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Non-occidentale e assertivo. L’ultimo vertice Brics secondo Pellicciari

Il vertice di Kazan ha evidenziato il ruolo crescente del blocco non-occidentale nel rimodellare l’ordine mondiale multipolare, sfidando il G7 e consolidando la cooperazione tra Russia, Cina e altri membri. L’intervento di Igor Pellicciari

Con le guerre in Ucraina e nel Medio Oriente, i notiziari sono dominati da cronache quotidiane dal fronte.

Capita di sottovalutare altri avvenimenti utili per comprendere il complessivo quadro internazionale.

Il fronte non-occidentale

L’ultimo esempio ha riguardato il 16° vertice Brics, trascurato dal mainstream nostrano.

Tenutosi dal 22 al 24 Ottobre 2024 a Kazan, in Russia (Mosca detiene la presidenza di turno dell’organizzazione), vi hanno partecipato delegazioni di oltre cinquanta tra paesi membri ed osservatori.

Benché i Brics racchiudano circa un terzo dell’economia e metà della popolazione mondiale, sui media il summit ha avuto una copertura minore di quella riservata negli stessi giorni al referendum sulla Ue della Moldavia, il paese europeo più povero.

Il summit si è fatto notare per la rilevanza dei partecipanti: dal presidente cinese Xi Jinping al premier indiano Narendra Modi, dal presidente turco Recep Tayyip Erdogan, al presidente egiziano Abdel Fattah Al Sisi, a numerosi altri leader internazionali.

Con Vladimir Putin a fare gli onori di casa, la loro presenza, tutt’altro che scontata di questi tempi, ha avuto un preciso significato politico.

Ha confermato la determinazione di fare dei Brics un blocco geo-politico-economico che, nelle parole dello stesso Modi, si dichiara “non Anti-Occidentale bensì Non-Occidentale”.

Definizione solo in apparenza conciliante. Sul piano politico rimanda all’obiettivo di un nuovo ordine mondiale multipolare, contrapposto a quello esistente del fronte Occidentale a trazione anglosassone. Sul piano economico al progetto di una piattaforma d’investimento per sostenere i paesi del sud globale e dell’est a raggiungere una crescita collettiva del 3,8% nei prossimi anni.

Brics alla rincorsa del G7

Seduti al tavolo presieduto da Putin, i leader hanno plasticamente raffigurato l’ attuale stato degli equilibri internazionali, a partire dal posizionamento diplomatico rispetto alla Russia.

Si è avuta conferma che, a quasi tre anni dall’invasione russa dell’Ucraina, l’isolamento di Mosca nella Comunità Internazionale si è ristretto al solo fronte Occidentale.

E che a suo tempo l’esclusione della Russia dal G8 è stata all’origine dell’ avvicinamento di Mosca a Pechino. Ma anche della loro scelta di usare la piattaforma dei Brics per coordinare le rispettive politiche estere.

La decisione del Cremlino di tenere il vertice non a Mosca ma a Kazan, capitale del Tatarstan, è sintomatica del travaso nei Brics della estesa rete di relazioni russe con il mondo islamico. Che i conflitti in Siria, Gaza e Libano hanno molto rafforzato.

Così che il recente ingresso nei Brics di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Egitto e – soprattutto – Iran va visto in relazione\reazione al sostegno del G7 ad Israele, avamposto dell’ Occidente in Medio Oriente.

Il summit ha ricordato che, uscita da un decennale cono d’ombra diplomatico, Teheran ora beneficia di un back-up ad ampio spettro (politico-diplomatico, economico, tecnologico) da parte degli azionisti di maggioranza dei Brics. In primis Mosca (vedi il bilaterale del 12 Ottobre tra Putin ed il presidente Iraniano Masoud Pezeshkian, seguito alla visita del primo ministro Russo Mikhail Mishustin a Teheran).

L’Opa di Russia e Cina sull’Onu

I bilaterali tenuti durante il vertice hanno riflesso le ambizioni multilaterali dei Brics.

Su tutti, l’iconico incontro tra il presidente cinese ed il premier indiano.

Primo confronto in cinque anni tra i due, è stato organizzato per stemperare le annose tensioni territoriali tra Cina ed India, uno dei principali ostacoli allo sviluppo politico dei Brics. Esempio dello scarso livello di coesione che persiste tra alcuni dei paesi membri. Vero tallone d’Achille dei Brics.

L’attivismo al summit delle numerose delegazioni dei paesi osservatori (dal leader della entità serbo bosniaca Milorad Dodik, a quelli di Armenia Nikol Pashinyan e Azerbaigian Ilham Aliyev, simbolicamente affiancati al tavolo dei lavori) è la prova dell’intenzione dei Brics di estendere il proprio raggio di (cooper)azione ben oltre i confini dei suoi paesi membri.

Così come l’invito a partecipare al summit rivolto al Segretario Generale dell’ Onu, Antonio Guterres (criticatissimo in Occidente per essersi recato a Kazan) risponde all’obiettivo dei Brics di diventare un’ istituzione multilaterale di azione globale. Alternativa e contrapposta al G7.

Se del caso, i Brics potrebbero farsi garanti di ciò che resta delle Nazioni Unite, su cui, già dai tempi del Covid-19, Mosca e Pechino sembrano aver lanciato un’Opa, sfruttando la crisi politica e finanziaria senza fine in cui versa la galassia dell’Onu.

Prendere il controllo di quella che, nell’immaginario collettivo, resta comunque l’organizzazione multilaterale per eccellenza, darebbe legittimazione ai Brics e alla loro idea di un nuovo ordine multipolare.

Sarebbe, però, un grave smacco per i paesi del G7, che vedrebbero formalmente messe in discussione le fondamenta su cui hanno creato l’attuale ordine mondiale.

Distratto dalle elezioni presidenziali Usa e sospeso in attesa dell’esito, l’Occidente dovrà comunque confrontarsi con l’aggressiva agenda dei Brics emersa a Kazan.

Chiunque vinca tra Kamala Harris e Donald Trump.

 

 



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