Skip to main content

Un cloud senza confini. La richiesta delle aziende arriva sul tavolo del G7

Business Software Alliance (Bsa), un’associazione internazionale che raggruppa aziende come Microsoft e Ibm, ha esplicitato il desiderio di vedere una maggiore collaborazione tra le economie più forti, così da aumentare le competenze e ridurre i pericoli derivanti dall’intelligenza artificiale. Il G7 intende andare in questa direzione e dalla ministeriale della prossima settimana si vedrà se il messaggio è stato recepito

A pochi giorni dalla ministeriale su Tecnologia e Digitale, la sollecitazione che arriva al G7 è chiara: più cooperazione e meno barriere entro cui confinare i servizi cloud. La richiesta arriva niente meno che dalla Business Software Alliance (BSA), un’associazione internazionale che raggruppa aziende del calibro di Microsoft e IBM, convinta che armonizzando i vari sistemi ci sarebbe una riduzione degli oneri, pur mantenendo standard di sicurezza elevati. Il cloud computing è sempre più utilizzato dai governi, che però pongono dei limiti per limitare i rischi che questo comporta, a iniziare dagli attacchi informatici ormai sempre più frequenti.

Proprio per la paura di rimanerne vittima, alcuni Paesi come la Francia ritengono che sia più saggio geolocalizzare i sistemi per evitare che le informazioni sensibili degli utenti possano finire nelle mani sbagliate. Una paura condivisibile ma che per la BSA deve essere superata. E il modo migliore per farlo sarebbe quello di trovare un’intesa tra le economie più forti del mondo, così da condividere un’architettura comune che possa accelerare il progresso tecnologico e garantire allo stesso tempo protezione. Così facendo le aziende possono avere un accesso più facilitato al mercato, mentre i clienti vedrebbero un’offerta più ampia.

In questo discorso, l’Italia è centrale. Non soltanto perché presidente di turno del G7, ma anche in quanto promotrice di uno sviluppo condiviso nel settore tecnologico. All’ultima riunione di marzo, andata in scena tra Verona e Trento, le grandi potenze avevano deciso di portare avanti i discorsi per un hub con sede nella penisola, per progettare un’intelligenza artificiale sicura e sostenibile per l’Africa. In questo modo il continente avrebbe accesso a data center e grandi infrastrutture di calcolo e imparerebbe a familiarizzare con i sistemi basati con intelligenza artificiale generativa, sfruttando i suoi vantaggi.

Un progetto che rientra nel Piano Mattei, su cui il governo di Giorgia Meloni punta con forza, e a cui hanno già aderito Microsoft – che ha investito 4,3 miliardi di dollari da investire anche per favorire la collaborazione con i Paesi del Sud globale – e Amazon Web Service (Aws), che aveva già mostrato interesse per il Polo strategico nazionale per diventare il quarto fornitore cloud dell’Italia.

Non è però tutto rosa e fiori. Nel mondo dell’ICT – tecnologie dell’informazione e della comunicazione – il cloud computing è anche uno dei maggiori contribuenti delle emissioni di carbonio, perché richiede una produzione di energia e perché la creazione di componenti hardware per un server sono inquinanti. Per ovviare a questo problema, Microsoft e Google (ma non solo) hanno fissato delle scadenze piuttosto rigide per invertire la rotta.

La strada tuttavia è già tracciata e tornare indietro non è possibile. Ma correggersi sì. Da un’analisi di PwC, condotta su oltre 4.000 dirigenti ed executives business e tech di 77 paesi, oltre tre aziende su quattro vuole aumentare il budget per la cybersicurezza. Un attacco informatico, come ad esempio una violazione dei dati sensibili, costa ben 3,3 milioni per una società, ma ciononostante solo il 2% ha implementato le sue strategie. Tra le maggiori minacce, la prima è proprio quella che riguarda le tecnologie cloud. “La resilienza informatica è responsabilità di tutti, dal top management al singolo dipendente”, ha spiegato Giuseppe D’Agostino, partner Cybersecurity & Resilience PwC Italia. “Dobbiamo ritenerci tutti reciprocamente responsabili e dobbiamo assicurarci di affrontare i rischi emergenti sfruttando le nuove tecnologie, basandoci sui principi fondamentali della sicurezza informatica e investendo in risorse che possano garantire il futuro dell’organizzazione”.

Dal Cloud Security Report di quest’anno è emersa una generale quanto preoccupante carenza nelle competenze, che ha conseguenze dirette, come quella di più incidenti legati alla sicurezza con il cloud (61%). Per aumentare la fiducia, la collaborazione tra Paesi è il punto centrale. Cernobbio, quando il 15 ottobre si terrà la ministeriale su Tecnologia e Digitale, è il luogo giusto per darne dimostrazione.



×

Iscriviti alla newsletter