A seguito dei recenti incidenti che hanno coinvolto le installazioni della missione di pace delle Nazioni Unite nel sud del Libano, l’Italia ha organizzato una videochiamata tra i vertici della Difesa dei 16 Paesi europei che partecipano a Unifil per coordinare una linea d’azione comune
Incontro ai vertici per definire le prossime mosse diplomatiche dei Paesi che partecipano all’iniziativa di peacekeeping nella regione, dopo che ulteriori incidenti hanno sollevato timori per la sicurezza dei militari impegnati nel Sud del Libano. L’incontro, promosso dal ministro della Difesa italiano, Guido Crosetto, e dal suo omologo francese, Sébastien Lecornu, si è svolto nella mattinata del 16 ottobre e aveva l’obiettivo di definire un’azione unitaria per il contributo europeo alla missione Unifil. La riunione ha visto la partecipazione di Francia, Italia, Spagna, Austria, Croazia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Lettonia, Paesi Bassi, Polonia, Germania, Estonia, Ungheria, Malta e Cipro.
Durante l’incontro, tutti i partecipanti hanno espresso unanime preoccupazione per la situazione nella regione, condannando con forza gli attacchi che hanno colpito le basi della missione di pace Onu e che hanno messo a rischio l’incolumità del personale militare ivi presente. I rappresentanti dei sedici Paesi hanno riaffermato che la mancata o parziale implementazione della Risoluzione 17/01 del Consiglio di Sicurezza non può in alcun modo giustificare gli attacchi contro le forze di Unifil e hanno ribadito con forza la necessità di rivedere le attuali regole d’ingaggio, così da permettere ai caschi blu di operare in maniera più efficace e sicura.
Riguardo alla situazione sul campo, la riunione ha chiarito che Hezbollah non può utilizzare il personale di Unifil come scudo nel contesto del conflitto e che le condizioni attuali rendono vieppiù necessario rafforzare le Forze armate libanesi, affinché possano diventare una forza credibile e contribuire alla stabilità della regione con il sostegno delle Nazioni Unite. Sull’eventuale ritiro del contingente internazionale, è stato nuovamente ribadito che ogni decisione riguardante il futuro della missione di pace dovrà essere presa collettivamente in sede Onu, esortando la comunità internazionale a mantenere un impegno costante e risoluto per garantire il rispetto del mandato e la protezione del personale. Alla fine dell’incontro è emersa la volontà condivisa di esercitare la massima pressione politica e diplomatica su Israele, affinché non si verifichino ulteriori incidenti.