La decisione di Ndjamena di sospendere il trattato di cooperazione militare, facendo ritirare le truppe francesi, è un duro colpo per Parigi, che negli ultimi anni ha visto decrescere in modo costante la sua presenza nel Sahel
L’impronta di Parigi nel Sahel continua a ridursi sempre di più. L’ultimo sviluppo in questo senso riguarda il Ciad, che nelle scorse ore ha annunciato la sospensione del trattato di cooperazione militare con la Francia, revisionato per l’ultima volta nel 2019. Come conseguenza di questa scelta, le truppe francesi di stanza nel Paese africano (che ammontano a circa un migliaio di unità) dovranno ritirarsi dal territorio ciadiano.
“Dopo 66 anni dall’indipendenza della Repubblica del Ciad, è giunto il momento per il Ciad di affermare la sua piena sovranità e di ridefinire i suoi partenariati strategici in base alle priorità nazionali. Questa decisione, presa dopo un’analisi approfondita, segna una svolta storica”, sono le parole del comunicato con cui il ministro degli Esteri del Ciad Abderaman Koulamallah ha commentato questa decisione. La notizia arriva a poche ore di distanza da un vertice tra lo stesso Koulamallah e la sua controparte francese Jean-Noël Barrot, vertice che si è svolto senza incidenti, secondo quanto affermato dal plenipotenziario degli esteri di Ndjamena.
Secondo Ulf Laessing, responsabile del programma Sahel della Fondazione Konrad Adenauer in Mali, l’attuale presidente ad interim del Ciad Mahamat Deby Itno (salito al potere dopo che suo padre, che ha guidato il Paese per più di tre decenni, è stato ucciso tre anni fa combattendo contro i ribelli). “Ha cercato di diversificare le sue partnership di sicurezza allontanandosi dagli accordi esclusivi. Non si fida del presidente francese Emmanuel Macron. … Inoltre non può ignorare il diffuso sentimento antifrancese”. L’anno scorso il governo ha annunciato di voler prolungare il periodo di transizione, con una lunghezza originale prevista di diciotto mesi, per altri due anni, provocando proteste in tutto il Paese; la scelta di rompere i suoi legami con l’ex-potenza colonizzatrice potrebbe essere un tentativo di smorzare questo malcontento.
Il Ciad è l’ultima nazione a chiedere alla Francia di ritirare le proprie forze, dopo che Parigi è stata costretta a ritirare i propri militari dal Mali, dal Burkina Faso e dal Niger, dove negli scorsi mesi si sono instaurati regimi militari che si sono sempre di più slegati diplomaticamente dall’Occidente per avvicinarsi alla Russia (sospettata di aver favorito l’ascesa dei suddetti regimi).
Nelle stesse ore dell’annuncio della fine del trattato di cooperazione militare franco-ciadiano anche il presidente del Senegal Bassirou Diomaye Faye, salito al potere nelle elezioni di marzo, ha dichiarato che la Francia dovrebbe chiudere tutte le sue basi militari in Senegal, e ritirare i trecentocinquanta soldati presenti in loco. “Il Senegal è un Paese indipendente, è un Paese sovrano e la sovranità non accetta la presenza di basi militari in un Paese sovrano”, ha dichiarato Faye in un’intervista, specificando però che “la Francia rimane un partner importante per il Senegal per gli investimenti e la presenza di aziende francesi e anche di cittadini francesi che si trovano in Senegal”.