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Bae system svela il primo sottomarino senza equipaggio

La multinazionale britannica ha annunciato di aver testato con successo il primo sottomarino unmanned di grandi dimensioni del suo genere. Il sistema, con design modulare e architettura aperta, dispone di più spazio per le piattaforme operative e prefigura un futuro sempre più caratterizzato dall’integrazione uomo-macchina nelle Forze armate

Underwater e sistemi a pilotaggio remoto sono due dei grandi temi che interessano l’evoluzione odierna dello strumento militare e i progressi tecnologici legati al mondo della Difesa. La crescente vulnerabilità delle infrastrutture sottomarine, ulteriormente aggravata dalla proliferazione delle minacce ibride, mette gli Stati marittimi davanti a una scelta: concentrare sempre più uomini e piattaforme sul pattugliamento dei fondali o rischiare di lasciare degli assetti dall’alto valore strategico incustoditi. In questo contesto, da tempo si pensa ai veicoli subacquei a pilotaggio remoto come la soluzione per garantire sorveglianza estesa senza compromettere l’integrità degli organici di superficie. A tal proposito, Bae Systems ha annunciato il perfezionamento non di un semplice drone, ma di un intero sottomarino a pilotaggio remoto. L’imbarcazione, chiamata Herne, è un veicolo subacqueo autonomo extra large (Xlauv) ed è stato progettato con lo scopo di monitorare e proteggere infrastrutture critiche sottomarine in teatri operativi di grandi dimensioni. I test dimostrativi, condotti al largo delle coste meridionali inglesi, hanno dimostrato con successo le capacità del natante, tra cui protezione e sorveglianza delle infrastrutture sui fondali e conduzione di operazioni anti-sottomarino.

Scott Jamieson, amministratore delegato della divisione Servizi marittimi di Bae Systems, ha dichiarato: “Herne è un sistema che cambia le carte in tavola nell’underwater battlespace. Offrirà ai nostri clienti capacità autonome ed economicamente vantaggiose che consentiranno di svolgere un’ampia gamma di missioni, ponendo fine alla dipendenza da piattaforme con equipaggio, tenendo le persone lontane dai pericoli e aumentando la resistenza”.

Le prove effettuate in mare hanno visto l’imbarcazione condurre una missione di Intelligence, sorveglianza e ricognizione (Isr) pre-programmata grazie all’utilizzo di Nautomate, un sistema di controllo militare autonomo ad alte specifiche. Questo fa seguito alle prove condotte con successo su una nave di superficie. Installabile su imbarcazioni esistenti o di nuova costruzione, Nautomate offre agli utenti un’opzione economicamente vantaggiosa per potenziare le loro capacità autonome, consentendo loro di operare con maggiore ampiezza e resistenza, eliminando inoltre la necessità di equipaggi umani per operare in condizioni difficili o pericolose. Un ulteriore vantaggio è costituito dal fatto che, senza la necessità di rifornire o trasportare sistemi di supporto vitale, Herne sarà in grado di pattugliare le aree di assegnazione per molto più tempo rispetto a un’alternativa con equipaggio. Inoltre, grazie al design modulare e all’architettura aperta, l’Xlauv può essere aggiornato in base all’evoluzione della tecnologia. 

Tutti i vantaggi dell’unmanned 

È ormai un dato di fatto: i campi di battaglia del futuro saranno dominati dai droni e questo vale anche per l’underwater. Non solo l’impiego di veicoli a pilotaggio remoto permette di salvaguardare la sicurezza degli operatori umani, ma i vantaggi offerti da assetti che non necessitano di riposo né di sistemi di supporto vitale sono indubbi. A fronte di un investimento iniziale per la ricerca, l’implementazione di questo tipo di assetti nelle Forze armate prefigura una riduzione dei costi fissi di lungo periodo legati al sostentamento umano. Questo discorso vale particolarmente per i sottomarini. Tolti alloggi, servizi e sistemi di filtraggio dell’aria, lo spazio rimanente può essere impiegato per equipaggiare un numero maggiore di assetti operativi. Inoltre, necessitando di fare scalo solo per rifornirsi di carburante (sempre che futuri sistemi non contemplino l’utilizzo di reattori nucleari), gli Xlauv avranno un raggio operativo sensibilmente più esteso rispetto alle piattaforme con equipaggio.

Vi sono poi vantaggi sotto il profilo del reclutamento, dal momento che a un aumento dei sistemi in servizio attivo non corrisponderà una equivalente necessità di arruolamento e addestramento del personale. Da ultimo, ma non certo per importanza, c’è il discorso legato alla sostenibilità della produzione in serie. La configurazione dimostrativa di Herne è stata il risultato della collaborazione tra Bae Systems e la canadese Cellula Robotics, che, nell’arco di appena undici mesi, è passata dalla fase progettuale alla messa in acqua. Questo dimostra come un assetto unmanned richieda meno tempo e componenti per la produzione rispetto a un qualunque assetto pensato per essere manovrato da un equipaggio in loco. Questo dato è forse il più importante, se si prendono in considerazione le attuali difficoltà dell’industria, che sconta decenni di produzione ridotta, e le mutate esigenze securitarie degli Stati, che impongono un’accelerazione dei piani di procurement. Herne si troverà ancora in fase dimostrativa, ma la strada che traccia avanti a sé sembra ormai chiara e irrinunciabile per ogni attore che intenda mantenere un vantaggio tecnologico sugli avversari. 

(Foto: BAE Systems)



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