistema di gulag comprendente oltre cento prigioni, strutture di detenzione, campi informali e scantinati, che ricorda i peggiori eccessi sovietici”, nelle parole della giornalista Carlotta Gall.
Le ricerche svolte dal team di reporter non rappresenta però un unicum: esso si va ad aggiungere a quella dei procuratori ucraini e del relatore speciale delle Nazioni Unite, che hanno documentato centinaia di abusi avvenuti sotto l’occupazione russa sin dall’inizio dell’invasione, tra cui sparizioni, esecuzioni sommarie di civili, detenzioni illegali, torture e violenze sessuali. La tutela dei civili residenti nelle aree controllate da Mosca è una delle motivazioni addotte in più occasioni dal presidente ucraino Volodymyr Zelenky per giustificare la sua posizione di totale rifiuto verso la possibilità di cessione di una parte di territorio ucraino alla Federazione Russa all’interno di un compromesso che possa porre fine alle ostilità.
Dal fronte, le notizie raffigurano un’avanzata russa che prosegue a ritmo lento (nonostante un aumento registrato nelle ultime settimane), in linea con le dinamiche di una guerra di posizione piuttosto che con una rapida manovra meccanizzata. L’Institute for the Study of War valuta che le forze russe hanno occupato circa quattordici chilometri quadrati di territorio ucraino al giorno nel settembre 2024, attraverso avanzamenti tattici su piccola scala e localizzati piuttosto che con manovre e sfondamenti rilevanti sulla dimensione operativa. Dopo aver catturato l’insediamento di Vulhedar all’inizio di questo mese, le forze di Mosca hanno proseguito lo sforzo offensivo verso nord e nord-ovest, ottenendo guadagni tattici a Selydove e nelle sue vicinanze durante gli ultimi giorni; questi guadagni territoriali “Non devono però essere letti come un segnale di un aumento generale del ritmo delle avanzate russe lungo la linea del fronte, che rimane in gran parte relativamente stagnante”, afferma l’Isw “né si collocano entro due ordini di grandezza rispetto al tasso di avanzamento russo nella prima fase della guerra”.
Nel frattempo, prosegue la mobilitazione nell’oblast di Kursk del contingente di truppe nordcoreano inviato da Pyongyang per sostenere lo sforzo bellico del Cremlino. Anche se gli ultimi report dell’intelligence ucraina affermavano che i militari nordcoreani fossero stanziati in caserme relativamente lontane dalla linea del fronte, la Defense Intelligence Agency, (i servizi d’intelligence della Corea del Sud) non ha escluso la possibilità che alcuni elementi siano già stati impegnati in combattimento, aggiungendo che anche se così non fosse, è presumibile che esso avverrà nel brevissimo periodo. La Dia ha anche sottolineato come le truppe nordcoreane dovranno confrontarsi con le difficoltà dovute al terreno sconosciuto e ai diversi metodi di guerra: “Il conflitto si svolge sotto forma di combattimento con i droni, ma le truppe nordcoreane non sono state fornite di droni e non sono state addestrate di conseguenza, quindi prevediamo danni considerevoli”.