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La Russia ci ripensa. Ora lo yuan torna di moda tra le banche

Mosca è pronta a immettere nella pancia degli istituti fino a 8,4 miliardi di rubli, da convertire in moneta cinese. Ma i sogni di de-dollarizzazione sono comunque falliti

Pioggia di yuan sulla Russia. E pensare che, come raccontato da Formiche.net, la maggior parte delle banche della Federazione erano praticamente rimaste a secco di moneta cinese, facendo di fatto saltare l’asse monetario con Pechino. Come noto, infatti, da quando Mosca ha invaso l’Ucraina, Cina e Russia hanno tentato di creare un connessione tra le rispettive valute nel tentativo, non certo riuscito, di scalzare il dollaro dal trono delle valute globali. Peccato che a un certo punto la benzina era finita e gli istituti dell’ex Urss erano rimasti praticamente senza riserve di moneta cinese. Per giunta, alla pronta richiesta di intervenire con nuova liquidità in yuan, la Banca centrale europea aveva risposto con un secco niet.

Ora però, sembra esserci stato un ripensamento. Il ministero delle Finanze e la Bank of Russia hanno infatti deciso di immettere sul mercato e nella pancia delle banche fino a 8,4 miliardi di rubli da convertire in yuan (controvalore di 5,3 miliardi). Un’operazione che vedrà impegnate le due istituzioni dal 7 ottobre al 6 novembre. Tanto, infatti, è il tempo necessario per riattrezzare le banche di moneta cinese. A questo punto, se la Cina voleva a tutti i costi un mercato amico dove allocare la propria valuta, lo ha trovato. Anzi, ritrovato.

Solo poche settimane fa, estate 2024, il mercato valutario russo ha dovuto affrontare una carenza di liquidità in yuan, poiché la domanda di moneta cinese ha superato l’offerta e le banche non sono riuscite a coprire le loro posizioni valutarie aperte. Questa carenza di liquidità ha raggiunto il picco a settembre, con il tasso sulle operazioni di riacquisto in yuan a un giorno che è salito a oltre il 212% in alcuni giorni di negoziazione. Di sicuro, sia per la Russia, sia per il Dragone non sarà possibile sganciarsi dal dollaro.

E questo per un motivo molto semplice: soprattutto per la Cina, le riserve di biglietti verdi cinesi sono immense. Come hanno scritto gli economisti del Carnegie “nonostante la significativa crescita recente nell’uso dello yuan da parte della Cina nei pagamenti transfrontalieri, il sistema finanziario cinese è ancora fortemente dipendente dai dollari e le sue più grandi istituzioni finanziarie statali sono profondamente interconnesse con l’ecosistema statunitense: le riserve ufficiali in valuta estera della Cina continentale, escludendo oro, attività di riserva del Fondo monetario internazionale ammontano tra i 3,10 e 3,29 trilioni. Ciò suggerisce che il valore del 2023 delle riserve in dollari della Cina è probabilmente oltre quindici volte superiore al valore delle riserve in dollari della Russia, registrato addirittura nel 2019, ben prima cioè che la Banca centrale russa riducesse significativamente le riserve in valuta estera denominate in dollari”.



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