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Regionali, quanto peserà la Liguria sugli equilibri nazionali. Parla Fonda (Swg)

Le votazioni in Liguria assumeranno una grande centralità a livello nazionale e potranno condizionare gli esiti nelle successive consultazioni in Emilia-Romagna e Umbria. Le partite sono aperte e gli equilibri nazionali incideranno anche sui territori. Meloni in ascesa di gradimento perché garantisce stabilità. Schlein consolida la sua posizione nel Pd, mentre Conte dopo le Europee non si è più ripreso. Conversazione con il capo della ricerca dell’istituto Swg, Rado Fonda

Domenica e lunedì si voterà in Liguria. Un’elezione attesa, quella per il rinnovo del consiglio regionale non tanto – o non solo – per la valenza del territorio, quanto più perché sarà in qualche misura “una cartina di tornasole che inciderà sugli assetti nazionali”. Non in maniera dirimente, dice il capo della ricerca dell’istituto Swg, Rado Fonda sulle colonne di Formiche.net, però sicuramente avrà un peso anche in termini di “orientamento dell’elettorato sulle successive elezioni in Emilia-Romagna e in Umbria”.

Fonda, la Liguria acquisisce centralità negli equilibri nazionali. 

Sì, ma soprattutto per ciò che potrà andare a determinarsi nelle altre due regioni che andranno al voto. La scadenza elettorale così ravvicinata fa in modo che in un senso o in un altro la Liguria sia il perno attorno al quale si snoderanno gli altri equilibri di voto.

Il campo largo partiva con buoni auspici. Adesso pare che la situazione sia un po’ variata. Com’è il sentiment?

È difficile da dirsi al momento. La partita sembra molto aperta, in Liguria. Forse un po’ meno altrove.

Le alluvioni in Emilia-Romagna non incideranno sull’esito delle votazioni?

Non penso in maniera significativa. Le alluvioni si sono verificate anche lo scorso anno e, anche alle recenti amministrative, non mi sembra che gli equilibri sul territorio siano sensibilmente variati. Il consenso del centrosinistra è ancora alto.

Questa mattina è stato pubblicato un sondaggio di Swg che fotografa una situazione nella quale i partiti di centrodestra, nonostante da due anni al governo, acquisiscono ancor più consenso rispetto alle Politiche del 2022. Non le sembra una circostanza per lo meno singolare?

Sì, è una situazione abbastanza insolita e le intenzioni di voto confermano un trend in crescita per tutti i partiti di governo. Questo è determinato da una serie di circostanze.

L’effetto traino è generato dall’apprezzamento del premier Giorgia Meloni?

Sicuramente quello è un fattore determinante. Meloni resta di gran lunga il leader più apprezzato sul piano nazionale. Però, il fattore che incide molto sulle intenzioni di voto degli elettori, è la stabilità. Dopo anni di grande incertezza – a partire dalla pandemia – la percezione di un governo stabile e duraturo fornisce agli italiani una prospettiva rassicurante. Per cui, l’intenzione, è quella di mantenere saldamente questo governo che è ancora molto forte e stabile.

Conte e Schlein scendono in termini di gradimento?

In realtà Schlein sta consolidando la sua leadership all’interno del partito nonostante le tante divergenze e sensibilità. Conte, invece, dopo il risultato delle Europee è in declino in termini di apprezzamento benché rimanga un leader forte considerando il fatto che guida un partito dell’11-12%. A ogni modo, tra Meloni e Schlein, ci sono almeno dieci punti percentuali di gradimento in più a favore della premier.

Questa forza di Meloni e comunque anche quella relativa di Schlein potranno incidere a livello regionale o si tratta di elezioni comunque svincolate dai meccanismi nazionali delle leadership?

Penso che sia la forza propulsiva del premier Meloni, sia quella della segretaria dem possano essere un elemento di traino per i rispettivi elettorati anche a livello regionale. Queste elezioni sono comunque importanti e legate a questi meccanismi nazionali, molto più rispetto alle amministrative che risentono di dinamiche più strettamente territoriali.



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