Ispirata dagli sviluppi del teatro ucraino, il Paese baltico ha deciso di potenziare le proprie capacità di attacco a lungo raggio per prevenire minacce oltre i propri confini. Guardando anche alle capacità ad essi complementari
Le dinamiche del conflitto in Ucraina hanno sottolineato quanto i sistemi di attacco a lungo raggio siano fondamentali nell’inficiare le capacità logistiche nemiche, con impatti notevoli sulla conduzione delle operazioni. Proprio le potenzialità mostrate da tali armi hanno spinto Kyiv a chiedere ai propri partner occidentali non solo un maggior numero di sistemi di questo tipo, ma anche l’autorizzazione ad un loro impiego contro bersagli siti oltre il confine della Federazione Russa, proprio per massimizzarne l’effetto. Ma l’Ucraina non è l’unico Paese che ha deciso di rafforzare le proprie capacità long-strike. Tra gli stessi alleati occidentali, qualcun altro ha infatti studiato la questione con interesse.
Il Paese in questione è l’Estonia, che sta cercando di acquisire armi e attrezzature per colpire una forza d’invasione prima che raggiunga i confini del Paese. A dare questa notizia è stato Magnus-Valdemar Saar, direttore del Centro per gli investimenti nella difesa, in un’intervista a Defense One: “Con i nostri attuali investimenti e con quelli aggiuntivi nella difesa, cerchiamo di raggiungere la capacità di colpire in profondità il territorio nemico, e di dare forma a operazioni efficaci. Abbiamo imparato da questo conflitto che è necessario essere in grado di condurre le proprie operazioni di modellamento in modo davvero efficace, il che significa che è necessario portare gli effetti in profondità ai nemici. Se guardiamo al livello operativo, ad esempio alle brigate e alle divisioni, non è più possibile limitarsi a combattere da vicino. È necessario portare gli effetti più in profondità. Bisogna iniziare a modellare”, ovvero a eliminare le forze nemiche prima che raggiungano la linea del fronte. Saar non ha tuttavia specificato cosa questo approccio potrebbe comportare, ma solo che il termine “in profondità” ha una sfumatura soggettiva.
Primi passi in questa direzione sono già stati compiuti. L’Estonia ha infatti annunciato piani per la creazione di un’unità di loitering munitions, che secondo Saar raggiungerà la capacità operativa iniziale entro la fine di quest’anno, facendo volare droni con un raggio d’azione di circa cento chilometri. Il Paese ha anche annunciato un contratto per l’acquisto di munizioni guidate Vulcano 155 da Diehl e ha acquistato sei lanciatori Himars (High Mobility Artillery Rocket System), capaci di impiegare i razzi Atacms, e anche munizioni Gmlrs (Guided Multiple Launch Rocket System).
Inoltre, Saar ha denotato come si stia valutando per la struttura militare di Tallinn anche l’acquisto di nuove capacità di intelligence, sorveglianza, acquisizione di obiettivi e ricognizione. “Non si tratta solo di far fuoco con sistemi che possono volare a trecento chilometri come il missile Atacms; se stai colpendo così lontano, devi anche sapere esattamente dove si trova il bersaglio. Bisogna essere abbastanza precisi”.
Saar ha detto che l’Estonia deve muoversi più rapidamente della Nato per rafforzare la propria difesa nazionale. “La discussione sul processo di pianificazione della difesa della Nato è piuttosto lunga, e anche la discussione su chi fornirà quali forze per i piani è in corso. Quindi ci vorrà un po’ di tempo per avere chiarezza su tali questioni” sono le parole dell’esponente estone, che ha anche aggiunto che la presenza di un’alleanza difensiva non riduce la necessità per l’Estonia di muoversi rapidamente per acquisire nuove armi.