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Lo scontro Orban-von der Leyen non è (solo) un male. Passarelli spiega perché

Dopo il suo discorso alla plenaria di Strasburgo, il presidente ungherese Orban attira su di sé le critiche pesantissime anche di Ursula von der Leyen. Questo non è necessariamente un male: può essere uno sprone per dare alla leadership europea la possibilità di esprimere con chiarezza la loro visione sul futuro comunitario. E Meloni deve usare la sua credibilità internazionale per rafforzare la posizione dell’Italia in seno alle istituzioni comunitarie. Conversazione con Gianluca Passarelli, professore di Scienza Politica all’Università La Sapienza

Gli strali erano annunciati. Il presidente ungherese, Viktor Orban ha recitato esattamente la sua parte in commedia e ha esposto, alla plenaria di Strasburgo, la sua visione dell’Europa. Dall’immigrazione alle frontiere, passando per il green deal. Da manuale. Non si è fatta attendere la reazione, prima degli eurodeputati dei centrosinistra – che hanno intonato Bella Ciao – ma sopratutto della presidente della Commissione, Ursula Von der Leyen. Sono volate parole forti e i riferimenti sono stati particolarmente chiari circa l’amicizia tra l’ungherese e lo zar Putin. Eppure, analizza Gianluca Passarelli, professore di Scienza Politica all’Università La Sapienza, “lo scontro tra Ursula e Orban ha i suoi lati positivi: il Parlamento Europeo non può essere solo un luogo in cui si discutono regolamenti e normative. Deve essere anche un punto di confronto, aspro talvolta, che serve a esplicitare le proprie idee sull’Europa. Quella di Orban è molto chiara. Ora vedremo quale sarà quella della leadership europea”.

Professore, i sei mesi di presidenza ungherese al Consiglio dell’Unione Europea non potrebbero rappresentare un elemento di instabilità?

Orban nel suo discorso è stato molto chiaro sulla sua visione delle priorità e, durante la sua presidenza, cercherà di far leva sulla centralità dell’Ungheria in Europa. Cercherà di mettere in luce i suoi punti di forza, tra cui il legame con Putin. Ma ha reso la “regina” nuda.

Lo scontro con Von der Leyen è stato piuttosto duro.

Sì, ma non è necessariamente un male. Il presidente ungherese è senz’altro un tarlo per la maggioranza europea ma può essere uno sprone per von der Leyen. Un passo indietro. La leadership europea in questa fase è molto debole, ma ora ha l’occasione di rafforzarsi opponendo, a quella di Orban, la propria visione circa il futuro comunitario.

Nel quadro internazionale, attraversato da forti elementi di turbolenza, la presidenza ungherese non è propriamente un toccasana, no?

Sicuramente preoccupa una possibile disaffezione al modello europeo per come lo abbiamo conosciuto e, in questo senso, il combinato disposto che potrebbe portare dall’altra parte dell’oceano di nuovo Trump alla Casa Bianca non è un elemento di rassicurazione.

L’Italia, in questo contesto, come si deve muovere?

Dovrebbe avere un ruolo di maggiore autonomia dal gruppo di Visegrad, giocando una partita per la difesa degli interessi nazionali ma mirando a contare all’interno delle istituzioni europee. Meloni deve spendere la sua credibilità in Ue per scardinare il gioco di interessi che a volte sono escludenti per l’Italia, evitando di farsi avviluppare nelle questioni del dibattito interno. Segua i modelli di Francia e Germania.

La Camera ha dato il via libera alla risoluzione di maggioranza legata al Piano Strutturale di Bilancio. A che Manovra andiamo incontro?

Mi pare che si tratti di una Finanziaria di corto respiro, per una serie di circostanze anche contingenti a partire dall’esiguità delle risorse a disposizione. Mi pare però che si voglia più che altro dare risposte a piccoli segmenti della popolazione, piuttosto che impostare un ragionamento organico e strutturale. D’altra parte va ricordato che la trattativa sul Patto di Stabilità, per come è stata condotta, ha prodotto conseguenze non convenienti per il nostro Paese. Da ultimo, è evidente che all’interno della maggioranza ci siano visioni molto differenti: da una parte Lega e Fratelli d’Italia, dall’altra Forza Italia.



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