Il Giappone è tra i pochi Paesi ad aver già fatto entrare in servizio un sistema di difesa aerea a energia diretta. L’avvento di questi sistemi, indispensabili per ridurre i costi di intercetto in un’epoca caratterizzata dal diffondersi di sempre più minacce aeree come droni e missili ipersonici, costituirà un trend di lungo periodo che cambierà profondamente i campi di battaglia del futuro
Se una volta le armi laser erano qualcosa da relegare alla fantascienza, oggi il loro avvento è pressoché certo. La proliferazione di sistemi d’attacco aerei come droni e munizioni circuitanti ha spinto le principali Forze armate mondiali a interrogarsi su come adeguare la propria difesa aerea e il Giappone è uno dei primi Paesi a presentare la propria versione di un sistema laser semovente. La presentazione è avvenuta durante la rivista in occasione del settantesimo anniversario della fondazione delle Forze di autodifesa giapponesi (Jsdf). Il nuovo laser da 10Kw della componente terrestre delle Jsdf, entrato recentemente in servizio, è un sistema modulare montato sul telaio di un autocarro 8×8. Il laser ad alta energia, unito alla mobilità del veicolo ruotato, permetterà di disporre di un intercettore altamente efficiente, rapidamente schierabile e dai costi sostenibili, capace di individuare e colpire bersagli a corto e medio raggio. L’adozione di questo sistema si inserisce nel più ampio programma portato avanti dall’Agenzia giapponese per le acquisizioni della Difesa (Jdaa) nel campo degli armamenti laser ed elettromagnetici e guarda alle minacce balistiche provenienti da Cina e Corea del nord. Benché non sia ancora chiaro quanti esemplari del nuovo sistema siano entrati in servizio, la sua stessa introduzione è importante per valutare il livello delle Forze nipponiche e il futuro degli scenari bellici convenzionali.
La rivoluzione delle armi laser
Quando nel 1983 Ronald Reagan vaticinò la creazione di un programma di difesa aerea con armi laser per intercettare i missili lanciati verso il territorio degli Stati Uniti, altrimenti noto come Strategic defense initiative (Sdi), le reazioni furono diverse. La comunità scientifica, consapevole dei limiti tecnologici dell’epoca, accolse con scetticismo tale proposta e la bollò come una mossa puramente propagandistica, rivelatasi poi effettivamente come tale. L’Unione Sovietica accolse invece la notizia con timore, ben conoscendo le implicazioni del possibile impiego di una simile arma e temendo di essere stata definitivamente surclassata sul piano tecnologico. Un’arma laser, o a energia diretta (directed energy), non è altro che una lente in grado di concentrare scariche di fotoni ad alta intensità in un fascio stabile e focalizzabile su obiettivi precisi. Le armi a energia diretta non si prestano tanto ad utilizzi offensivi, ma rivoluzionano le basi della difesa aerea ravvicinata. Viaggiando alla velocità della luce, il fascio può intercettare una vasta gamma di minacce, debilitandone i circuiti interni, deformandone gli involucri e finanche distruggerle. In passato questo richiedeva strumentazioni ingombranti e grandi quantità di energia per alimentare il fascio di luce, ma i progressi nei campi della fibra e dei semiconduttori permettono oggi di progettare e realizzare sistemi dalle dimensioni ridotte e con un fabbisogno energetico adeguato. L’implementazione di sistemi a energia diretta permette di abbattere nettamente i costi della difesa aerea, sostituendo gli intercettori cinetici (costosi e soggetti al rischio di esaurimento) con un’arma alimentata a corrente. Sul piano dei costi, si stima che un singolo intercetto eseguito con un’arma laser possa costare tra i dieci e i venticinque dollari. A titolo di confronto, un singolo missile della batteria israeliana Iron Dome costa tra i quarantamila e i cinquantamila dollari. I vantaggi però non si limitano al solo rapporto costo-intercetto, ma riguardano anche la capacità di affrontare le minacce emergenti. È il caso dei famigerati missili ipersonici, i quali sono considerati altamente pericolosi proprio in virtù della loro capacità di prendere di sorpresa i sistemi di allertamento e difesa aerea, colpendo prima che il difensore possa mettere in campo una risposta efficace. Insomma, per battere qualcosa che va più veloce del suono, è necessario colpire veloce come la luce ed è per questo che le armi a energia diretta stanno riscuotendo così tanta attenzione.
Chi è più avanti sulle armi laser?
Al momento sono pochi i Paesi che oltre al Giappone stanno procedendo più spediti sul fronte dello sviluppo, dell’acquisizione e dell’implementazione di sistemi a energia diretta, ma è indubbio che le future capacità di difesa aerea faranno sempre più affidamento su questo tipo di tecnologia. Attualmente, gli Stati Uniti sono in netto vantaggio, con sistemi come il Laws (Laser weapon system), già in uso su alcune unità della Us Navy e il Lance (Laser advancements for next-generation compact environments) della Us Air force. Dragonfire è invece il sistema, progettato da un consorzio guidato da MBDA, che andrà ad equipaggiare le Forze armate del Regno Unito, mentre Israele ha già dichiarato che entro un anno il sistema Iron Beam, sviluppato da Rafael, andrà a integrare le difese aeree stratificate di Tel Aviv.
(Foto: Japan MoD)