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Occidente o Russia? Il referendum della Moldavia oggi al voto

Non mancano accuse a più livelli contro l’intromissione russa nelle partita elettorale: fino ad oggi sono state arrestate circa 300 persone che nelle scorse settimane sarebbero andate in Russia, in Bosnia e in Serbia per ricevere una sorta di formazione su come rompere i cordoni della polizia e creare caos pubblico. Il caso Transnistria e le forniture di gas rappresentano due elementi che si intrecciano geopoliticamente con le urne

È la disinformazia il convitato di pietra alle elezioni presidenziali di oggi in Moldavia, sommate al referendum pro-Ue, appuntamento elettorale che potrebbe segnare l’ingresso del Paese nell’Unione europea e l’allontanamento definitivo dal cono di influenza di Mosca. Il nuovo possibile presidente ha già in tasca l’adesione all’Ue di un Paese che va alle urne per decidere se il futuro è la Russia o l’Occidente. Nonostante sia un piccolo stato dell’Europa sud-orientale senza sbocco sul mare, con meno di 3 milioni di persone, di cui 500.000 in Transnistria, è densamente rilevante alla voce geopolitica.

Le politiche di Sandu

Negli ultimi anni ha registrato il tasso di crescita del prodotto interno lordo più alto in Europa, ma è ancora uno dei Paesi più poveri. A guidarlo c’è la presidente filo-occidentale Maia Sandu, che punta al secondo mandato per dare corpo alla strategia pro Ue (adesione entro il 2023, come l’Albania) chiudendo definitivamente la parentesi dello scioglimento dell’Unione Sovietica. L’Ucraina e la Moldavia hanno formalmente avviato i colloqui di adesione dopo aver ottenuto lo status di paese candidato all’Unione europea nel giugno 2022.

Il ping pong tra posizioni filo-occidentali e filo-russe, è stato fermato dalla decisione di Sandu di aprire definitivamente il capitolo del distacco da Mosca, a maggior ragione dopi l’inizio della guerra in Ucraina. Da quel momento il paese ha tagliato le forniture di gas dalla Russia, per aprire canali con l’occidente.

Sandu guida il Partito d’Azione e Solidarietà (PAS): è una ex economista della Banca Mondiale, ed è stata la prima presidente donna della Moldavia. Al momento è in testa alla corsa presidenziale con il 36,1% dei consensi degli elettori. Al secondo posto i sondaggi danno Alexandr Stoianoglo, un ex procuratore sostenuto dal Partito socialista filo-russo, che ha il 10,1% dei consensi, e Renato Usatii, ex sindaco di Balti, con il 7,5%.

Al contempo si voterà anche il referendum sull’obiettivo ufficiale dell’adesione all’Ue. Se dovessero prevalere i sì allora l’obiettivo verrà inserito nella Costituzione moldava, come garanzia che i successivi governanti non si allontaneranno dal percorso dell’integrazione.

Le accuse a Mosca

Non mancano accuse a più livelli contro l’intromissione russa nelle partita elettorale. Secondo Olga Roşca, consigliere di politica estera di Sandu, la Russia sta immettendo nel sistema paese molto denaro per interferire nelle elezioni e, più in generale, nel processo democratico moldavo. Posizione ribadita anche dal capo della polizia Viorel Cernăuțanu, secondo cui Mosca avrebbe corrotto 130.000 moldavi, quasi il 10% dell’affluenza regolare alle urne, per votare contro il referendum e a favore di candidati favorevoli alla Russia in quello che ha definito un “attacco diretto senza precedenti”. Altre accuse rivolte alla Russia riguardano l’organizzazione di una serie di attacchi vandalici pre-elettorali contro edifici governativi e la possibilità che vi siano manifestazioni di protesta nei giorni successivi alle elezioni.

Fino ad oggi sono state arrestate circa 300 persone che nelle scorse settimane sarebbero andate in Russia, in Bosnia e in Serbia per ricevere una sorta di formazione su come rompere i cordoni della polizia e creare caos pubblico.

Il caso Transnistria

Chiamata Repubblica di Pridnestrovie, è un territorio che di fatto non è riconosciuto dai membri delle Nazioni Unite ed è uno Stato indipendente, con un suo Parlamento, una sua moneta, un suo esercito. Popolato in larga parte da russofoni, è la Federazione Russa che lo sostiene a livello militare (1700 soldati presenti in loco), economico ed energetico. Fino a ieri era Gazprom che assicurava al lo staterello l’approvvigionamento energetico ma senza richiedere in cambio il pagamento delle forniture: un modo per legare i due soggetti.

Alta tensione è nata lo sorso settembre, quando il parlamento della regione separatista ha messo al bando l’uso del termine “Transnistria”, affermando che aveva connotazioni “fasciste”, e ha insistito sul nome russo “Pridnestrovie”. Ma la Moldavia intende entro il 2038 reintegrare la Transnistria. Del tema si è discusso la scorsa primavera in occasione del primo Moldova Reintegration Forum.

Due gli elementi su cui sono concentrate le attenzioni degli analisti. Dall’inizio di quest’anno, la Moldavia riscuote dazi doganali su una serie di ambiti, come Iva, esportazioni, importazioni e tasse sull’inquinamento ambientale dalle aziende della Transnistria e per questa ragione intensificato la lotta al riciclaggio di denaro. Si tratta di regole che in Ue sono consuetudine, ma che di fatto a queste latitudini azzoppano gli affari degli oligarchi della Transnistria. In secondo luogo si fa largo il sospetto che alcune componenti realizzate in Transnistria vengano usate nei sistemi d’arma russi.


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