Domani il Consiglio regionale campano si esprimerà sulla legge regionale che aprirebbe la strada al terzo mandato per il governatore uscente, Vincenzo De Luca. Nonostante il niet della segretaria nazionale sulla sua corsa, lui tira dritto. Ma il problema, se riuscisse a passare questa norma, sarebbe anche di carattere giuridico: la sua presenza alla competizione elettorale rischierebbe di inficiare l’elezione stessa. Conservazione con il costituzionalista Salvatore Curreri
Chi di terzo mandato ferisce, potrebbe perirne. L’iter che spianerebbe la strada alla candidatura del governatore campano, Vincenzo De Luca, è iniziato. E, dopo il passaggio in Commissione, domani sarà l’Aula del Consiglio regionale a doversi esprimere. Con gli occhi puntati ai dem che sosterranno la proposta di legge che aprirebbe la partita del 2025. In ballo, evidentemente, non c’è solo un nodo politico, ma soprattutto giuridico. La segretaria del Pd, Elly Schlein è stata molto chiara e ha bocciato – in televisione – qualsiasi ipotesi di terzo mandato per il governatore uscente. Ma il punto è che “un’eventuale ammissione della candidatura di De Luca, costituirebbe un precedente pericoloso e rischierebbe, all’indomani del voto, di invalidare l’elezione. Su questo, comunque, si esprimerà la Corte Costituzionale”. A dirlo a Formiche.net, allargando il ragionamento sul terzo mandato anche al di là del caso campano, è Salvatore Curreri, ordinario di Diritto costituzionale all’Università Kore di Enna.
Professor Curreri, nell’ipotesi – molto probabile – che il Consiglio regionale riesca ad approvare la legge sul terzo mandato, che tipo di scenario potrebbe profilarsi?
Gli scenari sono molteplici e si tratterebbe di una decisione – in capo al governo – a cavallo tra il piano giuridico e quello politico. Entro sessanta giorni dall’approvazione del Consiglio, l’esecutivo potrebbe impugnare la legge e sollevare il caso davanti alla Corte Costituzionale. Il terzo mandato rappresenta una palese violazione alla legislazione vigente.
Questo mi sembra un piano tecnico. Quale sarebbe il punto politico?
Il governo ha la facoltà – e sottolineo facoltà – di impugnare questa legge. D’altra parte, però, verrà sicuramente fatto un ragionamento di tipo politico. Perché avere un terzo candidato, che pesca i voti nell’ambito del centrosinistra, togliendone al candidato “ufficiale” di quello schieramento, potrà senz’altro agevolare il competitor di centrodestra.
A questo punto, se l’atto non dovesse essere impugnato, quali strade si aprirebbero?
Tenderei ad escludere che l’ufficio elettorale campano possa non ammettere la candidatura di De Luca, che a quel punto potrebbe essere eleggibile. Benché parta, di fatto, da una condizione di incandidabilità.
Dunque è verosimile che lui possa comunque riuscire a presentarsi alle elezioni?
Non è impossibile. A ogni modo, se riuscisse a partecipare alle elezioni, inficerebbe l’intera competizione elettorale. Qualsiasi candidato non eletto, potrebbe fare ricorso – in questo caso al Tar – e sollevare la questione di costituzionalità della legge regionale che ha permesso a De Luca di partecipare, superando il limite del secondo mandato. A questo punto, sarebbe comunque la Corte Costituzionale a doversi esprimere nel merito. Il forte rischio sarebbe quello di invalidare l’appuntamento elettorale.
Non è la prima volta che, al di là della Campania, si pone il tema del superamento del secondo mandato per sindaci e presidenti di regione. Molti eccepiscono il fatto che un ministro o un deputato possano esercitare i loro ruoli potenzialmente a vita, mentre per gli amministratori ci siano vincoli temporali stringenti.
È una tesi, quest’ultima, piuttosto in voga ma è del tutto fuorviante. Anche sul piano giuridico. È un po’ come comparare le mele con le pere. Il governatore o il sindaco di un comune grande ha un potere che non è minimamente paragonabile a chi lo esercita in un contesto collegiale. Il limite dei due mandati è stato immaginato proprio per evitare una sclerotizzazione del potere, per limitare l’esercizio di un’autorità che potrebbe sconfinare pericolosamente. Fa parte del sistema dei pesi e dei contrappesi su cui si incardina il nostro ordinamento.
Dunque secondo lei, da destra a sinistra sul terzo mandato prevale un approccio ideologico piuttosto che una reale necessità di salvaguardare la classe dirigente politica valida?
Più che di approccio ideologico, parlerei piuttosto di visione figlia di una mera convenienza politica. Torno a ribadire, il limite del secondo mandato è stato immaginato per evitare pericolosi accentramenti di potere protratti nel tempo.