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Come rispondere ai sabotaggi dei cavi? Risponde Braw (Atlantic Council)

Episodi come quelli di questa settimana nel Mar Baltico sono destinati a intensificarsi, dice l’esperta. E ciò solleva interrogativi sulla capacità dei governi occidentali di rispondere alle aggressioni nella “zona grigia”

Per Josep Borrell, Alto rappresentante dell’Unione europea per gli Affari esteri e la politica di sicurezza, non è stata una coincidenza la rottura dei cavi sottomarini nel Mar Baltico che collegano la Lituania alla Svezia e la Finlandia alla Germania (tutti Paesi membro della Nato). “Ho dei sospetti, ho delle indicazioni, ho delle informazioni (…) ma non sono conclusive”, ha dichiarato alla radio Cadena Ser. “Questo non è stato un incidente più di quanto lo sia stato l’esplosione del Nord Stream”, ha aggiunto. Questo tipo di infrastrutture critiche “è molto vulnerabile” ed eventi simili “possono proliferare e aumentare”, per questo è necessario “adottare misure per preservare queste infrastrutture da cui dipende la vita quotidiana”, ha spiegato ancora il capo della diplomazia europe. “Non è un problema di credere o non credere, certamente non è stato un incidente”, ha ribadito.

Tutti gli indizi portano a una nave battente bandiera cinese, ufficialmente una portarinfuse, la Yi Peng 3, comandata da un cittadino russo, che si trovava nell’area al momento della rottura. Rimane da capire se si è trattato di un atto deliberato. Ma non sarà facile, considerato anche trascinare l’ancora può essere una strategia deliberata per tagliare un cavo.

Secondo Elisabeth Braw, senior fellow dell’Atlantic Council presso la Transatlantic Security Initiative, le infrastrutture sottomarine, come cavi e oleodotti, sono particolarmente vulnerabili a sabotaggi di natura geopolitica. Questi atti, spesso attribuibili a soggetti apparentemente scollegati dai governi che li orchestrano, rappresentano una crescente minaccia anche per i parchi eolici offshore, mentre infrastrutture terrestri, come gli impianti idrici, sono già state prese di mira in Svezia e Finlandia. Tuttavia, è il mare a essere particolarmente esposto.

È “probabile che si verifichino altri sabotaggi di infrastrutture sottomarine nel Mar Baltico e in altre acque prevalentemente occidentali”, scrive Braw. “Ogni volta i governi occidentali si troveranno di fronte al dilemma di come rispondere. Per i governi impegnati nello stato di diritto e nell’ordine internazionale basato sulle regole, non è sufficiente sostenere che se qualcosa sembra un’anatra e cammina come un’anatra, allora è un’anatra. L’aggressione in zona grigia, infatti, presenta un dilemma per il difensore”.

Essere trasparenti riguardo alle minacce è un primo passo necessario per sensibilizzare la popolazione, osserva Braw sottolineando l’importanza delle dichiarazioni dei ministri di Germania e Svezia.

Intanto, dopo i fatti nel Baltico, la Cina si è detta disposta a mantenere la comunicazione e a cooperare per salvaguardare la sicurezza delle infrastrutture sottomarine internazionali. Lin Jian, portavoce del ministero degli Esteri cinese, ha dichiarato durante l’incontro quotidiano con i media di giovedì, che le autorità cinesi non hanno informazioni sulla nave, ma che la Cina è pronta a “mantenere le comunicazioni” con le parti interessate e ha chiesto di tutelare i diritti della nave cinese alla normale navigazione.

(Foto: Submarine Cable Map)



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