“In questo momento, la Cina ha la capacità di ascoltare qualsiasi telefonata negli Stati Uniti, che siate il presidente o un cittadino comune. Non fa differenza. È un colpo all’intera infrastruttura di telecomunicazione del Paese”. Lo scoop di Josh Rogin sul Washington Post
Uno scoop di Josh Rogin sul Washington Post lancia un allarme significativo per la privacy e la sicurezza dei cittadini americani: le chiamate e i messaggi di tutti gli utenti statunitensi possono essere monitorati da spie cinesi. Questa rivelazione evidenzia l’intensità dello spionaggio organizzato da Pechino e sottolinea come il cyberspionaggio rappresenti una minaccia concreta alla sicurezza nazionale degli Stati Uniti.
Secondo le informazioni ottenute da uno dei columnist di punta del WaPo, hacker cinesi collegati al ministero della Sicurezza dello Stato di Pechino si sono infiltrati nel sistema di intercettazione e sorveglianza delle telecomunicazioni americane, originariamente creato per uso esclusivo delle agenzie di sicurezza statunitensi. La loro presenza in questo sistema è continuativa, e lascia milioni di utenti mobile sulle reti di almeno tre dei principali operatori americani vulnerabili alla sorveglianza del governo cinese. Questa infiltrazione consente a Pechino l’accesso diretto alle comunicazioni, esponendo la privacy dei cittadini americani e degli esponenti di alto rango.
Fonti interne hanno rivelato che tra gli obiettivi identificati dalla comunità di intelligence vi sono alti funzionari del governo americano e leader delle principali aziende. “È molto più grave di quanto possiate immaginare”, ha dichiarato il presidente della Commissione Intelligence del Senato, il senatore Mark Warner. “Si tratta di una delle violazioni più gravi che io abbia mai visto durante la mia permanenza in Commissione Intelligence”.
Le indagini indicano che il numero di obiettivi compromessi è in aumento. Diversi funzionari, informati dagli investigatori, hanno ammesso che il governo statunitense non è in grado di determinare quanti individui siano stati presi di mira, quanti siano stati effettivamente sorvegliati, per quanto tempo gli hacker cinesi siano stati nel sistema o come eliminarli completamente. La gravità della situazione è riassunta da uno dei soggetti colpiti, informato dall’FBI: “In questo momento, la Cina ha la capacità di ascoltare qualsiasi telefonata negli Stati Uniti, che siate il presidente o un cittadino comune. Non fa differenza. È un colpo all’intera infrastruttura di telecomunicazione del Paese”.
L’infiltrazione delle reti americane rappresenta non solo una violazione della proprietà privata e individuale, ma una minaccia strategica: la Cina potrebbe potenzialmente disattivare le reti di telecomunicazioni in caso di conflitto, bloccando le comunicazioni a livello nazionale. I dati raccolti potrebbero anche essere utilizzati per ricatti o campagne di disinformazione, compromettendo ulteriormente la stabilità interna degli Stati Uniti. “Non solo stanno potenzialmente inserendo malware per distruggere le nostre reti di telecomunicazioni, ma ci troviamo di fronte a un sistema di sorveglianza su larga scala”, ha detto il deputato Raja Krishnamoorthi.
Lo scoop di Rogin evidenzia un rischio che non può essere ignorato: il cyberspionaggio cinese rappresenta una minaccia crescente per la sicurezza e la sovranità degli Stati Uniti. Rafforzare le infrastrutture di sicurezza e sensibilizzare cittadini e istituzioni sui rischi di sorveglianza è ora una priorità. Nell’era digitale, difendere la privacy e la sicurezza nazionale sono più intrecciate che mai, e gli Stati Uniti devono affrontare la sfida di proteggere i propri cittadini da minacce tecnologiche sempre più avanzate.