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Cina, Usa e transizione. La bussola di von der Leyen per un’Europa più forte

​La rieletta presidente della Commissione europea illustra l’azione che dovrà salvare l’Europa dalla morsa di Stati Uniti e Cina. Ma non solo. E si parte ancora da Draghi

Una bussola sulla competitività europea, per ritrovare l’unità dopo le tensioni sui vicepresidenti esecutivi. E si parte da Mario Draghi. Ursula von der Leyen, nel giorno in cui ha incassato una fiducia non proprio a prova di bomba (370 voti a favore, 282 contrari e 36 astensioni su 719 seggi totali, e con 688 eurodeputati presenti), ha illustrato i capisaldi della propria strategia per l’Unione. I dazi americani potrebbero essere alle porte e la Cina continua a giocare sporco sul versante della concorrenza, a cominciare dalle auto. D’altronde, per dirla con le parole della stessa presidente-bis, “la sovranità europea dipende da un’economia in crescita malgrado i cambiamenti demografici. Ecco perché ho affidato a Draghi il compito di tracciare la strada da seguire”.

La prima grande iniziativa sarà quindi nel segno della competitività, che rappresenterà il quadro dei lavori per tutto il mandato e sarà basata sui tre pilastri. Il primo colmerà il divario di innovazione con Stati Uniti e Cina. Il secondo è un piano congiunto per la decarbonizzazione e la competitività. E il terzo permetterà di aumentare la sicurezza e ridurre le dipendenze. “Posso annunciare che la prima grande iniziativa della nuova Commissione europea sarà una Bussola della competitività, che inquadrerà il nostro lavoro per il resto del mandato. La Bussola sarà costruita sui tre pilastri del rapporto Draghi”.

“In un mondo in cui ogni debolezza è trasformata in un’arma, ogni divisione e ogni dipendenza sono sfruttate, la nostra libertà e sovranità dipendono più che mai dalla nostra forza economica. La nostra sicurezza dipende dalla nostra capacità di competere, innovare e produrre. E il nostro modello sociale dipende da un’economia in crescita mentre affronta il cambiamento demografico. Ecco perché ho chiesto Draghi di tracciare la strada da seguire. La sua diagnosi è stata netta e la sua tabella di marcia per l’azione altrettanto ambiziosa. E molte delle sue proposte sono state riprese nelle lettere di missione dei nuovi commissari designati”.

Riguardo al primo pilastro von der Leyen ha rilevato che “la quota globale di domande di brevetti in Europa è pari a quella degli Stati Uniti o della Cina. Ma solo un terzo dei brevetti europei viene sfruttato commercialmente. Siamo bravi più o meno quanto gli Stati Uniti nel creare start-up. Ma quando si tratta del loro sviluppo sul mercato, andiamo molto peggio dei nostri concorrenti. Dobbiamo colmare questo divario. Quindi metteremo la ricerca e l’innovazione, la scienza e la tecnologia al centro della nostra economia. Investiremo di più e cn un focus migliore, e faremo in modo che le nostre piccole aziende, le nostre start-up, possano prosperare qui in Europa. Sappiamo che cosa bisogna fare: una start-up della California può espandersi e raccogliere fondi in tutti gli Stati Uniti. Ma una start-up in Europa deve fare i conti con 27 diverse barriere nazionali”.

Quanto alla maggioranza che sosterrà l’azione della Commissione, teoricamente è molto ampia, visto che va dalla parte più moderata (le componente italiana) del gruppo di destra Ecr, fino alla metà dei Verdi. Ma il voto ha registrato diverse defezioni importanti nei ranghi dei gruppi politici in principio favorevoli. Questo ha portato a una sensibile riduzione (31 voti) dei sì per la nuova Commissione, rispetto a quelli che avevano riconfermato von der Leyen, a luglio, per il suo secondo mandato (401).



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