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La Russia attacca sul campo di battaglia, Zelensky su quello diplomatico. La tappa a Roma

Nonostante l’annullamento del vertice di Rammstein, il presidente ucraino Zelensky porta avanti una serie di incontri diplomatici in tutta Europa. Mentre al fronte la situazione per Kyiv non sembra delle migliori

La furia dell’uragano Milton si abbatte anche sulla Germania. L’emergenza climatica che ha colpito con estrema veemenza la costa orientale degli Stati Uniti ha spinto il presidente Joe Biden a cancellare la sua visita di Stato nel Paese dell’Europa centrale, portando conseguentemente al rinvio a data da destinarsi del vertice di Rammstein, previsto originariamente per il prossimo 12 ottobre. Occasione per discutere di tematiche di una certa importanza, come i nuovi piani di difesa per l’Eastern Flank dell’Alleanza Atlantica, incentrati sul rafforzamento congiunto della presenza militare lungo il confine tra i Paesi della fascia orientale della Nato (che, in cifre, si dovrebbe tradurre in circa centocinquantamila uomini in più rispetto a quelli attualmente presenti sul terreno, nonché ad un incremento nei sistemi anti-aerei ed anti-missile) e della capacità industriale relativa al settore della difesa.

Ma anche dell’andamento del conflitto in Ucraina, vero motore dietro l’organizzazione dei vertici di Rammstein. Sul campo di battaglia, le spinte offensive dell’esercito ucraino nell’oblast di Kursk hanno perso mordente, mentre nel Donbass le truppe russe continuano ad esercitare pressione, seppure al prezzo di forti perdite. Dopo la caduta della strategica cittadina di Vulhedar a inizio ottobre, per i soldati di Mosca potrebbe essersi aperta una finestra di opportunità per avanzare ulteriormente, specialmente in direzione di altre posizioni strategiche come Pokrovsk e Kurakhove.

E il Cremlino sembrerebbe intenzionato a sfruttare il momentum: secondo quanto riporta l’Institute for the Study of War, i vertici militari moscoviti vorrebbero lanciare una serie di assalti meccanizzati per perseguire avanzamenti tattici significativi, prima che l’arrivo dell’autunno e del terreno fangoso (che in russo viene definito rasputitsa) limitino la possibilità di utilizzo dei veicoli blindati. Oltre alla direttrice Pokrovsk-Kurakhove, nelle ultime settimane le forze meccanizzate russe starebbero attaccando anche lungo la linea Kupyansk-Svatove-Kreminna. Secondo gli esperti dell’Isw, tuttavia, le forze russe non cesseranno le operazioni offensive neanche dopo la stagione del fango autunnale, così da mantenere l’iniziativa a livello di teatro duramente riconquistata nei mesi precedenti.

Nonostante l’annullamento del vertice di Rammstein, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky porterà avanti una serie di incontri con i leader dei Paesi partner dell’Ucraina. Dopo l’incontro di ieri a Dubrovnik, durante il quale si è interfacciato con i rappresentanti di un gruppo di Stati dell’Europa sudorientale, oggi il presidente ucraino si è recato nella capitale francese, dove incontrerà il suo omologo francese Emmanuel Macron, mentre in serata arriverà a Roma per confrontarsi con Giorgia Meloni (e con Papa Francesco, da cui Zelensky si recherà però domattina). A seguire è confermata una tappa berlinese per il presidente ucraino, a cui probabilmente se ne aggiungerà anche una londinese.

Dietro questo sprint diplomatico del presidente ucraino c’è la necessità di accaparrarsi il sostegno europeo per il suo piano di pace, che potrebbe permettere di raggiungere la fine del conflitto “non oltre il 2025”, come affermato dallo stesso Zelensky su X. Rifacendosi al “modello tedesco” impiegato negli anni ’50 con la Germania Ovest, a cui fu garantito l’accesso nelle strutture atlantiche senza riconoscere in modo definitivo i suoi confini. Rinunciando temporaneamente (almeno sul piano teorico) alle regioni occupate militarmente da Mosca, l’Ucraina mirerebbe ad un rapido accesso all’Unione Europea e alla Nato. Ma al Cremlino qualcuno potrebbe non essere d’accordo.



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