La vittoria di Donald Trump è stata ampia e va rispettata democraticamente, ma l’America sarà più chiusa. E vorrà ancora di più un’Ue debole e frammentata, ed è per questo che sarà fondamentale un coordinamento stretto tra Socialisti, Verdi e Liberali per tenere la barra sull’europeismo e sugli elementi fondamentali del programma. Conversazione con l’eurodeputato del Pd, Matteo Ricci
Un’America “più chiusa, impaurita, più egoista”. Il commento dell’eurodeputato del Pd, Matteo Ricci, europarlamentare del Pd, all’esito delle elezioni presidenziali negli Stati Uniti, che hanno visto primeggiare il candidato Donald Trump non è positivo. Non tanto e non solo sull’oggi ma, come dice a Formiche.net, per il domani.
Che America è uscita dalle urne?
Un’America più chiusa, impaurita, più egoista. Ma, purtroppo, la vittoria di Donald Trump è stata ampia e va rispettata democraticamente. Sicuramente ora si apre una storia nuova piena di incognite.
La vittoria di Trump rispetto alla candidata democratica Harris è stata netta. Cosa non ha funzionato nella proposta dem, o cosa non è stato percepito dagli elettori?
Non c’era il messaggio di speranza e di apertura di una fase nuova che aveva portato Barack Obama alla vittoria. C’era l’indicazione di una continuità della politica economica di Joe Biden, che ha portato crescita e occupazione; ma la percezione dei cittadini statunitensi – a causa dell’inflazione – era un’altra e c’era pessimismo sul futuro. Quando prevale la paura sulla speranza vince sempre la destra, seppur rappresentata da un personaggio inquietante come Trump.
Quanto è fondato secondo lei il rischio che gli Usa possano effettivamente chiudersi in loro stessi in termini di mercato e rapporti?
Spero che Trump non faccia tutto ciò che ha preannunciato in campagna elettorale, perché sarebbe davvero tremendo. Ha attaccato più volte l’Europa, annunciando dazi sui nostri prodotti e senza mostrare alcun rispetto per la nostra democrazia. Sarà interessante vedere i sovranisti di casa nostra difendere i nostri prodotti manifatturieri e agroalimentari contro la politica economica di Trump.
Come pensa che possano cambiare con la presidenza Trump i legami tra l’Europa e gli Stati Uniti?
Beh, si rafforzano con questo voto i sovranisti e si indebolisce l’europeismo. Trump rafforzerà i rapporti con i singoli Stati a partire da quelli anti europeisti come l’Ungheria di Orban. Inoltre, Trump vorrà ancora di più un’Europa debole e frammentata e lavorerà a un nuovo ordine mondiale che veda noi europei marginali.
L’Italia, in tutto questo, che ruolo avrà?
Credo che continuerà come ha fatto in questi due anni ma con molta più affinità politica. Rimarrà fedele agli Stati Uniti, anche se verrà cambiata la politica internazionale. Il governo sarà sempre più schierato con gli Stati Uniti e sempre più per un’Europa al minimo.
A questo punto i temi della Difesa comune europea e la Nato diventeranno cruciali. Quale dovrà essere l’approccio europeo a fronte di questo nuovo corso politico statunitense?
In generale, questo dovrebbe essere il momento nel quale l’Europa possa finalmente fare un salto netto verso una maggiore unità e un assetto federale. Ma sono pessimista. La maggioranza europeista, ovvero la cosiddetta maggioranza Ursula che abbiamo costruito, rischia di scricchiolare, con un Ppe che strizzerà sempre di più l’occhio alle estreme destre creando fibrillazioni continue. Diventerà fondamentale un coordinamento stretto tra Socialisti, Verdi e Liberali per tenere la barra sull’europeismo e sugli elementi fondamentali del programma. Proveranno a rallentare la transizione ecologica, a rinviare il piano di investimenti pubblici proposto da Mario Draghi. Sulla difesa questo dovrebbe essere il momento di una difesa comune, ma ripeto non sono ottimista. Francia e Germania potrebbero essere la locomotiva di un’accelerazione europeista, ma hanno governi molto fragili ed elezioni vicine.
Sui dossier Medio Oriente e Ucraina che tipo di azione si aspetta dalla nuova amministrazione repubblicana?
Vedremo, Trump ha detto cose contraddittorie. Ha parlato di pace ma non ha specificato a quali condizioni. Ha riconosciuto Putin come un interlocutore privilegiato e la preoccupazione per il popolo ucraino è tanta. Temo che in Medio Oriente lascerà ancora di più mano libera a Benjamin Netanyahu e il rischio di un escalation in tutta l’aerea del Medio Oriente aumenterà.